C’è una svolta nell’omicidio dei due fidanzati di Pordenone, Teresa Costanza e del sottufficiale dell’Esercito Trifone Ragone, avvenuto nel marzo 2015. Un commilitone di 26 anni di Ragone è stato iscritto nel registro degli indagati. Interrogato dagli inquirenti non ha saputo fornire un alibi per la sera del delitto, come riporta l’Ansa. L’uomo, che nel corso di questi sei mesi è stato ripetutamente sentito dagli investigatori, ha sempre affermato che la sera del duplice omicidio si trovava nella propria abitazione da solo. Circa il movente, gli inquirenti non si sono sbilanciati, anche in considerazione della lunga conoscenza che c’era tra una delle vittime e la persona indagata. Mentre secondo il legale della famiglia Ragone, Serena Gasperini, potrebbe essere legato a “un alterco”. Altri particolari sul caso non sono ancora stati resi noti per salvaguardare le indagini. “Di più non possiamo aggiungere anche perché l’inchiesta è in una fase molto delicata. Posso solo confermare che all’interessato è stato notificato il provvedimento e ha nominato un legale”, ha affermato il procuratore di Pordenone, Marco Martani.

Teresa, 30 anni, si era laureata in Bocconi di Milano e lavorava come assicuratrice. Trifone, 29 anni, lavorava come militare ed era atleta di sollevamento pesi e modello. Stavano insieme da un anno. L’avvocato Gasperini, parlando di come i genitori di Ragone hanno accolto la notizia, ha detto: “Quando ti uccidono un figlio e dopo alcuni mesi si hanno dei risultati, sono felici che si continui a lavorare bene e che gli sforzi della procura e le indagini difensive hanno avuto un senso”.

I due fidanzati sono stati trovati morti in auto nel parcheggio vicino al palazzetto dello Sport, dopo l’allenamento, freddati con quattro colpi di un vecchio modello di Beretta 7,65 alla testa. Un’esecuzione compiuta da un solo killer. E’ il 17 marzo scorso. Un istruttore passa, vede l’auto con il finestrino in frantumi e i corpi e lancia l’allarme. Inizialmente si pensa a un omicidio-suicidio, ipotesi smentita subito dopo dagli investigatori che si mettono a caccia del killer.

Una persona, sono convinti fin dall’inizio i carabinieri che si occupano del caso, che conosce bene il posto, le abitudini e i movimenti delle vittime. Tanto da entrare in azione in pochi minuti e, come un professionista, far perdere le proprie tracce. Si scava nella vita, nel passato dei due fidanzati, bellissimi e descritti da tutti come una coppia felice. Mesi e mesi di indagini, durante i quali spuntano le ipotesi più disparate: la pista passionale, quella legata al mondo della palestra e a un presunto commercio di anabolizzanti. E, ancora, l’ambiente militare.

I carabinieri, coordinati dal pm Marco Martani, sono sulla strada giusta: le indagini portano, pochi giorni fa, al ritrovamento del caricatore di una pistola, compatibile con l’arma del delitto, in un laghetto, poco lontano dal luogo del delitto. Il cerchio si stringe intorno a una persona, l’amico e collega militare di Trifone, iscritto nel registro degli indagati. L’ipotesi è che l’omicidio sia avvenuto per una lite, ma sui contorni della vicenda c’è ancora il più stretto riserbo degli inquirenti. Ora nuove indagini e accertamenti dovranno fare luce sul delitto e sull’eventuale coinvolgimento dell’indagato.

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