La Russia ha inviato uomini e mezzi in Siria “per combattere lo Stato Islamico”. Con lo stesso obiettivo verranno inviate armi anche all’Iraq e ad altri paesi minacciati dal terrorismo. Gli specialisti russi non interverranno direttamente ma addestreranno i soldati di Damasco nell’uso delle attrezzature belliche. La notizia, già uscita nei giorni scorsi da fonti libanesi, ora è stata ufficializzata da Mosca, suscitando le preoccupazioni degli Stati Uniti e della Nato.
La conferma è arrivata da Dmitri Peskov: la Russia sta fornendo assistenza alle truppe siriane perché sono “l’unica forza che può opporre resistenza ” all’Isis, ha detto il portavoce del Cremlino. Che ha poi aggiunto che nella regione non esistono altre forze organizzate ed efficienti. Ma il ruolo dei soldati di Mosca non sarà operativo: il compito degli specialisti militari russi è quello di addestrare i soldati di Damasco nell’uso delle attrezzature belliche arrivate dalla Russia e non partecipano al conflitto.
Dalla Russia sono stati inviati alle truppe dell’esercito regolare siriano lanciagranate, mezzi blindati Btr-82A e camion militari Ural. A sostenerlo è il quotidiano russo Kommersant citando delle fonti anonime che si occupano della cooperazione militare di Mosca con altri Paesi. Una parte di questi contratti si baserebbe sul pagamento anticipato di circa 400 milioni di dollari da parte di Damasco per i sistemi antimissile S-300PMU-2 che però la Russia avrebbe deciso di non fornire alla Siria su richiesta di Israele.
“La Russia continuerà ad equipaggiare l’esercito siriano con tutto ciò che è necessario per non permettere un altro scenario libico“, ha affermato il ministro degli esteri Serghiei Lavrov. Questo perché “non c’è nessun embargo che vieta di fornire armi alla Siria” e quindi non ci sono ostacoli alla cooperazione tecnico-militare tra Mosca e Damasco, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. La notizia dell’intervento russo è stata confermata da Damasco dal vice ministro degli Esteri, Faysal Miqdad:” La presenza militare russa in Siria è limitata ai consulenti militari”.
L’intervento russo in Siria era stato confermato anche da alcuni fonti libanesi: “Le operazioni militari russe in Siria sono iniziate”, hanno fatto sapere, aggiungendo che le truppe di Putin faranno “interventi limitati” a sostegno del regime di Bashar Assad. Già mercoledì il ministero degli Esteri di Mosca aveva spiegato che “la Russia non ha mai fatto segreto della sua cooperazione tecnico-militare con la Siria”, aggiungendo poi che la Federazione russa stava prendendo in considerazione “misure extra per intensificare gli sforzi nella lotta al terrorismo”. Rincarando poi la dose: “se saranno richieste misure aggiuntive da parte nostra per aumentare il sostegno alla lotta anti terrorismo daremo un’adeguata valutazione alla questione ma, in ogni caso, sulla base del diritto internazionale e della legislazione russa”.
Un apparente riferimento a quella coalizione internazionale auspicata nei giorni scorsi da Putin, il quale però vorrebbe includervi anche quell’Assad che gli Usa e i suoi alleati vedono come parte del problema. Pure Lavrov, in una delle sempre più frequenti telefonate con il segretario di Stato Usa John Kerry, ha ribadito la “necessità di respingere in modo congiunto i gruppi terroristici che hanno occupato una considerevole parte della Siria e che stanno minacciando la sicurezza internazionale”, ma ha ricordato che finora “il maggior peso della lotta lo sta sostenendo l’esercito siriano”.
Il segretario di Stato americano aveva espresso già nei giorni scorsi la preoccupazione degli Stati Uniti per i movimenti russi in Siria. “Il segretario ha detto chiaramente che se le informazioni sono accurate – afferma il Dipartimento di Stato -, queste azioni potrebbero causare un’ulteriore escalation del conflitto, portare a un maggior numero di perdite di vite innocenti, aumentare il flusso di rifugiati e aumentare il rischio di un confronto con la coalizione anti-Isis in Siria”. Dello stesso avviso anche il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, che sostiene di “essere preoccupato per l’aumentata presenza militare russa in Siria, che non contribuirà a risolvere il conflitto.
“
Il video è stato postato su youtube il 23 agosto scorso
L’ipotesi di un intervento diretto di Mosca in Siria è supportata dal susseguirsi di notizie relative alle manovre preparatorie. Nel weekend, secondo il New York Times, due enormi aerei cargo Antonov An-124 hanno portato rifornimenti ed equipaggiamenti da una base della Russia meridionale attraverso Iran e Iraq all’aeroporto siriano di Latakia (85 km da Tartus). Nello stesso scalo sarebbe atterrato un aereo per il trasporto truppe, probabilmente un Ilyushin.
Il quotidiano russo Kommersant ha riferito giovedì che la Russia sta fornendo al governo di Assad armi leggere, lanciagranate, ma anche mezzi blindati di ultima generazione BTR-82A e camion militari Kamaz. La Russia ha infatti inviato mercoledì due navi da sbarco e aerei in Siria, dispiegando sul territorio anche alcuni effettivi di truppa. A comunicarlo alcuni ufficiali statunitensi, che hanno sottolineato come le forze russe stiano prendendo parte ai combattimenti in Siria. Fonti russe dicono che l’assistenza militare fornita a Damasco ha lo scopo di aiutare a combattere il terrorismo in Siria, ma l’Occidente sospetta che Mosca stia irrobustendo la sua presenza militare nel Paese per sostenere il presidente siriano. Sarebbero invece “solo ‘esperti’ militari quelli inviati da Russia e Iran in Siria” secondo Abu Zalem, responsabile militare di Hezbollah e reclutatore a Beirut di miliziani sciiti che combattono al fianco delle truppe di Damasco. “In Siria non abbiamo bisogno di truppe da Mosca e Teheran, ma di strateghi”.
Intanto la Russia muove le proprie pedine sullo scacchiere internazionale. A partire dalle richieste di sorvolo ai paesi sulla rotta verso il Mediterraneo. La Grecia ha assicurato alla Russia l’autorizzazione al sorvolo, fra il primo e il 24 di questo mese, per gli aerei con aiuti umanitari diretti alla Siria, ha reso noto una fonte diplomatica russa ad Atene precisando che tale autorizzazione risale al 31 agosto. La Bulgaria, che martedì aveva reso noto di aver negato l’autorizzazione, ieri ha fatto parziale marcia indietro annunciando il contrario, anche se a condizione di controllare i carichi.
Gli Stati Uniti avevano chiesto ai paesi europei interessati di negare la richiesta della Russia citando la possibilità che Mosca usi i voli per inviare rifornimenti militari ad Assad e denunciando “preparativi sospetti”, come il trasporto di moduli abitativi prefabbricati per centinaia di persone a una base aerea siriana, segno forse del possibile dispiegamento in tale sito di armi pesanti russe. La Russia del resto ha confermato la presenza di esperti militari in Siria e la possibilità di aumentare l’assistenza militare contro il terrorismo. Anche l’Iran ha aperto il suo spazio aereo ai voli umanitari russi, hanno assicurato oggi fonti diplomatiche russe a Teheran.
Berlino ha messo in guardia Russia, Francia e Gran Bretagna contro un impegno militare in Siria e sottolinea come l’accordo sul nucleare iraniano e le nuove iniziative Onu lascino sperare in una soluzione politica del conflitto. “Non è possibile – ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, intervenendo al Bundestag – che partner importanti di cui abbiamo ora bisogno possano sostenere l’opzione militare”. “Prendo atto con sgomento delle notizie secondo cui la Gran Bretagna vuole impegnarsi maggiormente sul piano militare”, ha aggiunto il capo della diplomazia tedesca.