Il Regno Unito cerca di riformare la legge sulle organizzazioni di beneficenza e volontariato, dopo che alcune inchieste uscite sulla stampa britannica nei mesi scorsi hanno messo in luce l’utilizzo di pratiche assai poco ortodosse per la raccolta dei fondi. Il tabloid conservatore Daily Mail ha raccontato le storie di benefattori e donatori letteralmente tartassati da società terze incaricate dalle associazioni di raccogliere denaro da usare per le loro attività. Società che non si pongono alcuno scrupolo nel rivolgersi ad anziani spesso soli, vulnerabili e indifesi. Ha fatto scalpore, con titoli da prima pagina ed editoriali sdegnati, il caso di una donna di 92 anni che, depressa, si è suicidata anche in seguito alle pressioni a dir poco esagerate dei raccoglitori di fondi: le avevano mandato centinaia di mail, chiamandola al telefono svariate volte in pochi mesi. Che cosa sia successo in quel caso ancora non si sa con certezza, ma è sicuro intanto che la nuova legge in discussione al parlamento di Westminster sta cercando di porre fine a queste pratiche. Il ‘Bill’ (disegno di legge) ha già superato tre letture e dovrebbe essere ridiscusso a giorni dalla Camera dei Comuni.
Il mercato delle ‘charities’ del Regno Unito, del resto, è enorme. Le più recenti stime riportano un ammontare di donazioni annuo pari a oltre 7 miliardi di sterline, poco meno di 10 miliardi di euro al cambio attuale, che vanno ogni 12 mesi alle circa 180mila organizzazioni britanniche. Donare nel Regno Unito è molto comune, soprattutto fra gli anziani ma non solo. E dietro il sistema delle associazioni di volontariato e beneficenza esiste un vero e proprio mercato con le sue regole e a volte delle storture, ma anche con tanti meriti. Dopo gli scandali, ai primi di settembre 17 grandi associazioni tra cui Oxfam e Save the Children hanno scritto una lettera aperta pubblicata dal Sunday Times, facendo presente che non tutte le organizzazioni benefiche fanno uso di metodi cinici e spregiudicati ma chiedendo allo stesso tempo una maggiore regolamentazione da parte del governo. Che ora sembra stia per arrivare, proprio con la legge in discussione. E per una volta tutti o quasi sembrano concordi nel ribadire l’esigenza di una profonda riforma del settore. Negli ultimi mesi l’ente indipendente che regola la raccolta fondi in Gran Bretagna è stato sommerso di lettere ufficiali di lamentele. E anche durante la discussione della legge in parlamento, sia alla Camera dei Lord che alla Camera dei Comuni, diverse associazioni sono state interpellate – e spesso criticate – dalla politica.
Passando ai Lord, la legge è stata addirittura rafforzata con diversi emendamenti. I ‘Pari’ del parlamento britannico hanno chiesto e preteso una regolamentazione ancora più stringente, con un nuovo ente che tra l’altro dovrebbe prendere il posto dell’attuale Fundraising standards board, l’ente indipendente di controllo del settore della raccolta fondi. Particolare attenzione sarà dedicata soprattutto a quelle organizzazioni di beneficenza che raccolgono più di un milione di sterline l’anno, circa 1,35 milioni di euro al cambio attuale, una quota che fra l’altro è facilmente raggiungibile anche da realtà di medie dimensioni. Alcuni Lord hanno comunque evidenziato in un documento che “questa estate forse la caccia alle streghe è stata eccessiva”, quasi a voler sottolineare che non tutto il settore delle associazioni benefiche è corrotto e privo di valori. Ora, appunto, si attende l’ultima votazione. E ulteriori emendamenti potrebbero essere aggiunti in ultima lettura.