Prima la tensione davanti all’assemblea generale dell’Onu, poi il brindisi a sorrisi tirati e infine il primo bilaterale a porte chiuse dopo quasi un anno e mezzo. La lunga giornata di discussioni sulla crisi in Siria di Obama e Putin si è chiusa con l’incontro faccia a faccia tra i due leader in cerca di un’intesa per combattere l’Isis e permettere di riportare la pace nella zona. E se c’è uno spiraglio di mediazione, a testimoniare la distanza delle posizioni sono stati i discorsi che i due presidenti hanno letto nella 70esima assemblea generale delle Nazioni Unite. “No ad alleanze con Assad, è un tiranno”, ha detto Obama. “Errore. Lo Stato Islamico non arriva dal nulla”, ha ribattuto Putin. Entrambi hanno parlato della necessità di cooperare per combattere l’Isis, anche se non mancano le difficoltà. Il presidente degli Stati Uniti ha detto di essere pronto “a lavorare con tutti i Paesi, compresi Russia e Iran”, ma ha condannato l’ipotesi russa di sostenere il dittatore siriano per combattere l’Isis. Putin è arrivato solo al termine dell’intervento di Obama e ha ribattuto: “Lo Stato Islamico non arriva dal nulla. E’ un errore non cooperare con il governo siriano: serve una coalizione internazionale come contro Hitler”.
I due leader hanno poi brindato durante il pranzo insieme al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon. L’attesa adesso è per il colloquio delle prossime ore, quando si cercherà di trovare un punto di incontro sulla gestione della crisi in Siria. Il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha rivelato all’agenzia “Ria Novosti” che in ottobre potrebbe partire un tavolo diplomatico tra vari Paesi, tra cui gli Stati Uniti: “È possibile”, ha detto, “la nascita di un gruppo di contatto sulla Siria che includerà Russia, Stati Uniti, Iran, Turchia, Arabia Saudita ed Egitto”. Il motivo di scontro tra le due potenze resta in realtà la crisi ucraina. Obama nel suo intervento ha difeso le sanzioni contro la Russia: “Non potevamo rimanere inerti quando la sovranità di una nazione è stata violata in modo aperto. Le sanzioni non sono un ritorno alla guerra fredda, come scrive la stampa russa controllata”. Il nostro obiettivo “non è isolare Mosca ma spingerla al rispetto delle leggi internazionali”, ha continuato il presidente americano sottolineando come alla fine l’azione di Mosca ha avuto effetti contrari a quelli voluti. Putin ha risposto poco dopo: “Minacce e armi non assicureranno l’integrità dell’Ucraina”. La delegazione ucraina ha lasciato la sala durante l’intervento di Putin in segno di protesta.
Nelle scorse ore c’è stato l’annuncio dei raid francesi contro l’Isis. Sono passati quattro anni dall’inizio della guerra civile. Quattro anni che secondo il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sono stati di “paralisi diplomatica del Consiglio di Sicurezza” che ha ridotto il Paese “fuori controllo”. Ma l’unica via per risolvere il conflitto, ha insistito Ban Ki-moon, è diplomatica. “Voglio essere chiaro – ha precisato – non c’è soluzione militare a questo conflitto”. Compromessi che devono essere accordati dai cinque Paesi “chiave”, ovvero “Russia, Usa, Arabia Saudita, Iran e Turchia“. Fino a quando non li faranno, ha precisato, “è inutile aspettarsi cambiamenti sul terreno”.
Putin: “Lo Stato Islamico non arriva dal nulla”
“Consideriamo i tentativi di indebolire la legittimità dell’Onu estremamente pericolosi”, ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, all’Assemblea generale dell’Onu, nel corso del suo primo intervento dopo dieci anni. “Dei diritti umani in Africa e Medio Oriente non interessa a nessuno. Lo Stato Islamico non arriva dal nulla. E’ stato creato come uno strumento contro azioni indesiderabili”. E ha poi aggiunto: “E’ un errore non cooperare con il governo siriano. E’ irresponsabile manipolare gruppi estremisti, è pericoloso dare le armi ai ribelli e giocare con i terroristi. Per combattere l’Isis, occorre una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guerra mondiale e in questa coalizione anche Paesi musulmani devono giocare un ruolo. L’Isis non fa altro che prendersi gioco della religione islamica e viola continuamente i diritti umani”.
Obama: “C’è chi dice che dovremmo sostenere tiranni come Assad”
Barack Obama nel suo discorso ha ricordato quanto l’intervento americano in Iraq “ci ha insegnato che non possiamo risolvere problemi da soli”. E in chiave di un avvicinamento diplomatico, per il presidente Usa l’accordo sul nucleare con Teheran “è prova che l’Iran può cambiare la sua tendenza”. Obama ha confermato di essere pronto a lavorare con tutti per risolvere il conflitto in Siria, inclusi Russia e Iran. “Catastrofi come quella che si stiamo vedendo in Siria”, ha proseguito, non si verificano quando c’è democrazia. Non c’è spazio per accomodare un culto apocalittico come l’Isis”.
E ora la contrapposizione tra Stati Uniti e Russia sul regime di Assad rimanda al clima della Guerra fredda. Obama ha attaccato indirettamente il Cremlino, che ha anche fornito soldati e armi al regime, con l’obiettivo di “addestrare i soldati siriani nell’uso delle attrezzature belliche”. “C’è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l’alternativa è molto peggio”, ha detto. E pur ribadendo di “non volere isolare” Mosca, ha auspicato “che collabori con noi per rafforzare il sistema internazionale nel suo insieme” perché, ha detto, “non possiamo restare fermi quando la sovranità viene violentata”.
Ban Ki-moon: “Siria, poteri e rivalità regionali” – Tra i Paesi citati dal segretario per un maggiore impegno alcuni non sono membri permanenti (Arabia Saudita, Iran e Turchia), ma sono attori regionali fondamentali nello scacchiere mediorientale. E “la responsabilità” di quanto accade a Damasco “è innanzitutto in capo alle parti del conflitto in Siria, ma guardare solo all’interno del Paese mediorientale per trovare una soluzione non è sufficiente, la battaglia è guidata anche da poteri e rivalità regionali”.
Il segretario Onu è intervenuto anche sulla crisi dei rifugiati e riferendosi alla barriera costruita dall’Ungheria sul confine con la Crozia. “Muri e steccati” che”nel 21esimo Secolo non possiamo costruire muri e steccati”, ha detto, riconoscendo che “in tutto il mondo assistiamo ad un movimento di rifugiati senza precedenti”. “Almeno 60 milioni di persone – ha aggiunto – sono state costretta a lasciare le loro case e i loro Paesi” e anche i siriani fuggono “da oppressione, distruzione, paura”. Ban Ki Moon ha sottolineato che l’Onu ha chiesto per quest’anno ai Paesi membri 20 miliardi di dollari per le operazioni di assistenza umanitaria, una cifra sei volte superiore di quella di 10 anni fa.
“Prima di tutto dobbiamo guardare alle cause alla radice nei Paesi di origine“, ha detto Ban “congratulandosi” con i Paesi europei che stanno garantendo il diritto di asilo, ma sottolineando anche che “l’Ue deve fare di più” e che “tutti i Paesi devono prendersi le proprie responsabilità”. Il segretario generale ha quindi ribadito il problema del sottofinanziamento delle agenzie umanitarie dell’Onu, che “continuano a sfidare condizioni difficili per raggiungere le persone bisognose”. Secondo Ban, “il sistema umanitario globale non è guasto, è senza soldi: non riceviamo denaro a sufficienza per salvare abbastanza vite umane”, ha avvertito, ribadendo che solo un terzo dei fondi richiesti per la Siria e la metà di quelli chiesti per l’Iraq e lo Yemen sono stati finanziati. “Le persone si muovono come mai prima, in America, nel Sahel, nel Mediterraneo“, dove “questi flussi causano preoccupazione e difficoltà. Serve una risposta”, ha detto Ban, ribadendo che tutti i Paesi sono chiamati a fare la loro parte in merito.
Hollande: “Bashar al Assad deve lasciare il potere”
Il presidente francese è intervenuto all’assemblea generale poche ore dopo l’annuncio dei primi raid francesi contro l’Isis: “Assad”, ha detto, “deve lasciare il potere. Non è parte di una soluzione per la crisi in Siria. Secondo il presidente francese, “Assad è alla radice del problema, non può essere parte della soluzione”. Hollande ha dato il suo assenso, ma solo a questi patti, a una coalizione internazionale sulla Siria: “Solo se verrà fatta su basi solide: la formula di Ginevra”.