La Digos di Bologna, su mandato del giudice per le indagini preliminari Gianluca Petragnani Gelosi, ha arrestato martedì 22 settembre Gianmarco De Pieri, che ora si trova ai domiciliari. Il leader del centro sociale cittadino Tpo (Teatro polivalente occupato) è infatti indagato dal pubblico ministero Antonello Gustapane per la manifestazione del 18 ottobre 2014, che fu indetta sia contro la presenza del governatore di Bankitalia Ignazio Visco in città, sia contro un comizio del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, in Piazza San Domenico. Quel giorno centri sociali e forze dell’ordine, schierate in tenuta antisommossa, si affrontarono in due diversi punti del centro storico e alla fine ci furono feriti sia tra gli agenti che tra i dimostranti. Dentro l’indagine ci sono poi anche i fatti del 5 ottobre 2015, quando i centri sociali protestarono in piazza Galvani contro la manifestazione delle cosiddette Sentinelle in piedi. In quel caso ci furono scontri tra centri sociali e militanti forzanovisti. A quanto risulta, i reati contestati a De Pieri, difeso dagli avvocati Simone Sabbatini ed Elia De Caro sarebbero lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Oltre a questi due, tra i reati contestati a vario titolo agli altri indagati dell’inchiesta (sono 33 in tutto) ci sono la manifestazione non autorizzata, il lancio di oggetti pericolosi, il danneggiamento, la violenza privata. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha definito le misure eseguite oggi come “ordinaria attività investigativa svolta dalla Digos e coordinata dalla Procura”.
L’arrivo delle misure cautelari è stato confermato dallo stesso Tpo in una nota comparsa su Facebook. Cinque in tutto quelle ottenute dalla Procura. Tra loro ci sono anche persone appartenenti ai collettivi Labas e Hobo. Oltre a De Pieri per altri due attivisti sono stati disposti i domiciliari, mentre per tre persone è scattato l’obbligo di dimora. “I fatti riguardano la giornata del 18 ottobre 2014, quando centinaia di persone scesero in piazza per manifestare contro la presenza in città dei fascio-nazisti di Forza Nuova”, conferma il comunicato del Tpo. “Consideriamo questo uso politico delle misure cautelari un attacco, non solo alla libertà personale dei nostri compagni, ma a quella parte di città che prova con generosità e mettendosi in gioco a dare delle risposte reali nella crisi sociale e di diritti che stiamo vivendo”.
Proprio Gianmarco De Pieri alcune settimane fa era stato al centro di un dibattito che aveva diviso il Pd e la sinistra cittadina, arrivando a coinvolgere uomini della giunta del sindaco Virginio Merola. Il leader antagonista infatti era stato raggiunto da un divieto di dimora, ordinato anche in questo caso da un gip, dopo degli scontri avvenuti a giugno durante uno sgombero di una palazzina a Bologna. Subito era scattata la solidarietà di molti esponenti della politica, dei sindacati, della cultura cittadina e nazionale. Stefano Rodotà, Maurizio Landini, i vertici dell’Arci, il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni, il collettivo Wu-Ming, Luciana Castellina, il senatore Pd Luigi Manconi, sono solo alcuni dei nomi che apertamente chiesero che De Pieri potesse tornare in città. Ma a fare più discutere fu la presa di posizione a favore del militante antagonista di Amelia Frascaroli e Riccardo Malagoli, assessori della giunta comunale. Dopo alcuni giorni il primo cittadino intervenne bacchettando i due: “La magistratura opera in piena autonomia e applica le leggi”, pertanto “le interpretazioni delle iniziative della magistratura potremmo sicuramente risparmiarcele”.
Intanto arrivano già le prime manifestazioni di solidarietà per De Pieri. “Qualcuno dice che il lavoro della magistratura non si commenta”, ha scritto in una nota il deputato romagnolo di Sel, Giovanni Paglia. “Io non sono mai stato d’accordo e tanto meno lo sono a Bologna, dove mi permetto di ritenere assurdo il proliferare di misure cautelari per vicende vecchie di mesi, che vanno a colpire sempre nella stessa direzione”.