C’è un’altra squadra in testa alla classifica. La Fiorentina non ferma l’Inter delle cinque vittorie in cinque partite. Non la batte, la umilia a San Siro 4-1. Il big match è già finito dopo mezz’ora e ha in Ilicic e Kalinic i suoi protagonisti assoluti: lo sloveno firma gol, assist e una prestazione da incorniciare, il croato realizza addirittura una tripletta. In realtà non meno decisivo è Handanovic, un cui errore clamoroso al secondo minuto segna la gara in maniera irrimediabile. Il risultato si spiega soprattutto con una serata veramente storta, che non risparmia nessuno dei nerazzurri. Dal portiere al nuovo idolo Felipe Melo, oggi spesso impreciso. Passando per Roberto Mancini, che cambia l’Inter e le toglie certezze tattiche. Ma sarebbe ingeneroso non riconoscere i meriti di Paulo Sousa e dei suoi uomini: il rigore al terzo minuto nasce dallo stop sbagliato di Handanovic come dal pressing forsennato di Kalinic, sintomo dell’atteggiamento giusto con cui i viola sono entrati in campo a San Siro. E ne sono usciti vincitori meritatamente, da primi in classifica. Non succedeva da 17 anni.

Il match nasce male perché l’Inter parte col doppio handicap. Non solo il pasticciaccio brutto di Handanovic, che vale penalty e 1-0 di Ilicic (va pure bene che Damato non giudichi l’azione una chiara occasione da gol). Anche l’infortunio di Jovetic nel riscaldamento: il grande ex, l’uomo più atteso della serata, non va neppure in panchina. Al suo posto Mancini sceglie Palacio, e non l’altro ex Ljajic come si poteva pensare. Non è l’unica sorpresa del tecnico di Jesi. L’Inter ha anche una veste un po’ diversa nel modulo: quasi un ibrido fra difesa a tre e a quattro, con Telles più alto rispetto alla linea dei difensori e Perisic tutto largo a destra. Una variazione studiata per affrontare meglio gli avversari o per mettere a suo agio il croato, fin qui (e anche oggi) negativo da trequartista? In ogni caso si rivela un autogol.

La novità, però, è soprattutto che per la prima volta quest’anno l’Inter si trova in svantaggio. E non riuscirà a rimontare. La Fiorentina può giocare la partita ideale per le sue caratteristiche: gestione del pallone con i suoi centrocampisti tecnici, ripartenze ficcanti orchestrate da Ilicic. Un accenno di reazione ci sarebbe anche. Ma dopo un quarto d’ora gli ospiti raddoppiano: una botta clamorosa di Ilicic che Handanovic sembra respingere bene. Ma la palla si impenna con una strana traiettoria, e il portiere sloveno è un po’ lento a rialzarsi. Più lesto Kalinic, che la spinge in porta e fa esultare Paulo Sousa. Dopo poco arriva addirittura il tris: Alonso scappa a sinistra e pennella al centro, l’attaccante croato è ancora puntuale in tap-in. Non c’è limite al peggio: alla mezzora sull’ennesima imbucata centrale Miranda è costretto al fallo da ultimo uomo sullo scatenato Kalinic e lascia l’Inter in dieci. I nerazzurri, tifosi e giocatori, quasi pregano che arrivi l’intervallo.

Purtroppo per loro, però, devono tornare in campo. E sotto di tre gol e un uomo non ci può essere partita. Mancini sceglie di affrontare la ripresa con realismo ed umiltà: dentro Ranocchia per Kondogbia, per riformare due linee compatte dietro l’unica punta. L’obiettivo è limitare i danni, non prenderne altre. Anche se vuol dire subire spesso un torello frustrante dai palleggiatori viola. La strategia un poco paga, perché al quarto d’ora Icardi accorcia le distanze, incornando bene un cross su cui Tatarusanu (sbadato già nel primo tempo) toppa l’uscita. Gli ospiti si spaventano giusto qualche minuto, poi riprendono in mano il gioco e la solita coppia Ilicic-Kalinic confeziona il gol del 4-1 che chiude ogni discorso. La serataccia dell’Inter finisce così. Ma archiviarla semplicisticamente come tale potrebbe essere un errore.

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