Matteo Renzi nega tagli alla sanità. Anzi, li ammette. Il premier, parlando alla Camera durante il question time, ha sostenuto che “questo Paese non sta tagliando” perché “nel 2002 erano 75 i miliardi di euro destinati al Servizio sanitario nazionale, quest’anno 110 e l’anno prossimo 111. E’ l’unico settore dove c’è stato un aumento del 40% rispetto al 2002″. Peccato che, come il sindacato dei medici dirigenti ha fatto notare due settimane fa, il Documento di economia e finanza e il decreto Enti locali dello scorso agosto prevedessero entrambi che nel 2016 la dotazione sarebbe salita a 113,1 miliardi dai 109,7 a cui è stato ridotto nel 2015. Se i miliardi stanziati nella legge di Stabilità saranno 111, dunque, ne mancheranno comunque all’appello 2,1 rispetto alla cifra promessa ai governatori quando in Conferenza Stato – Regioni è stato siglato l’accordo sulla sforbiciata da 2,35 miliardi fatta quest’anno.
Immediate le reazioni degli enti locali: il governo “di fatto taglia due miliardi di euro al Fondo sanitario nazionale e ciò comporta il rischio di aumento dei ticket e delle liste di attesa”, dice Massimo Garavaglia, assessore all’Economia della regione Lombardia e coordinatore della commissione affari finanziari della conferenza delle Regioni. “Nell’accordo fatto col governo – ricorda Garavaglia – che non è cambiato nel frattempo, l’entità del Fondo sanitario nazionale per il 2016 era di oltre 113 miliardi. Se Renzi dice che il fondo sarà di 111 miliardi vuol dire 2 miliardi in meno rispetto a quelli che il suo stesso governo ha concordato non più tardi del mese di luglio: ricordiamo che se avessimo un livello di finanziamento pari ai nostri concorrenti europei Francia e Germania, il fondo dovrebbe aumentare di 30-35 miliardi di euro”.
Il presidente della regione Piemonte e della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino crede, invece, che sia “urgente organizzare un incontro con il governo per trovare un’intesa prima della definizione della Legge di Stabilità: lo stanziamento per il 2015 è stato azzerato, sul 2016 mi pare di capire che la proposta sia di un miliardo in più, che non mi sembra sufficiente anche alla luce dei rinnovi contrattuali dei medici e del personale sanitario che sono ancora in corso di trattativa”.
Il premier, come contentino alla categoria, si è in compenso detto disponibile a rivedere il decreto sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie che ha fatto salire sulle barricate i medici. Il governo è “pronto a confrontarsi e cambiare qualcosa” del testo che prevede penalizzazioni economiche per i medici che prescrivono visite non necessarie e che preoccupa i pazienti, i quali dovranno pagare di tasca propria le prestazioni “inutili”. “Non dobbiamo dare l’impressione che i cittadini non abbiano il diritto alle cure”, ha spiegato Renzi. Che però ha colto l’occasione per far presente che “ci vuole un patto di serietà” e “gli stessi medici” riconoscono che molte “risonanze magnetiche non sono necessarie e che su 64 milioni di visite specialistiche il 10% non è appropriato”. In più “la gente invecchia e invecchiando cambia il modello di cui abbiamo bisogno”.