I verdiniani Barani e D’Anna sospesi 5 giorni per aver fatto gesti sessisti durante il dibattito sulle riforme costituzionali, ma loro si difendono citando Al Capone. “Il presidente Grasso è solo chiacchiere e distintivo, è incapace”, ha detto intervistato da La Zanzara D’Anna. L’amico di Nick o’ Americano, l‘ex sottosegretario Nicola Cosentino ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa, ha scelto per la sua difesa di citare la battuta di Al Capone nel film “Gli intoccabili” (“Tu non hai trovato niente. Tu sei solo chiacchiere e distintivo. Tu in mano non hai niente”). “Siamo stati sbeffeggiati, interrotti e aggrediti dai grillini”, ha continuato il senatore a Radio 24, “e abbiamo reagito. Siamo stati condannati in contumacia, senza alcuna prova. Grasso può fare il magistrato non la politica. Non tiene l’Aula che è diventata far west per colpa dei grillini”. Il riferimento è alla seduta “campale” di venerdì scorso: durante il dibattito sul ddl Boschi lo scontro è degenerato in un botta e risposta tra i senatori e i due del gruppo Ala fondato dall’ex berlusconiano Denis Verdini hanno, uno (Barani) mimato con un gesto il sesso orale e l’altro (D’Anna) indicato i propri genitali rivolto alla senatrice M5S Barbara Lezzi. “Offesi i senatori”, ha detto il presidente Pietro Grasso, “minata la credibilità delle istituzioni”.

L’Ufficio di presidenza del Senato, a tre giorni di distanza dai fatti che hanno imbarazzato il Parlamento, ha fatto un processo con video, resoconti e testimonianze per decidere le sanzioni ai parlamentari. Nel corso dell’incontro è stato esaminato il video con il gesto di D’Anna, mentre non è stato trovato quello di Barani per il quale è stato invece necessario ricorrere alle testimonianze dirette. I parlamentari rischiavano fino a 10 giorni di allontanamento dai lavori d’Aula. Nel corso del processo è stata decisa anche la squalifica di un giorno per il collega M5S Alberto Airola, accusato di aver insultato alcuni esponenti del governo e della segreteria d’Aula. L’ufficio di presidenza ha poi deciso di sanzionare con una censura il capogruppo M5S Gianluca Castaldi per essersi avvicinato ai banchi del governo e il gruppo della Lega Nord per aver sventolato in aula dei soldi per denunciare la “compravendita dei senatori verdiniani” che ci sarebbe stata, secondo loro, per il ddl Boschi. Nei prossimi giorni ci sarà una nuova riunione per parlare dei fatti della seduta di giovedì primo ottobre, quando ad essere attaccato è stato invece il ministro per le Riforme.

Tra i precedenti in termini di sanzioni per il comportamento in Aula c’è il caso di Massimo De Rosa, deputato grillino che a inizio 2014 disse alle parlamentari Pd: “Siete qui solo perché siete brave a fare dei pompini”. In quell’occasione l’ufficio di presidenza aveva deciso di sospenderlo per 3 giorni e di inviargli una lettera di biasimo. A novembre 2014 invece i senatori Sergio Puglia e Rosetta Blundo erano stati puniti con 10 giorni di stop per l’ostruzionismo durante il voto sul decreto Sblocca Italia: i due avevano cercato di impedire il passaggio dei colleghi che andavano verso l’urna e il presidente Roberto Calderoli aveva dovuto chiedere che i parlamentari votassero stando seduti. “Il Paese è al rovescio”, ha commentato il vicepresidente M5S della Camera Di Maio, “ai due che hanno mimato gesti sessisti 5 giorni, a Di Battista ne sono stati dati quindici per aver urlato ‘tagliati lo stipendio’ a un deputato ed aver gridato ‘onestà’. Tutto ciò non è normale”.

Il “processo” dell’ufficio di presidenza è durato più di tre ore: iniziato alle 13, è stato interrotto per alcuni minuti perché non erano presenti tutti i rappresentanti dei gruppi. All’appello mancava il referente dei fittiani (Conservatori e riformisti) e i verdiniani (Ala), di cui fa parte proprio Barani. Dopo alcune telefonate, sono arrivati Ciro Falanga per Ala e per i Conservatori e riformisti Cinzia Bonfrisco. Il questore M5S Laura Bottici ha deciso di astenersi dal voto: “Io non ho partecipato”, ha detto. “Per un fatto così grave non ha senso dare solo 5 giorni di sospensione, è assurdo”.

Secondo le ricostruzioni, Pietro Grasso avrebbe chiesto di irrogare il massimo della pena (dieci sedute di sospensione), sostenuto soprattutto dalla vice presidente Linda Lanzillotta, dal questore M5S Bottici, dalla capogruppo Cr Bonfrisco, e da un fronte femminile integrato dal dem friulano Carlo Pegorer. Ma non è bastato a battere il fronte di chi ha minimizzato l’accaduto. “Ok si vede D’Anna, ma non si capisce con chi ce l’ha”. “E Barani? E’ quello? Ma che cosa sta facendo mica si percepisce”. Questi alcuni degli interventi riportati. Durante la seduta, in cui non ci sono stati ralenti o ingrandimenti mirati su fotogrammi, son volate battute sul tasso di provocazione insito nell’atteggiamento di alcune senatrici grilline. Della serie: se la son cercata. Alla fine, Grasso, ascoltati tutti, compresi ovviamente i componenti del Pd, si è attestato nella sua proposta di sintesi, sui cinque giorni di punizione.

Secondo il gruppo Ala si è trattato del “primo caso di una condanna per insufficienza di prove”. Diversa la ricostruzione secondo la senatrice grillina Lezzi: “Siamo delusi”, ha commentato, “ma abbiamo desiderio di superare questa vicenda piuttosto squallida. Io comunque non ho fatto alcun gestaccio in Aula. E i fatti mi danno ragione visto che visionando la moviola non si è visto proprio nulla”. E comunque, ha concluso la senatrice 5 Stelle, “né D’Anna, né Barani hanno ancora chiesto scusa…”.

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