Il Consiglio dei ministri degli interni della Ue, vista l’impossibilità di raggiungere l’unanimità, ha votato a maggioranza qualificata approvando il documento sui migranti presentato dalla presidenza della Ue, che prevede la redistribuzione di 120mila richiedenti asilo in tutti i Paesi Ue. A quanto si apprende Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno votato contro. La Finlandia si è astenuta. Sulla giornata hanno pesato anche le dichiarazioni del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker che ha bollato come ridicolo il dibattito sui 120mila ricollocamenti, numero esiguo rispetto alla dimensione del problema. In mattinata è stato anche presentato il documento Ocse, che ha evidenziato come nel solo 2015 in Europa arriverà la cifra record di 1 milione di richiedenti asilo.
Intanto emergono i dettagli della decisione adottata dal consiglio Interni Ue a maggioranza qualificata, prevede che i Paesi che non possono immediatamente effettuare i ricollocamenti, per motivi che saranno valutati a Bruxelles, li possano ritardare di un anno, fino al 30% del numero che gli è stato assegnato. Una sintesi critica della riunione dei ministi Ue è stata tracciata dal ministro ceco Milan Chovanec che descrive quelli approvati come “gesti politici vuoti ed inefficaci”. Il premier della Slovacchia, Robert Fico, ha invece sottolineato come: “Fino a quando sono primo ministro, le quote obbligatorie non saranno applicate sul territorio slovacco”. All’uscita dalla riunione che ha dato il primo via libera all’accordo di redistribuzione, il ministro Angelino Alfano si è detto invece soddisfatto: “Abbiamo ottenuto quello che volevamo” ma “la piccola nota amara è che è arrivato con un biennio di ritardo“.
Documento Ocse: “1 milione in Ue nel 2015” – “L’Europa raggiungerà nel 2015 un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati, salendo fino a un milione di procedure d’asilo”: è quanto scrive l’Ocse nel documento sulle prospettive migratorie presentato a Parigi. “L’attuale crisi umanitaria è senza precedenti. I costi umani sono spaventosi e inaccettabili”. Il rapporto dell’Ocse esce proprio mentre nei Balcani continua a salire la tensione, con continui scambi di accuse tra paesi confinanti e una crescente difficoltà nella gestione della pressione migratoria, una situazione che è andata peggiorando dopo il 15 settembre, quando l’Ungheria ha inasprito i controlli alle frontiere.
Junker: “120mila profughi? Siamo ridicoli” – Al termine della riunione degli ambasciatori Ue è emersa la proposta di “ricollocare tutti i 120mila migranti da Italia e Grecia, estendendo dunque la quota di ripartizione fino ad includere i 54mila a cui l’Ungheria ha rinunciato”. Una misura che raddoppierebbe, di fatto, la quota di profughi che l’Italia potrebbe affidare ad altri paesi europei. L’idea degli ambasciatori verrà sottoposta al consiglio degli Interni. La soglia dei 120 mila è stata bollata come “ridicola” dal presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker: “120mila rifugiati? Siamo ridicoli data la grandezza del problema, mi chiedo se i libanesi o i giordani, che ne accolgono alcuni milioni, capiscono quello di cui stiamo parlando”. Invitando poi a “mettere i soldi dove c’è bisogno”. Junker ha ricordato che il bilancio è “limitato” e che già per il 2016 l’esecutivo europeo ha proposto di aumentare di 9 miliardi i fondi per le crisi esterne.
Unhcr: “La ricollocazione non basterà” – “Il solo programma di ricollocazione” di 120mila rifugiati dell’Unione europea “in questa fase della crisi non funzionerà per stabilizzare la situazione”. Lo ha dichiarato una portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), Melissa Fleming, aggiungendo che quest’anno in Europa sono arrivati via mare 477.906 migranti.
Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ha detto che “Sarebbe inaccettabile se alla fine mandassimo il messaggio che per l’Europa è impossibile trovare una soluzione”, aggiungendo poi che “Non è certo che avremo un risultato” e di essere “ottimista, ma solo alla fine”.
A margine dell’incontro dei ministri dell’Interno, lo spagnolo Jorge Fernandez Diaz ha espresso la speranza che la riunione possa essere fruttuosa: “Credo che potremo arrivare a un accordo, se non unanime con la maggioranza qualificata, ma in ogni caso quello che sembra evidente è che questo accordo riguarderà il ricollocamento di 120mila migranti in Grecia e Italia”.
Ocse, nel 2014 richieste aumentate del 46% – “Rimanere passivi davanti all’emergenza potrebbe compromettere gli sforzi per migliorare la situazione a lungo termine, alimentando un senso di disagio nei confronti dell’emigrazione, quali che siano le cifre reali”. Il rapporto Ocse evidenzia come nel 2014 le domande d’asilo nell’area Ocse siano aumentate del 46% superando quota 800 mila per la prima volta dall’inizio degli anni 90. “I dati preliminari per il 2015 indicano che questo sarà un anno record: i principali paesi di destinazione sono Germania, Stati Uniti, Turchia, Svezia e Italia” mentre “la Francia è solo sesta, dopo essere stato a lungo uno dei primi tre paesi di destinazione”.
Da gennaio 120mila passati dall’Italia – Nonostante l’emergere di nuovi itinerari nel Mediterraneo orientale, la “strada centrale”, quella “che arriva in Italia” continua ad essere “fortemente usata” dai migranti in viaggio verso l’Europa: è quanto scrive l’Ocse nel rapporto sulle prospettive migratorie internazionali presentato a Parigi. “Secondo le ultime stime disponibili da gennaio oltre 330.000 persone sono continuate ad affluire via mare in Europa, tra cui circa 210.000 sbarchi in Grecia e 120.000 in Italia”. Più in generale, l’Ocse sottolinea che “l’impatto si concentra in pochi Paesi”. “Il più colpito è la Turchia che ospita attualmente 1,9 milioni di siriani e un importante numero di iracheni”.
“Tra i Paesi dell’Unione europea – sintetizza il rapporto dell’organismo internazionale – Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea, ma i principali Paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, Svezia e Austria in termini relativi rispetto alla popolazione”. L’Ocse sottolinea anche che “per molti paesi Ue, l’afflusso su larga scala di richiedenti asilo è un’esperienza del tutto nuova. E’ il caso, per esempio, dell’Ungheria, in misura minore per Polonia e Bulgaria. Un supporto tecnico e finanziario da parte degli altri Stati membri e delle istituzioni europee è fondamentale per permettere loro di rispondere all’emergenza”.
Mattarella: “Tutti devono fare la propria parte” – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto questa mattina in Germania un bilaterale di circa mezz’ora con il presidente polacco, Andrzej Duda. Le conversazioni sono state dominate dal tema dell’immigrazione e l’incontro si è svolto a margine della seconda giornata del vertice dei capi di Stato non esecutivi dell’Ue che si sta svolgendo a Erfurt, nel cuore della Turingia. Mattarella ha ribadito la posizione italiana sulla crisi dei migranti spiegando che “ci vuole una assunzione di responsabilità collettiva”, che “tutti devono fare la propria parte”, anche se, ovviamente, in relazione alle proprie disponibilità e possibilità.
Sospeso traffico ferroviario verso la Baviera – La circolazione ferroviaria internazionale da e per la Baviera via Salisburgo è stata sospesa fino al 4 ottobre. Lo ha reso noto la compagnia ferroviaria austriaca Oebb attribuendo la decisione alla Deutsche Bahn. Intanto sono 11mila i migranti arrivati in Austria il 21 settembre e la meta finale per la maggior parte di loro è la Germania.
Tafferugli polizia-rifugiati in Croazia – In mattinata sono scoppiati dei tafferugli tra la polizia croata e profughi, nel villaggio di Opatovac, dopo che ad alcuni richiedenti asilo è stato impedito di entrare in un centro di accoglienza. La situazione è degenerata quando le forze di sicurezza non sono state più in grado di gestire il flusso di profughi che volevano entrare nel centro. La polizia ha quindi respinto i richiedenti asilo al cancello principale e ha chiesto loro di sedersi e aspettare il proprio turno.Secondo il ministero dell’Interno croato, in una settimana sono entrati nel Paese più di 30mila rifugiati, mentre circa 27mila ne sono usciti. Nel campo di Opatovac sono ospitati in media 2.500 profughi, mentre i centri allestiti nelle altre zone sono vuoti
Scintille tra Belgrado e Zagabria – Nel pomeriggio, dopo ore di tensione, è stato riaperto al traffico pesante il valico Batrovci-Bajakovo, al confine tra Serbia e Croazia, dopo un blocco imposto dal governo di Zagabria nel fine settimana per protesta contro il flusso eccessivo di migranti proveniente dalla Serbia. Alla frontiera si era formata una fila di camion e tir lunga oltre 12 km. Il governo serbo aveva duramente protestato per la decisione, definita irresponsabile e in violazione dell’accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) tra Ue e Serbia, e ha minacciato contromisure.
Nuovi muri in Ungheria – Il governo dell’Ungheria, dopo aver terminato la realizzazione del muro con la Serbia e aver avvitato la realizzazione di una barriera al confine croato, si prepara a costruire nuovi muri di confine per fermare gli arrivi di rifugiati. Un nuovo decreto, pubblicato nella notte dalla gazzetta ufficiale e firmato dal premier Viktor Orban, chiede ai ministri di Interni e Difesa di preparare nuove barriere, seppur senza specificare dove. Il decreto ordina, nelle sei province in cui è stato dichiarato lo “stato di crisi per immigrazione di massa”, la preparazione per costruire “chiusure temporanee della frontiera”.
Il ministro Paolo Gentiloni, da un convegno sulla migrazione organizzato al Prix Italia, ha avuto parole dure per il comportamento dell’Ungheria: “E’ impressionante il comportamento dell’Ungheria nei confronto dei migranti. E’ quasi uno schiaffo in faccia per noi che abbiamo creduto nell’allargamento dell’Unione Europea. La strada della risposta politica non è quella della cancellazione ma della gestione del fenomeno. E’ necessaria una flessibilizzazione delle regole di Dublino, vanno difese ma senza distruggere Schengen”, concludendo poi con la volontà di rendere “gli italiani più informati e consapevoli”.
La politica dei muri è stata invece smentita dalla Slovenia. Nei giorni scorsi notizie di agenzia riferivano della decisione del Governo sloveno di innalzare barriere sul confine croato, precisando che “la Slovenia non impedisce agli immigrati l’entrata in territorio sloveno”.
Mondo
Migranti, consiglio ministri Interni Ue approva a maggioranza piano redistribuzione
Il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker interviene nel dibattito sulla redistribuzione dei 120mila rifugiati: "Siamo ridicoli data la grandezza del problema, mi chiedo se i libanesi o i giordani, che ne accolgono alcuni milioni, capiscono quello di cui stiamo parlando". Nella giornata di martedì la ferrovia tedesca ha sospeso fino al 4 ottobre il traffico internazionale verso la Baviera via Salisburgo
Il Consiglio dei ministri degli interni della Ue, vista l’impossibilità di raggiungere l’unanimità, ha votato a maggioranza qualificata approvando il documento sui migranti presentato dalla presidenza della Ue, che prevede la redistribuzione di 120mila richiedenti asilo in tutti i Paesi Ue. A quanto si apprende Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno votato contro. La Finlandia si è astenuta. Sulla giornata hanno pesato anche le dichiarazioni del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker che ha bollato come ridicolo il dibattito sui 120mila ricollocamenti, numero esiguo rispetto alla dimensione del problema. In mattinata è stato anche presentato il documento Ocse, che ha evidenziato come nel solo 2015 in Europa arriverà la cifra record di 1 milione di richiedenti asilo.
Intanto emergono i dettagli della decisione adottata dal consiglio Interni Ue a maggioranza qualificata, prevede che i Paesi che non possono immediatamente effettuare i ricollocamenti, per motivi che saranno valutati a Bruxelles, li possano ritardare di un anno, fino al 30% del numero che gli è stato assegnato. Una sintesi critica della riunione dei ministi Ue è stata tracciata dal ministro ceco Milan Chovanec che descrive quelli approvati come “gesti politici vuoti ed inefficaci”. Il premier della Slovacchia, Robert Fico, ha invece sottolineato come: “Fino a quando sono primo ministro, le quote obbligatorie non saranno applicate sul territorio slovacco”. All’uscita dalla riunione che ha dato il primo via libera all’accordo di redistribuzione, il ministro Angelino Alfano si è detto invece soddisfatto: “Abbiamo ottenuto quello che volevamo” ma “la piccola nota amara è che è arrivato con un biennio di ritardo“.
Documento Ocse: “1 milione in Ue nel 2015” – “L’Europa raggiungerà nel 2015 un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati, salendo fino a un milione di procedure d’asilo”: è quanto scrive l’Ocse nel documento sulle prospettive migratorie presentato a Parigi. “L’attuale crisi umanitaria è senza precedenti. I costi umani sono spaventosi e inaccettabili”. Il rapporto dell’Ocse esce proprio mentre nei Balcani continua a salire la tensione, con continui scambi di accuse tra paesi confinanti e una crescente difficoltà nella gestione della pressione migratoria, una situazione che è andata peggiorando dopo il 15 settembre, quando l’Ungheria ha inasprito i controlli alle frontiere.
Junker: “120mila profughi? Siamo ridicoli” – Al termine della riunione degli ambasciatori Ue è emersa la proposta di “ricollocare tutti i 120mila migranti da Italia e Grecia, estendendo dunque la quota di ripartizione fino ad includere i 54mila a cui l’Ungheria ha rinunciato”. Una misura che raddoppierebbe, di fatto, la quota di profughi che l’Italia potrebbe affidare ad altri paesi europei. L’idea degli ambasciatori verrà sottoposta al consiglio degli Interni. La soglia dei 120 mila è stata bollata come “ridicola” dal presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker: “120mila rifugiati? Siamo ridicoli data la grandezza del problema, mi chiedo se i libanesi o i giordani, che ne accolgono alcuni milioni, capiscono quello di cui stiamo parlando”. Invitando poi a “mettere i soldi dove c’è bisogno”. Junker ha ricordato che il bilancio è “limitato” e che già per il 2016 l’esecutivo europeo ha proposto di aumentare di 9 miliardi i fondi per le crisi esterne.
Unhcr: “La ricollocazione non basterà” – “Il solo programma di ricollocazione” di 120mila rifugiati dell’Unione europea “in questa fase della crisi non funzionerà per stabilizzare la situazione”. Lo ha dichiarato una portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), Melissa Fleming, aggiungendo che quest’anno in Europa sono arrivati via mare 477.906 migranti.
Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ha detto che “Sarebbe inaccettabile se alla fine mandassimo il messaggio che per l’Europa è impossibile trovare una soluzione”, aggiungendo poi che “Non è certo che avremo un risultato” e di essere “ottimista, ma solo alla fine”.
A margine dell’incontro dei ministri dell’Interno, lo spagnolo Jorge Fernandez Diaz ha espresso la speranza che la riunione possa essere fruttuosa: “Credo che potremo arrivare a un accordo, se non unanime con la maggioranza qualificata, ma in ogni caso quello che sembra evidente è che questo accordo riguarderà il ricollocamento di 120mila migranti in Grecia e Italia”.
Ocse, nel 2014 richieste aumentate del 46% – “Rimanere passivi davanti all’emergenza potrebbe compromettere gli sforzi per migliorare la situazione a lungo termine, alimentando un senso di disagio nei confronti dell’emigrazione, quali che siano le cifre reali”. Il rapporto Ocse evidenzia come nel 2014 le domande d’asilo nell’area Ocse siano aumentate del 46% superando quota 800 mila per la prima volta dall’inizio degli anni 90. “I dati preliminari per il 2015 indicano che questo sarà un anno record: i principali paesi di destinazione sono Germania, Stati Uniti, Turchia, Svezia e Italia” mentre “la Francia è solo sesta, dopo essere stato a lungo uno dei primi tre paesi di destinazione”.
Da gennaio 120mila passati dall’Italia – Nonostante l’emergere di nuovi itinerari nel Mediterraneo orientale, la “strada centrale”, quella “che arriva in Italia” continua ad essere “fortemente usata” dai migranti in viaggio verso l’Europa: è quanto scrive l’Ocse nel rapporto sulle prospettive migratorie internazionali presentato a Parigi. “Secondo le ultime stime disponibili da gennaio oltre 330.000 persone sono continuate ad affluire via mare in Europa, tra cui circa 210.000 sbarchi in Grecia e 120.000 in Italia”. Più in generale, l’Ocse sottolinea che “l’impatto si concentra in pochi Paesi”. “Il più colpito è la Turchia che ospita attualmente 1,9 milioni di siriani e un importante numero di iracheni”.
“Tra i Paesi dell’Unione europea – sintetizza il rapporto dell’organismo internazionale – Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea, ma i principali Paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, Svezia e Austria in termini relativi rispetto alla popolazione”. L’Ocse sottolinea anche che “per molti paesi Ue, l’afflusso su larga scala di richiedenti asilo è un’esperienza del tutto nuova. E’ il caso, per esempio, dell’Ungheria, in misura minore per Polonia e Bulgaria. Un supporto tecnico e finanziario da parte degli altri Stati membri e delle istituzioni europee è fondamentale per permettere loro di rispondere all’emergenza”.
Mattarella: “Tutti devono fare la propria parte” – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto questa mattina in Germania un bilaterale di circa mezz’ora con il presidente polacco, Andrzej Duda. Le conversazioni sono state dominate dal tema dell’immigrazione e l’incontro si è svolto a margine della seconda giornata del vertice dei capi di Stato non esecutivi dell’Ue che si sta svolgendo a Erfurt, nel cuore della Turingia. Mattarella ha ribadito la posizione italiana sulla crisi dei migranti spiegando che “ci vuole una assunzione di responsabilità collettiva”, che “tutti devono fare la propria parte”, anche se, ovviamente, in relazione alle proprie disponibilità e possibilità.
Sospeso traffico ferroviario verso la Baviera – La circolazione ferroviaria internazionale da e per la Baviera via Salisburgo è stata sospesa fino al 4 ottobre. Lo ha reso noto la compagnia ferroviaria austriaca Oebb attribuendo la decisione alla Deutsche Bahn. Intanto sono 11mila i migranti arrivati in Austria il 21 settembre e la meta finale per la maggior parte di loro è la Germania.
Tafferugli polizia-rifugiati in Croazia – In mattinata sono scoppiati dei tafferugli tra la polizia croata e profughi, nel villaggio di Opatovac, dopo che ad alcuni richiedenti asilo è stato impedito di entrare in un centro di accoglienza. La situazione è degenerata quando le forze di sicurezza non sono state più in grado di gestire il flusso di profughi che volevano entrare nel centro. La polizia ha quindi respinto i richiedenti asilo al cancello principale e ha chiesto loro di sedersi e aspettare il proprio turno.Secondo il ministero dell’Interno croato, in una settimana sono entrati nel Paese più di 30mila rifugiati, mentre circa 27mila ne sono usciti. Nel campo di Opatovac sono ospitati in media 2.500 profughi, mentre i centri allestiti nelle altre zone sono vuoti
Scintille tra Belgrado e Zagabria – Nel pomeriggio, dopo ore di tensione, è stato riaperto al traffico pesante il valico Batrovci-Bajakovo, al confine tra Serbia e Croazia, dopo un blocco imposto dal governo di Zagabria nel fine settimana per protesta contro il flusso eccessivo di migranti proveniente dalla Serbia. Alla frontiera si era formata una fila di camion e tir lunga oltre 12 km. Il governo serbo aveva duramente protestato per la decisione, definita irresponsabile e in violazione dell’accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) tra Ue e Serbia, e ha minacciato contromisure.
Nuovi muri in Ungheria – Il governo dell’Ungheria, dopo aver terminato la realizzazione del muro con la Serbia e aver avvitato la realizzazione di una barriera al confine croato, si prepara a costruire nuovi muri di confine per fermare gli arrivi di rifugiati. Un nuovo decreto, pubblicato nella notte dalla gazzetta ufficiale e firmato dal premier Viktor Orban, chiede ai ministri di Interni e Difesa di preparare nuove barriere, seppur senza specificare dove. Il decreto ordina, nelle sei province in cui è stato dichiarato lo “stato di crisi per immigrazione di massa”, la preparazione per costruire “chiusure temporanee della frontiera”.
Il ministro Paolo Gentiloni, da un convegno sulla migrazione organizzato al Prix Italia, ha avuto parole dure per il comportamento dell’Ungheria: “E’ impressionante il comportamento dell’Ungheria nei confronto dei migranti. E’ quasi uno schiaffo in faccia per noi che abbiamo creduto nell’allargamento dell’Unione Europea. La strada della risposta politica non è quella della cancellazione ma della gestione del fenomeno. E’ necessaria una flessibilizzazione delle regole di Dublino, vanno difese ma senza distruggere Schengen”, concludendo poi con la volontà di rendere “gli italiani più informati e consapevoli”.
La politica dei muri è stata invece smentita dalla Slovenia. Nei giorni scorsi notizie di agenzia riferivano della decisione del Governo sloveno di innalzare barriere sul confine croato, precisando che “la Slovenia non impedisce agli immigrati l’entrata in territorio sloveno”.
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Roma, 15 mar. (Adnkronos) - Al via oggi a Roma l’Acea Water Fun Run, la maratona dell’acqua per famiglie e bambini dedicata al risparmio idrico. La corsa non competitiva di cinque chilometri, che il Gruppo Acea sostiene insieme alla Acea Run Rome The Marathon di domenica 16 marzo, celebra così il profondo legame tra Roma e l’acqua attraverso lo sport. Ed è record di adesioni alla manifestazione di oggi con oltre 20mila iscritti, di cui più di 4mila stranieri provenienti da 97 nazioni. Per Acea ha partecipato la Presidente Barbara Marinali (VIDEO).
Lungo il percorso della Acea Water Fun Run, che si snoda attraverso uno dei luoghi al mondo più ricchi di storia e di arte, il gruppo Acea ha dislocato punti di ristoro dove l’organizzazione della maratona distribuirà 330mila brick d’acqua, tra oggi e domani. Al Circo Massimo è stato inaugurato l’Acea Water Village che ospiterà fino a domani iniziative dedicate all’educazione idrica, per sottolineare l’importanza dell’acqua nella pratica sportiva e nella tutela della salute e del pianeta: da una ruota per la produzione di energia ad uno spazio interattivo per l’utilizzo di visori di realtà virtuale, dal gaming Casa Net Zero Water Building al photo booth “Ogni goccia conta, ogni passo vale”.
All’Acea Water Village presenti i vertici Acea, l’ex nuotatore e campione olimpico Massimiliano Rosolino e i nuotatori della Rari Nantes di Firenze, una delle squadre che Acea sostiene all’interno di un progetto dedicato territorio che unisce “acqua e sport”, a favore dei giovani e della loro formazione. Oggi pomeriggio, invece, nello stand Acea allestito presso l’Expo Village Acea Run Rome The Marathon al Palazzo dei Congressi dell’Eur sono previste diverse attività di sensibilizzazione sul tema acqua: da T.E.D.D.I. il cane robot simbolo dell’innovazione tecnologica ad un’esperienza immersiva tramite visori di realtà virtuale, dal Marathon Water Wall fino ad un nasone con una postazione per scaricare l’App Acquea di Acea, pensata per atleti, cittadini e turisti, che permette di individuare, tra 3.500 punti idrici geolocalizzati a Roma, la fontana, il nasone o la Casa dell’acqua Acea più vicina per dissetarsi. Previsto anche il talk show “Il benessere di un atleta: un perfetto equilibrio tra acqua, sport e salute” presso lo stand Acea, alle ore 17, moderato dal Presidente della Commissione Federale Atleti Fidal Carlo Cantales a cui parteciperanno gli sportivi Manuela Di Centa, Angelika Savrayuk, Stefano Pantano, Silvia Di Pietro, Davide Passafaro, Daniele Del Signore, il presidente di Acea Acqua Enrico Resmini e il direttore della Comunicazione di Acea Virman Cusenza.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La fine della tregua in Medio Oriente, e del percorso per il ritorno a casa di tutti gli ostaggi, è una notizia dolorosa. Fa male assistere ad altri morti e violenza. Mi auguro si possa tornare sulla strada della costruzione di un dialogo, pur difficile, ma necessario. Bisogna uscire dal baratro delle guerre". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Dpa/Europa Press) - Il governo palestinese chiede un "intervento internazionale urgente" di fronte al "brutale attacco" lanciato dall'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza, in violazione del cessate il fuoco in vigore dal 19 gennaio, che ha causato finora più di 300 morti, secondo le autorità di Gaza, controllate Hamas. E' quanto sottolinea il ministero degli Esteri palestinese in un comunicato pubblicato sui social. "La continua aggressione contro il nostro popolo - aggiunge - e lo spargimento di sangue di bambini, donne e civili indifesi rappresenta un'evasione ufficiale da parte di Israele dai suoi obblighi quando si tratta di consolidare la cessazione della guerra genocida, lo sfollamento e il ritiro dell'esercito occupante dalla Striscia di Gaza".
Questa offensiva, afferma il ministero, "ostacola gli sforzi internazionali volti a sostenere il piano di ricostruzione, l'unificazione delle due parti della patria - con riferimento alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e la Striscia di Gaza - e la creazione dello Stato palestinese. Le soluzioni politiche sono la chiave per fermare l'aggressione e ripristinare un orizzonte politico per risolvere il conflitto". La comunità internazionale lavori per "consolidare un'immediata cessazione dell'aggressione" e mettere in guardia contro i "piani di occupazione" per sfollare la popolazione palestinese.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Non esiste possibilità di un'Unione Europea che conti nel mondo se questa è priva di una difesa europea. Ogni entità politica deve avere tra i suoi principali scopi la conservazione di sé, la propria autodifesa. Altrimenti può essere un'organizzazione economica o commerciale o altro, ma non un'unione politica". Lo sostiene in un'intervista al Corriere della Sera l'ex presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso, a Roma per un incontro in ricordo di Franco Frattini, ex vicepresidente della stessa commissione, aggiungendo di accogliere favorevolmente la risoluzione del Consiglio europeo di passare, in materia di difesa, dall'unanimità alla maggioranza qualificata, eccezion fatta per le operazioni militari con mandato esecutivo.
"Tutti i passi per assicurare all'Ue un processo decisionale più efficace vanno bene - aggiunge l'ex premier portoghese - Nella fattispecie però non credo che a frenarle sia il voto a maggioranza: spesso l'argomento viene usato come pretesto da quanti dichiarano di voler andare avanti, ma in realtà no. Nei trattati esiste già la possibilità di 'cooperazioni rafforzate' tra alcuni Paesi, basta rispettarne i principi. Sono previsti dall'articolo 20 del Trattato di Lisbona e la massa critica sufficiente per procedere oggi c'è".
"Intese specifiche quali sono le cooperazioni rafforzate vanno raggiunte da almeno nove Stati membri e, siamo onesti, su molte domande non possiamo ambire all'unanimità - spiega Barroso - Attualmente i nove ci sono. E c'è anche abbastanza massa critica per sostenere l'Ucraina". Quanto al programma Rearm Europe di difesa europea approvato dal Consiglio e nella sostanza dal Parlamento, dice ancora, "coloro che sono pronti dovrebbero andare avanti. Francia, Germania e altri lo sono. Allo stesso tempo devono rimanere aperti, come prevedono i trattati, a ulteriori Paesi che potrebbero aggiungersi. È una geometria variabile estensibile a Stati non dell'Ue, come è adesso la Gran Bretagna. Penso che questo dibattito istituzionale di frequente sia una scusa, perché le cose quando lo vogliamo davvero siamo capaci di farle. Importante è superare la frammentazione nell'industria della difesa. Se ogni Paese investe nella rispettiva difesa non aumenteremo quella europea".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Si tratta ancora sul testo della mozione del Pd in vista del voto in Parlamento sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio Ue. Un accordo sul testo, dopo la lunga riunione di ieri, ancora non è stato trovato. A quanto si apprende, al momento a tenere lontani maggioranza del partito e i riformisti dem è l'aggettivo "radicalmente" voluto dalla segretaria Elly Schlein a proposito dei cambiamenti da apportare a ReErm Eu.
Sulla necessità di invocare modifiche al progetto di difesa Ue di Ursula von del Leyen, invece, le diverse anime del partito si sono trovate d'accordo. "La Schlein vuole marcare la differenza dal Piano, i riformisti pensano invece che ci vogliano debito europeo e difesa comune", sottolinea chi segue le trattative da vicino.
Al testo della mozione lavora già da ieri un gruppo ristretto composto dai capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, il responsabile Esteri Peppe Provenzano, i capigruppo di commissione Stefano Graziano, Enzo Amendola, Piero De Luca, Tatiana Rojc e Alessandro Alfieri. Una riunione del tavolo ristretto era prevista per stamattina, prima dell'Assemblea dei Gruppi delle 11,30, ma al momento ancora non è iniziata.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".