Lasciare da regina di New York, accanto all’amica di sempre appena sconfitta in una finale storica per l’Italia e per la sua carriera con la serenità di chi ha appena raggiunto l’apice di una storia iniziata ventisei anni fa. Flavia Pennetta scrive la favola perfetta in uno dei teatri più importanti del tennis mondiale. È un giorno da ricordare, questo 12 settembre. La tennista brindisina sorride e piange, piange e sorride dopo aver conquistato il titolo degli Us Open contro Roberta Vinci al termine di un match teso, chiuso 7-6 6-2, tra due tenniste che si conoscono alla perfezione, amiche per la pelle e per la racchetta, capaci di rompere la formalità del cerimoniale con gag e battute come se fossero su un campetto di una delle due province, Brindisi e Taranto, da cui sono partite. Poi la Pennetta si fa seria ma serena: “E’ stato bellissimo giocare contro una vera amica. Ci siamo sfidate per la prima volta quando avevo nove anni”. Pausa. “Un mese fa ho deciso di lasciare il tennis, ma visto che devo tornare a casa con questa grossa coppa… Comunque non giocherò più un Us Open. È la mia ultima volta qui”. Il trofeo in mano, lo stupore dell’Arthur Ashe. Appare difficile che ricominci la stagione senza ripassare da New York, ultimo Major dell’anno. Insomma, è un ritiro. Lo annuncia un secondo dopo aver toccato il cielo. Poi risolve il ‘giallo’ appena abbandonato il campo: “Giocherò fino alla fine del 2015, ma ripeto, ogni atleta sognerebbe di finire in questo modo”.
È un finale da favola per la prima italiana a entrare nella Top Ten. Accadde sempre sul suolo americano, nell’estate 2009. Sembrava quello il più bel momento della sua vita, lo zenit di un’ascesa prepotente. E invece Flavia, sei anni più tardi, dopo svariati infortuni e problemi, uno scivolone fuori dalle migliori cento al mondo, è tornata più forte di prima. A 33 anni si può vincere ancora ma si ha anche la maturità giusta per riconoscere che è quello il momento di mettere un punto. Che tutto è compiuto e ci si può dedicare ad altro. All’amore, quello con Fabio Fognini, che ha aiutato la Pennetta a ritrovarsi nel momento più difficile sotto il profilo fisico e a una famiglia che in tante interviste ha detto di volere fortemente.
Accanto, Roberta, sconfitta ma con ancora negli occhi lo sgambetto storico a Serena Williams sorride anche lei. E’ entrata in campo forse un po’ scarica mentalmente dopo l’impresona di venerdì. Di certo erano entrambe contratte. Lunghe tutte le risposte di Flavia sul servizio della Vinci, a sua volta poco reattiva sulle variazioni di ritmo della brindisina. Quando Flavia spreca 5 break point nel quinto game ma poi lo vince ugualmente, il set potrebbe cambiare, invece la tarantina si rimette in carreggiata e va avanti 5-4. Non basta e si arriva al tie-break, vinto con convinzione dalla Pennetta per 7-4. La Vinci c’è ancora o no? Risponde il secondo set, letteralmente dominato dalla forza tranquilla di Flavia. Roberta piazza i colpi più belli ma alla fine ha sempre la meglio la brindisina. Uno, due, tre, quattro a zero in scioltezza. A quel punto arriva l’ultimo sussulto della Vinci, mentre su New York inizia cadere qualche goccia di pioggia che potrebbe valere un clamoroso stop del match. Il cielo regge, Roberta no. Si riporta sotto 4-2, Flavia non accusa il colpo e lascia partire lo sprint finale. Chiude con un gran punto: è fatta.
Poi l’annuncio del ritiro. Adesso ha un senso questo Us Open perfetto, in cui la brindisina ha espresso il miglior tennis della sua carriera mettendo in riga Samantha Stosur, oltre a due delle migliori cinque tenniste al mondo in questo momento, Petra Kvitova e Simona Halep. Sapeva che non era l’occasione della vita perché una finale di Slam capita raramente. Ma perché era la prima e ultima della sua carriera. Ha coronato un sogno dopo un inseguimento lungo e tortuoso. I grandi campioni sanno quand’è il momento di far calare il sipario. Da lunedì sarà numero 8 al mondo, posizione che non aveva mai raggiunto. Un’uscita di scena così certifica per sempre la classe di quella che da sabato sera è forse la tennista italiana più forte della storia.