Colpo di scena nella vicenda della cosiddetta Colata di Idice. Cinque persone sono indagate dalla procura della Repubblica di Bologna. Tra loro anche il sindaco Pd di Castenaso, (alle porte di Bologna) Stefano Sermenghi, renziano di ferro che tra suoi assessori in giunta schiera anche la sorella dello stesso Matteo Renzi, Benedetta. A dicembre del 2014 Isabella Conti, sindaco Pd di San Lazzaro di Savena aveva denunciato di avere ricevuto delle pressioni dopo che la sua giunta comunale aveva deciso di bloccare la costruzione di un nuovo complesso residenziale a Idice, una frazione del comune. La decisione politica di annullare la nuova mega-colata di cemento, decisa anni prima da altre maggioranze Pd, aveva tuttavia creato non pochi malumori: a costruire le palazzine sarebbe dovuta essere una cordata di imprese comprendente tra le altre la Coop Costruzioni, colosso edilizio della cooperazione rossa, la Palazzi srl, la Astrale Srl. Di fatto vedevano sfumare un affare da 300 milioni di euro.
Gli indagati, che hanno ricevuto nella mattinata un avviso di proroga delle indagini dalla pm Rossella Poggioli (l’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunte Valter Giovannini) oltre a Sermenghi sono Germano Camellini, commercialista e al momento dei fatti revisore dei conti del Comune di San Lazzaro, Simone Gamberini, direttore di Legacoop Bologna (ed ex sindaco Pd di Casalecchio di Reno), Aldo Bacchiocchi, sindaco di San Lazzaro di Savena dal 1995 al 2004 e Massimo Venturoli, dirigente della Palazzi srl. Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 38 del codice penale: “Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività”. Il sindaco di Castenaso, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha spiegato di “essere sorpreso dalla notifica. Non sono in grado di capire il motivo visto che l’atto inviato dalla procura è stringato”. Poi Sermenghi conclude: “Sono sereno”.
Alla fine del 2014 il sindaco, che di professione fa l’avvocato e ha 32 anni, in assenza di una parte delle fidejussioni necessarie (a causa del fallimento di alcune delle coop coinvoltye), bloccò la realizzazione della new town: 580 nuovi alloggi. “Non consumo suolo a vanvera” spiegò l’amministratrice. Ma per lei non fu un cammino facile. “Ci tengo a dire che quello che ho riferito ai magistrati non è una mia percezione, chiunque al mio posto avrebbe vissuto certi comportamenti come minacciosi”, spiegò in un’intervista l’amministratrice. “Su questa vicenda c’è stata una escalation intollerabile di comportamenti discutibili e pressioni indebite”. Conti davanti ai pm ricordò gli incontri sul tema con uomini delle coop e con suoi colleghi di partito. E poi sms.
In particolare venne a galla che Camellini avrebbe pronunciato, di fronte a una dirigente comunale, una frase poi riportata alla stessa prima cittadina. Una frase che suonava più o meno così: “La Conti vuole finire sotto una macchina?”. Camellini (difeso dall’avvocato Tommaso Guerini), si difese sui giornali:“Forse la dirigente ha equivocato una mia battuta. Ammesso che l’abbia detto, probabilmente mi riferivo a possibili guai per il Comune. Finire sotto una macchina in quel senso, nel senso di avere dei danni”, spiegò il commercialista al Resto del Carlino.
La denuncia di Isabella Conti fece mobilitare lo stesso presidente della Regione Stefano Bonaccini, presente nell’aula del consiglio comunale al momento del voto che decretò a febbraio 2015 il no alla Colata. In quei giorni si mosse lo stesso Matteo Renzi. Il premier chiamò Conti per dirle che “il Pd è al suo fianco a testa alta e senza paura”.