Le spese effettuate devono essere in linea con il reddito dichiarato. Se questo non accade e lo scostamento è superiore al 20%, parte una lettera in cui si chiede al contribuente di chiarire l’origine di certi acquisti spiegando come fa a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Questo il meccanismo del redditometro che, nato per combattere l’evasione fiscale, è stato caratterizzato fin dalla sua nascita da un iter travagliato. Previsto, infatti, da una legge di fine maggio 2010, è stato poi attuato da un decreto di fine 2012, diventando però operativo solo lo scorso anno per la necessità di tutelare il trattamento dei dati personali dei contribuenti (dopo i rilievi del garante della Privacy). E il fisco è stato nuovamente costretto a rivederlo sfornando una nuova versione, pubblicata in Gazzetta Ufficiale negli scorsi giorni, che si applica a tutti i redditi delle persone fisiche (dipendenti, autonomi, pensionati o ditte) a decorrere dal 2011.
Il redditometro non potrà indagare ogni aspetto della vita quotidiana e neanche utilizzare “le spese medie Istat” per desumere il tenore di vita del contribuente e, dunque, quanto spende. Punto quest’ultimo che aveva suscitato polemiche sull’invasività dello strumento. D’ora in avanti, quindi, si dovranno utilizzare “unicamente le spese effettive” per risalire ai redditi. Per la maggior parte si tratta comunque di dati effettivi, visto che l’Anagrafe tributaria già li possiede o è in grado di recuperarli. E nei casi in cui valesse ancora il principio della “ricostruzione sintetica” del reddito (è il caso del parrucchiere o delle spese per il taxi, ma anche della casa acquistata grazie ai soldi dei genitori), sarà possibile esibire i giustificativi (ricevute, assegni o bonifici) che ricostruiscano il passaggio di denaro, bloccando l’accertamento.
Per il cavallo stimata una spesa di 5 euro al giorno – Altri esempi? Chi possiede un cavallo dovrà tenere in conto che l’Agenzia delle Entrate, se non ha fatture tracciabili, stimerà in 5 euro al giorno la spesa media prevista per il suo mantenimento. Se invece si ricorre al maneggio, fra biada e affitto della stalla si sale a 10 euro, dunque 3.650 euro all’anno. D’altro canto le voci di spesa si sono estese adeguandosi alle nuove abitudine degli italiani: dentro, quindi, anche i centri benessere, gli abbonamenti della pay-tv o l’acquisto di giocattoli e piante da fiori. Così come gli assegni al coniuge, le rette per gli asili nido e gli investimenti in fondi.
Il nuovo paniere abbraccia oltre 100 voci di spesa, simili a quelle della precedente versione ma organizzate secondo due grandi macro-aree: consumi e investimenti. Nella prima ci sono alimentari, abitazione (e dunque mutuo, affitto, condominio, provvigione all’agente immobiliare), combustibili, mobili, sanità, trasporti (dal biglietto per la metro alla barca a vela), istruzione, tempo libero e animali. Tra gli investimenti rientrano immobili e mobili registrati (per la parte che eccede mutui e finanziamenti), polizze, azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni.
Come funziona l’accertamento – Cancellato il criterio delle spese medie dell’Istat, il fisco dovrà informare il contribuente chiamato al contraddittorio spiegandogli quali sono i dati che è obbligato a fornire e quali invece può comunicare solo facoltativamente. In pratica, quindi, si riceverà una notifica con l’invito a comparire per spiegare le incoerenze e solo successivamente il contribuente verrà invitato all’accertamento attraverso i giustificativi.
Nuove regole, nel nome del dialogo e della semplificazione, che riusciranno nell’impresa di convincere gli italiani a pagare le tasse senza mentire? Detto che il redditometro non ha mai funzionato (a dirlo è la Corte dei Conti che ha registrato nell’ultimo anno un numero di accertamenti sintetici su persone fisiche pari a poco più di 11mila, in calo di oltre il 48,5% rispetto al 2013 e del 69,4% rispetto al 2011) e che da questo restyling esce parecchio ridimensionato, va tuttavia sottolineato che l’Agenzia delle Entrate sta continuando a portare avanti la sua tattica di persuasione. In pratica continua a dire ai contribuenti che è inutile mentire, perché il “grande fratello” vede tutto. E per chi vuole redimersi c’è la strada del ravvedimento operoso per mettersi in regola. Peccato però che nel mare magnum dell’evasione la parte da leone la facciano gli evasori totali, che al redditometro riescono agilmente a sfuggire.