Il taglio delle tasse sulla casa promesso da Matteo Renzi? Bruxelles, quando sarà chiamata a valutare la legge di Stabilità che il governo deve presentare entro il 15 ottobre, darà il via libera solo se le mancate entrate fiscali saranno coperte con tagli strutturali della spesa pubblica. Dopo le critiche arrivate dalla Commissione Ue, che ritiene poco opportuno l’intervento annunciato dal premier perché per l’Italia è prioritario ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, ora il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici intervistato da Repubblica avverte: “L’impegno complessivo sull’equilibrio dei conti deve rimanere inalterato”. Vale a dire che l’esecutivo italiano dovrà presentare “risparmi strutturali che compensino il mancato gettito”, pari a circa 4,3 miliardi. Peccato che, come evidenziato dal servizio Bilancio del Senato, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza riconosca esplicitamente che la spending review sarà “più graduale” rispetto ai 10 miliardi, annunciati in primavera dal commissario Yoram Gutgeld e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ripetono da mesi. A poco vale la smentita arrivata dal premier durante l’intervista domenicale a In mezz’ora
Le misure di revisione della spesa, peraltro, non sono “supportate da indicazioni qualitative e quantitative”, hanno scritto i tecnici di Palazzo Madama. In particolare, secondo Il Sole 24 Ore, il governo non intende inserire nella manovra il previsto taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali (in gergo tax expenditures). Di conseguenza l’asticella dei risparmi ottenuti con la spending è destinata a fermarsi a 6-7 miliardi. Sufficienti dunque per far fronte alle entrate perse rinunciando alla tassazione sulla prima casa, sui macchinari imbullonati e sui terreni agricoli. Ma Renzi, stando a quanto dichiarato negli ultimi giorni, intende anche anticipare al 2016 la riduzione dell’Ires, rinnovare (anche se dimezzandone il valore massimo) gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, prorogare l’ecobonus per le ristrutturazioni che migliorano la prestazione energetica degli edifici e introdurre una misura di contrasto alla povertà infantile.
Coperta corta, quindi. Perché oltre a queste misure, come è noto, il governo deve sterilizzare clausole di salvaguardia per 16,1 miliardi. Gran parte delle coperture verrà di fatto da un aumento del deficit, giustificato invocando non solo la flessibilità che la Ue concede ai Paesi che fanno riforme strutturali ma anche quella “per gli investimenti” e uno 0,2% aggiuntivo (pari a 3,2 miliardi circa) per l’emergenza migranti. Tutte richieste che dovranno ottenere il via libera di Bruxelles. Quanto alla “clausola migranti”, la Commissione ha fatto sapere venerdì che i singoli Stati dovranno chiedere di far valere le spese come circostanza eccezionale ai fini del rispetto degli obiettivi di deficit e debito e l’esecutivo Ue esaminerà la questione “caso per caso”. La strada, insomma, è più stretta del previsto.
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