Abbastanza strano trovarsi in una trasmissione televisiva in Russia (Primo Canale) e partecipare (involontariamente) a un talk show praticamente identico (per superficialità, scorrettezza informativa, tendenziosità preliminare ecc) a quelli che il pubblico italiano è costretto a subire da anni, senza alternativa, da tutti i canali.
Strano in primo luogo perché, a differenza di quanto accade in Italia, è avvenuto in un paese che più multinazionale non si può, e dove vivono, prosperano (relativamente) e si moltiplicano oltre 20 milioni di cittadini di nazionalità russa, e di fede musulmana.
Inondato (io come il vasto pubblico che sicuramente stava guardando la trasmissione) da una raffica di interventi di ospiti letteralmente scatenati in invettive di tipo palesemente xenofobico. Le tesi essenziali della trasmissione (tesi apertamente sostenute dal conduttore) si potrebbero banalmente riassumere così: l’Europa, per colpa sua, sta soccombendo a un’ondata di immigranti che in breve tempo la costringerà ad arrendersi, abbandonando i suoi valori di civiltà e cedendo il passo all’Islam.
Seconda tesi, non meno xenofobica della precedente: questi immigranti arrivano per prendere il potere, imponendo le loro abitudini, la loro religione, la loro intolleranza, sui “locali”. Non hanno, brutti e cattivi, nessuna intenzione di “assimilarsi” all’Europa. Piuttosto costringeranno l’Europa ad assimilarsi a loro.
Quando tocca il mio turno cerco di replicare che non sono i migranti a minacciare l’identità europea, per la banale ragione che l’Europa l’ha già perduta per conto proprio, trasformandosi in colonia degli Stati Uniti, e da tempo. E quando porto ad esempio la Grecia, verso la quale l’Europa non è stata in grado di manifestare alcuna solidarietà, (sebbene non si trattasse di emigranti, ma di un pezzo di se stessa, e dunque spiegando al pubblico in sala che il problema dell’Europa è appunto l’abbandono del principio di solidarietà che ne costituiva la base) mi trovo al centro di una raffica di sarcastiche accuse: lei è l’esempio peggiore della “tolleranza” europea.
Allora cerco (in mezzo a interruzioni vociferanti, tipiche dei talk show nostrani) di spiegare che l’idea di “assimilazione” è una nostra idea europea, giusta o sbagliata che sia, ma non è affatto la loro. Anzi è un’idea che nessuno di loro ha mai neppure preso in considerazione, perché non la conoscono. Il che non significa che loro vogliono sottometterci (e come potrebbero, nelle condizioni in cui si trovano?). Semplicemente — cerco di spiegare, ciò che sta accadendo — arrivano per motivi completamente diversi. A differenza dei loro padri, che non sapevano nulla del mondo esterno, del mondo dei “ricchi” in cui noi viviamo, questi giovani (ed è vero che la maggior parte di loro sono giovani) hanno tutti il cellulare e usano internet (entrambi aggeggi di produzione occidentale) che permettono loro di vedere come si vive a New York, Londra, Berlino, Roma e Parigi. Sono ormai centinaia di milioni, le nuove generazioni, che “vedono” ciò che noi gli proponiamo, ma senza possibilità di capire i perché di quello che vedono. Non sono professori di economia, né filosofi, né ingegneri. Ciò che li spinge è il desiderio di “vivere come noi”. Nient’altro.
Salvo aggiungere i dettagli cruciali: che è stato l’Occidente a decidere il libero flusso di capitali sul globo terracqueo, che ora sta mostrando le conseguenze di medio periodo: i capitali si muovono fulmineamente, ma modificano le condizioni di vita di miliardi di persone. Che anch’esse sono costrette a “delocalizzarsi”. Solo che, essendo di carne ed ossa, si muovono più lentamente. Ma si muovono anche loro. Ecco, arrivano. E fermarli non possiamo. Ecco perché siamo in presenza di un collasso, che noi stessi abbiamo provocato.
Ma provate a immaginare (e potete farlo senza difficoltà guardando uno dei nostri talk-show) come si può argomentare di cose così semplici in mezzo alla canea di urla e invettive? Ho cercato di ricordare anche che —peggiorando la dose — siamo stati noi europei, noi occidentali, con l’aiuto degli Stati Uniti, della Turchia, dei paesi islamici reazionari nostri amici, a bombardare e distruggere la Libia, e adesso a distruggere la Siria, con l’aiuto dell’Isis, che esiste solo perché noi lo sosteniamo.
Dunque basterebbe riflettere sulle cause profonde (rivoluzione tecnologica, finanziarizzazione, guerra) per rimettere le cose, se non a posto, almeno in modo tale da poter capire cosa sta succedendo. In Italia non si può fare. Ho preso l’aereo sperando di trovare a Mosca una discussione televisiva decente. Mi sbagliavo. Mi sono trovato di fronte a singolari “difensori televisivi dei valori europei” che sono molto simili ai reazionari europei più reazionari. Ho chiesto, dopo la trasmissione, al conduttore: “ma chi te lo fa fare?”. Mi ha risposto che “questo è quello che vuole il pubblico”. Allora ho capito. Il veleno universale è la televisione. Che rende stupidi in primo luogo quelli che la fanno, non importa dove si trovino. E, come effetto finale, rende stupidi tutti.