Adesso è crisi (bianco)nera. Senza più scuse, condizionali o appelli. A Napoli la Juventus perde 2-1 e rischia davvero di dire addio allo scudetto a campionato appena iniziato. Cinque punti in sei partite sono talmente pochi da mettere in discussione persino la panchina di Massimiliano Allegri: un allenatore che pochi mesi fa sfiorava il Triplete e adesso non sembra più padrone della squadra. Vero anche che questa non è la squadra dell’anno scorso e neppure un’altra che lui aveva in mente. Al San Paolo, quando nel momento di difficoltà Allegri è voluto tornare al suo vecchio 4-3-1-2, non lo ha potuto fare senza compromessi tattici e adattamenti. Padoin terzino destro, Hernanes regista. La Juventus non ha più identità, affonda sul campo (sotto i colpi di Insigne e Higuain) ed in classifica. Mentre l’esultanza del Napoli è strozzata dall’infortunio di Insigne, costretto ad uscire poco dopo la rete che indirizza la partita da un infortunio al ginocchio che fa paura. Le prime indicazioni sembrano scongiurare una lesione ai legamenti già rotti un anno fa. Ci sperano De Laurentiis, Sarri e tutti i tifosi partenopei.
Dopo il pareggio contro il Frosinone, Allegri è tornato all’antico, al vecchio modulo dell’anno scorso. Una scelta di coraggio che non funziona. Le squadre partono subito forte: ritmi alti, pressing, aggressività. L’impressione è che da una parte e dall’altra ogni azione possa essere quella buona per sbloccare il punteggio. Ed in effetti è così, anche se succede dopo 25 minuti quando l’equilibrio sembrava poter prendere il sopravvento. Al primo vero tiro in porta passa il Napoli, col suo uomo più in forma: Insigne con destro chirurgico finalizza un uno-due con Higuain su cui Bonucci e Chiellini ci capiscono poco, e anche Buffon appare in leggero ritardo sul suo palo. Il vantaggio fa pendere la bilancia tutta dalla parte dei padroni di casa. Senza occasioni eclatanti. Ma di qui in avanti la Juve esce dalla partita: nel senso che i bianconeri non la vedono proprio più, la palla. Cominciano a girare a vuoto, a correre tanto e male, subendo passivamente le triangolazioni veloci degli uomini di Sarri. La reazione non c’è, soprattutto questo fa sensazione.
Il Napoli ha il limite di non concretizzare quanto e quando potrebbe. E la sfortuna di perdere Insigne: lo “scugnizzo” si fa male da solo, e osserva il resto della partita dalla panchina con il ghiaccio sul ginocchio destro, lo stesso rotto a novembre 2014. Si aspettano i risultati degli esami per tirare un sospiro di sollievo. Il suo sostituto Mertens dà il là al possibile raddoppio prima dell’intervallo, innescando Ghoulam che chiama Buffon all’uscita provvidenziale per anticipare Higuain. La Juve barcolla ma non crolla, è l’unico merito della serata bianconera. Neanche quando al quarto d’ora della ripresa incassa il 2-0, con un diagonale di Higuain che sorprende Buffon. Stavolta arriva il sussulto: 2-1 immediato, firmato da Lemina su cross di Dybala. Con la solita complicità della retroguardia azzurra: basta un lancio lungo per mandare in tilt Albiol e Koulibaly. Stavolta, però, il Napoli non paga i suoi limiti difensivi: quello bianconero è solo un lampo. Gli ospiti non vanno mai vicini al pareggio (se non per un rigore reclamato a tempo scaduto), e neanche lo meriterebbero. Cuadrado per Hernanes è soprattutto una bocciatura per il Profeta, Morata per Dybala conferma l’impressione che il giovane argentino (talento da 35 milioni di euro) non si trovi con Allegri. Anche i cambi non modificano la situazione, né il punteggio. Il Napoli vince e sale a quote 9, comunque in ritardo. Se l’Inter batte la Fiorentina nel posticipo, invece, la Juventus scivolerà a meno 13 punti in classifica. Troppi? Forse sì.
Twitter: @lVendemiale
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Napoli-Juventus 2-1: Insigne-Higuain, per la Vecchia Signora è già notte fonda
Serve a poco la prima rete italiana di Lemina: la squadra di Allegri sembra in confusione e non è quasi mai pericolosa, anche per via di alcune scelte tattiche discutibili del tecnico toscano. Fatto sta che dopo sole 6 giornate di campionato lo scudetto è ormai lontanissimo
Adesso è crisi (bianco)nera. Senza più scuse, condizionali o appelli. A Napoli la Juventus perde 2-1 e rischia davvero di dire addio allo scudetto a campionato appena iniziato. Cinque punti in sei partite sono talmente pochi da mettere in discussione persino la panchina di Massimiliano Allegri: un allenatore che pochi mesi fa sfiorava il Triplete e adesso non sembra più padrone della squadra. Vero anche che questa non è la squadra dell’anno scorso e neppure un’altra che lui aveva in mente. Al San Paolo, quando nel momento di difficoltà Allegri è voluto tornare al suo vecchio 4-3-1-2, non lo ha potuto fare senza compromessi tattici e adattamenti. Padoin terzino destro, Hernanes regista. La Juventus non ha più identità, affonda sul campo (sotto i colpi di Insigne e Higuain) ed in classifica. Mentre l’esultanza del Napoli è strozzata dall’infortunio di Insigne, costretto ad uscire poco dopo la rete che indirizza la partita da un infortunio al ginocchio che fa paura. Le prime indicazioni sembrano scongiurare una lesione ai legamenti già rotti un anno fa. Ci sperano De Laurentiis, Sarri e tutti i tifosi partenopei.
Dopo il pareggio contro il Frosinone, Allegri è tornato all’antico, al vecchio modulo dell’anno scorso. Una scelta di coraggio che non funziona. Le squadre partono subito forte: ritmi alti, pressing, aggressività. L’impressione è che da una parte e dall’altra ogni azione possa essere quella buona per sbloccare il punteggio. Ed in effetti è così, anche se succede dopo 25 minuti quando l’equilibrio sembrava poter prendere il sopravvento. Al primo vero tiro in porta passa il Napoli, col suo uomo più in forma: Insigne con destro chirurgico finalizza un uno-due con Higuain su cui Bonucci e Chiellini ci capiscono poco, e anche Buffon appare in leggero ritardo sul suo palo. Il vantaggio fa pendere la bilancia tutta dalla parte dei padroni di casa. Senza occasioni eclatanti. Ma di qui in avanti la Juve esce dalla partita: nel senso che i bianconeri non la vedono proprio più, la palla. Cominciano a girare a vuoto, a correre tanto e male, subendo passivamente le triangolazioni veloci degli uomini di Sarri. La reazione non c’è, soprattutto questo fa sensazione.
Il Napoli ha il limite di non concretizzare quanto e quando potrebbe. E la sfortuna di perdere Insigne: lo “scugnizzo” si fa male da solo, e osserva il resto della partita dalla panchina con il ghiaccio sul ginocchio destro, lo stesso rotto a novembre 2014. Si aspettano i risultati degli esami per tirare un sospiro di sollievo. Il suo sostituto Mertens dà il là al possibile raddoppio prima dell’intervallo, innescando Ghoulam che chiama Buffon all’uscita provvidenziale per anticipare Higuain. La Juve barcolla ma non crolla, è l’unico merito della serata bianconera. Neanche quando al quarto d’ora della ripresa incassa il 2-0, con un diagonale di Higuain che sorprende Buffon. Stavolta arriva il sussulto: 2-1 immediato, firmato da Lemina su cross di Dybala. Con la solita complicità della retroguardia azzurra: basta un lancio lungo per mandare in tilt Albiol e Koulibaly. Stavolta, però, il Napoli non paga i suoi limiti difensivi: quello bianconero è solo un lampo. Gli ospiti non vanno mai vicini al pareggio (se non per un rigore reclamato a tempo scaduto), e neanche lo meriterebbero. Cuadrado per Hernanes è soprattutto una bocciatura per il Profeta, Morata per Dybala conferma l’impressione che il giovane argentino (talento da 35 milioni di euro) non si trovi con Allegri. Anche i cambi non modificano la situazione, né il punteggio. Il Napoli vince e sale a quote 9, comunque in ritardo. Se l’Inter batte la Fiorentina nel posticipo, invece, la Juventus scivolerà a meno 13 punti in classifica. Troppi? Forse sì.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "È con sentimenti di particolare, affettuosa vicinanza che mi dirigo a Lei per porgerLe i migliori auguri nella lieta ricorrenza del solenne inizio del Pontificato. Insieme a me, il popolo italiano Le è riconoscente per questi dodici anni nei quali ha offerto la più autentica testimonianza dei valori evangelici, in un servizio costante non soltanto alla Chiesa cattolica ma all’umanità tutta". Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio a Papa Francesco.
"Di questo afflato -prosegue il Capo dello Stato- la lettera enciclica Dilexit nos offre un esempio luminoso, con l’invito a ogni donna e ogni uomo e di buona volontà a varcare i confini del personale tornaconto e a riconoscersi legati agli altri da quel vincolo di umana fratellanza che prescinde da considerazioni di prossimità geografica o di affinità culturale. A tale riguardo, desidero richiamare gli spunti inediti di riflessione che il Suo alto Magistero ha posto al centro del dibattito in seno a importanti consessi multilaterali: alla Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, al Vertice G7 presieduto dall’Italia, al G20, Vostra Santità ha portato un vibrante richiamo alla riscoperta della speranza, all’accantonamento di logiche di forza e di prevaricazione, a quelle istanze di rinnovamento dischiuse da un uso etico delle nuove tecnologie".
"Mentre al livello internazionale sembrano affievolirsi le ragioni del diritto e di una corretta articolazione della convivenza tra gli Stati, la Sua voce è e resta più che mai necessaria. L’apertura della Porta Santa presso il carcere romano di Rebibbia all’inizio dell’anno giubilare, nonché la decisione di innalzare nei prossimi mesi agli onori degli altari Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati –figure molto amate, anche dalle giovani generazioni– ispirano nei miei concittadini viva gratitudine nei confronti del Vescovo di Roma, di cui tutti avvertiamo la particolare sollecitudine per l’Italia. In questo spirito, Padre Santo, Le rinnovo -conclude Mattarella- sinceri auguri di ogni benessere nella prosecuzione del Pontificato cui aggiungo quelli –vieppiù sentiti– di pronto ristabilimento".
Kiev, 19 mar. (Adnkronos) - Il sistema elettrico ferroviario nella regione di Dnipropetrovsk è stato attaccato da droni nemici. Lo ha riferito il canale Telegram di Ukrzaliznytsia, l'azienda ferroviaria pubblica ucraina. "La mattina del 19 marzo, il nemico ha colpito il sistema elettrico ferroviario nella regione di Dnipropetrovsk con i droni. Ci sono sezioni senza corrente, ma il traffico ferroviario continua secondo il programma. Nel corso degli interventi di riparazione, il nemico ha colpito di nuovo. Fortunatamente, non ci sono state vittime", ha affermato Ukrzaliznytsia in una dichiarazione.
Mosca, 19 mar. (Adnkronos) - Le truppe russe hanno respinto i tentativi delle forze armate ucraine di invadere la regione di Belgorod. L'esercito nemico ha effettuato cinque attacchi nella regione. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo. "Al fine di creare uno sfondo negativo attorno ai colloqui tra i presidenti della Federazione Russa e degli Stati Uniti sulla risoluzione del conflitto in Ucraina - si legge nella dichiarazione - e per screditare le iniziative di pace di Trump, al mattino (alle 5,50), il regime di Kiev ha tentato di forzare le unità delle Forze armate ucraine nel territorio russo, nella parte occidentale della regione di Belgorod, in direzione degli insediamenti di Demidovka e Prilesye".
"Le forze armate ucraine - prosegue il comunicato russo - hanno impiegato fino a 200 militari e 29 unità di equipaggiamento negli attacchi, tra cui cinque carri armati, 16 veicoli corazzati da combattimento, tre veicoli del genio per lo sminamento, un'unità di sminamento a distanza Ur-77 e quattro auto. Grazie alle unità che presidiavano il confine di stato del gruppo di truppe del Nord, il fuoco dell'artiglieria e l'uso di droni Fpv, tutti gli attacchi sono stati respinti", ha sottolineato il ministero.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si dice che la Schlein con la sua posizione si sia isolata. Per nulla. Si è distinta. Ha lanciato un monito, non si è piegata a meccanismi automatici e obbligati di adesione. Non so che sviluppi ci saranno nel Pd. Un chiarimento serve. Così come serve tra le forze socialiste europee. Indicare una prospettiva di deterrenza comune e i nuovi assetti del mondo, con un nuovo spirito di pace e collaborazione, è la sola possibilità per i Socialisti di tornare a fare il proprio mestiere nelle condizioni date. Non è pacifismo senza nerbo, piuttosto combattimento senza incertezze e conformismi per i propri valori”. Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, in un'intervista all’'Unità'.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - L'esercito israeliano ha lanciato un nuovo appello alla popolazione di Gaza affinché evacuino le "zone pericolose di combattimento" nel nord e nel sud del territorio palestinese, all'indomani degli intensi bombardamenti che, secondo Hamas, hanno causato la morte di oltre 400 persone.
L'ordine di evacuazione si applica alle regioni di Beit Hanoun (nord), Khirbet Khuza'a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida (sud), dove l'esercito "ha iniziato le sue operazioni contro gruppi terroristici", ha scritto su X il portavoce di lingua araba dell'esercito, Avichay Adraee, invitando i residenti a "spostarsi in rifugi nella parte occidentale di Gaza City e nella città di Khan Younis".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Spero che la telefonata di Trump e Putin faccia fare dei passi in avanti, non credo che sia stata la telefonata che qualcuno ha raccontato di pace universale, ancora non ci siamo, ci saranno a Gedda alla fine della settimana ancora dei colloqui di pace, mi pare di capire stavolta anche con la Russia, l'altra volta c'erano stati tra America e Ucraina. Io penso che ci voglia grande prudenza e un doppio binario: da un lato bisogna prepararsi ad un periodo di turbolenze che vedremo anche sui mercati, vale a dire ci saranno delle difficoltà per le famiglie, purtroppo". Così Matteo Renzi, ospite di 'Non stop news' su Rtl 102.5.
"L'unico modo per risolverla è una grande iniziativa diplomatica e su questo -ribadisce l'ex premier- per me l'Europa ha dormito. In questi tre anni, lo dico dal 24 febbraio 2022, l'Europa doveva inviare un inviato speciale per fare la pace tra Russia e Ucraina, avevo proposto il nome di Tony Blair, ma questa è un po' la maledizione di quelli che dicono le cose giuste troppo presto. Noi lo abbiamo detto tre anni fa, non l'abbiamo fatto e adesso l'accordo di pace si fa a Gedda e non si fa a Bruxelles o a Roma, questo è un po' un limite del nostro Governo e della nostra Europa".
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Durante la notte, l'esercito israeliano ha condotto un'ondata di attacchi contro obiettivi di Hamas e della Jihad islamica palestinese nella Striscia di Gaza. L'aeronautica militare israeliana afferma di aver colpito circa 20 obiettivi, tra cui un sito militare di Hamas nel nord di Gaza, dove ha individuato preparativi per attacchi missilistici contro Israele.
Inoltre, la Marina israeliana ha preso di mira diverse imbarcazioni appartenenti alla Jihad islamica palestinese al largo della costa di Gaza, che secondo l'Idf venivano utilizzate per attività terroristiche.