“Nel braccio di ferro in corso tra Difesa e Tesoro sul budget militare quale carta migliore di una ‘necessità operativa’ per difendere i fondi destinati alla spesa militare? Quale migliore scusa per un rafforzamento, altro che tagli, del budget della Difesa di una bella eventualità di impegno diretto contro le milizie terroriste dell’Isis?”. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo commenta così la notizia che anche i Tornado italiani parteciperanno ai bombardamenti contro l’Isis in Iraq. L’inaspettata decisione della Difesa non è ancora ufficiale, ma la prima bomba – politica – è già stata sganciata sull’obiettivo: il Ministero del Tesoro e la sua richiesta di tagli alle spese militari.
L’ipotesi di un’escalation dell’intervento militare italiano in Iraq arriva nel pieno dello scontro politico tra Difesa e Tesoro sulla richiesta di Padoan di diminuire di 4-500 milioni il budget militare annuale (23 miliardi) in quanto “non coerente con le effettive necessità”. Solo ieri il sottosegretario alla Difesa, l’ex generale Domenico Rossi (ex Scelta Civica, ora Per l’Italia-Centro Democratico) dichiarava che “non vi sono più margini di riduzione delle risorse disponibili senza rischiare di incidere direttamente sull’efficienza delle forze armate, specie in un momento di massima esigenza di sicurezza”. Del resto, osserva ancora Vignarca, la Difesa ha avanzato “cospicue richieste di finanziamento per nuovi sistemi d’arma a partire già dal 2016”, e l’annuncio sull’Iraq è “del tutto funzionale a questa partita a scacchi sui soldi”.
Secondo il Corriere della Sera, i quattro Tornado italiani basati in Kuwait che da un anno svolgono in Iraq solo missioni di ricognizione e designazione obiettivi – al costo di 28mila euro all’ora per ogni aereo – effettueranno presto anche missioni di bombardamento contro lo Stato Islamico, come già fanno da tempo – con scarsissimi risultati – i cacciabombardieri di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Norvegia, Olanda e Danimarca. Una nota del Ministero della Difesa ha poi chiarito che al momento non è ancora stata presa una decisione in tal senso, confermando che però l’ipotesi è in fase di valutazione di concerto con gli alleati – proprio oggi la ministra Pinotti incontrava a Sigonella il nuovo capo del Pentagono Ash Carter.
Anche secondo il vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, Massimo Artini (ex Cinquestelle, ora Alternativa Libera), “la tempistica di questa notizia influirà certamente sul dibattito intorno ai ventilati tagli alle spese militari da inserire nella prossima legge di stabilità: se andiamo a bombardare in Iraq la Difesa avrà buon gioco a rivendicare la necessità di fondi, a partire da quelli per le scorte di missili e bombe che sganceranno i nostri Tornado e che non ricrescono sugli alberi”.
“La notizia – concorda Luca Frusone (M5S) – è stata fatta trapelare non a caso in questo momento. Quando si parla di tagli alla Difesa c’è sempre un colpo di reni da parte dei militari per giustificare la necessità di finanziamenti. E’ stato sempre così: basta pensare a come la Marina ha sapientemente sfruttato l’emergenza migranti e l’operazione Mare Nostrum per ottenere più facilmente miliardi di finanziamenti per il rinnovo della flotta navale”. Non solo, secondo altri esponenti dell’opposizione, come Giulio Marcon (Sel), il momento in cui arriva questa notizia non è una coincidenza. Persino fonti del Pd sentite da ilfattoquotidiano.it ritengono che nella tempistica di questo annuncio “ci sia una buona dose di marketing” legata al dibattito sul budget della Difesa.
Sui progetti interventisti della Pinotti si saprà forse qualcosa di più stasera, quando la ministra andrà in Parlamento per riferire sullo stato delle missioni militari italiane all’estero – da rifinanziare con centinaia di milioni di euro per l’ultimo trimestre dell’anno. Dopodiché, se la Difesa formalizzerà la sua decisione, sarà necessario un voto parlamentare per autorizzare i bombardamenti, che trasformano in missione di guerra quella che nell’estate 2014 il Parlamento autorizzò solo come invio di aiuti e armi ai combattenti Peshmerga curdi. Da allora, pur senza ulteriori passaggi parlamentari, la missione “Prima Parthica” ha subito una costante escalation con l’invio in Iraq, oltre ai quattro Tornado, di due droni Predator, un aerocisterna KC-767 e 530 uomini tra avieri, addestratori e consiglieri militari.
Politica
Stato islamico, Rete Disarmo: “Tornado italiani in Iraq? Alibi per non tagliare budget delle spese militari”
Il coordinatore di Rete Disarmo Francesco Vignarca commenta così la notizia - non ufficiale - di un intervento armato dei nostri caccia in Iraq che arriva in pieno scontro tra Tesoro e Difesa per intervenire sul bilancio - 23 miliardi - del ministero: "Quale carta migliore di una ‘necessità operativa’ per difendere i fondi destinati alla spesa militare?"
“Nel braccio di ferro in corso tra Difesa e Tesoro sul budget militare quale carta migliore di una ‘necessità operativa’ per difendere i fondi destinati alla spesa militare? Quale migliore scusa per un rafforzamento, altro che tagli, del budget della Difesa di una bella eventualità di impegno diretto contro le milizie terroriste dell’Isis?”. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo commenta così la notizia che anche i Tornado italiani parteciperanno ai bombardamenti contro l’Isis in Iraq. L’inaspettata decisione della Difesa non è ancora ufficiale, ma la prima bomba – politica – è già stata sganciata sull’obiettivo: il Ministero del Tesoro e la sua richiesta di tagli alle spese militari.
L’ipotesi di un’escalation dell’intervento militare italiano in Iraq arriva nel pieno dello scontro politico tra Difesa e Tesoro sulla richiesta di Padoan di diminuire di 4-500 milioni il budget militare annuale (23 miliardi) in quanto “non coerente con le effettive necessità”. Solo ieri il sottosegretario alla Difesa, l’ex generale Domenico Rossi (ex Scelta Civica, ora Per l’Italia-Centro Democratico) dichiarava che “non vi sono più margini di riduzione delle risorse disponibili senza rischiare di incidere direttamente sull’efficienza delle forze armate, specie in un momento di massima esigenza di sicurezza”. Del resto, osserva ancora Vignarca, la Difesa ha avanzato “cospicue richieste di finanziamento per nuovi sistemi d’arma a partire già dal 2016”, e l’annuncio sull’Iraq è “del tutto funzionale a questa partita a scacchi sui soldi”.
Secondo il Corriere della Sera, i quattro Tornado italiani basati in Kuwait che da un anno svolgono in Iraq solo missioni di ricognizione e designazione obiettivi – al costo di 28mila euro all’ora per ogni aereo – effettueranno presto anche missioni di bombardamento contro lo Stato Islamico, come già fanno da tempo – con scarsissimi risultati – i cacciabombardieri di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Norvegia, Olanda e Danimarca. Una nota del Ministero della Difesa ha poi chiarito che al momento non è ancora stata presa una decisione in tal senso, confermando che però l’ipotesi è in fase di valutazione di concerto con gli alleati – proprio oggi la ministra Pinotti incontrava a Sigonella il nuovo capo del Pentagono Ash Carter.
Anche secondo il vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, Massimo Artini (ex Cinquestelle, ora Alternativa Libera), “la tempistica di questa notizia influirà certamente sul dibattito intorno ai ventilati tagli alle spese militari da inserire nella prossima legge di stabilità: se andiamo a bombardare in Iraq la Difesa avrà buon gioco a rivendicare la necessità di fondi, a partire da quelli per le scorte di missili e bombe che sganceranno i nostri Tornado e che non ricrescono sugli alberi”.
“La notizia – concorda Luca Frusone (M5S) – è stata fatta trapelare non a caso in questo momento. Quando si parla di tagli alla Difesa c’è sempre un colpo di reni da parte dei militari per giustificare la necessità di finanziamenti. E’ stato sempre così: basta pensare a come la Marina ha sapientemente sfruttato l’emergenza migranti e l’operazione Mare Nostrum per ottenere più facilmente miliardi di finanziamenti per il rinnovo della flotta navale”. Non solo, secondo altri esponenti dell’opposizione, come Giulio Marcon (Sel), il momento in cui arriva questa notizia non è una coincidenza. Persino fonti del Pd sentite da ilfattoquotidiano.it ritengono che nella tempistica di questo annuncio “ci sia una buona dose di marketing” legata al dibattito sul budget della Difesa.
Sui progetti interventisti della Pinotti si saprà forse qualcosa di più stasera, quando la ministra andrà in Parlamento per riferire sullo stato delle missioni militari italiane all’estero – da rifinanziare con centinaia di milioni di euro per l’ultimo trimestre dell’anno. Dopodiché, se la Difesa formalizzerà la sua decisione, sarà necessario un voto parlamentare per autorizzare i bombardamenti, che trasformano in missione di guerra quella che nell’estate 2014 il Parlamento autorizzò solo come invio di aiuti e armi ai combattenti Peshmerga curdi. Da allora, pur senza ulteriori passaggi parlamentari, la missione “Prima Parthica” ha subito una costante escalation con l’invio in Iraq, oltre ai quattro Tornado, di due droni Predator, un aerocisterna KC-767 e 530 uomini tra avieri, addestratori e consiglieri militari.
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Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Chiediamo che la premier Meloni venga in aula prima del consiglio europeo di giovedì 6 marzo". Alla richiesta della presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, in aula alla Camera si sono associate anche le altre opposizioni. "E' inaccettabile che il presidente del Consiglio si sottragga al Parlamento che non è il passacarte dei decreti del governo. Siamo abituati alla sedia vuota della Meloni ma siamo ancor piu' preoccupati dell'assenza in aula. Qual è la posizione di Meloni su Europa, sulla collocazione internazionale, sulla difesa comune, sull'Ucraina, sui dazi? Meloni deve riferire al Parlamento", sottolinea Braga.
Marco Grimaldi di Avs ha chiesto anche un'informativa al ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "Chiediamo al governo di uscire dal silenzio". E quindi Benedetto Della Vedova di Più Europa: "Noi vogliamo che la premier venga a riferire. Lo fa per i consigli europei ordinari, molto meno rilevanti. Lo faccia a maggior ragione per questo consiglio europeo straordinario che ha una straordinaria importanza. Venga a spiegare quale è la posizione che intende portare". Fabrizio Benzoni, rinnovando la richiesta a nome di Azione, osserva: "Forse la premier Meloni ha paura di confrontarsi con l'opposizione, ma anche con la sua maggioranza vista la posizione della Lega. Siamo pronti anche a bloccare i lavori pur di avere una risposta dalla presidente del Consiglio".
Infine i 5 Stelle con il capogruppo Riccardo Ricciardi: "Abbiamo chiesto le comunicazioni di Meloni e non una informativa in modo che ci sia un voto. Lo abbiamo chiesto mercoledì scorso e nel frattempo è successo di tutto: un piano da 800 miliardi di riarmo dell'Europa, i dazi di Trump e lo scontro tra Trump e Zelensky nello studio ovale e Meloni ancora non si degna di venire in Parlamento". Infine Maria Elena Boschi di Italia Viva: "Ci uniamo alla richiesta delle altre opposizioni, richiesta già avanzata all'ultima capigruppo e rinnovata con lettera il 1 marzo al presidente della Camera. Non abbiamo avuto risposte. Nelle prossime 48 ore questo Parlamento non può discutere alcun argomento più importante di quello del consiglio europeo di giovedì 6 marzo. Noi siamo pronti a convocarci, anche di notte".
(Adnkronos) - “Sono passati 20 anni da quando Nicola Calipari ha perso la vita, durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Un sacrificio che resta impresso nella memoria collettiva del Paese. Oggi sottolineiamo come Calipari rappresenti un esempio di impegno, professionalità e umanità. Un uomo che ha donato la propria vita proteggendo con il suo corpo Giuliana Sgrena. Un gesto istintivo e consapevole, che conferma il valore di un servitore dello Stato". Lo scrive su Facebook il vicepresidente di Noi moderati alla Camera Pino Bicchielli, capogruppo in commissione Difesa.
"Il dolore e la rabbia per la sua perdita -aggiunge- restano vivi, alimentati dalla mancanza di una giustizia compiuta. Troppe incongruenze e omissioni hanno segnato questa vicenda, in contrasto con la dedizione che Calipari ha sempre dimostrato. Fu un grande mediatore, capace di tessere relazioni complesse con attenzione e sensibilità. A Forte Braschi, sede a lui intitolata, il ricordo rimane vivo, così come nei tanti che scelgono di servire il Paese con la stessa dedizione. L’Italia intera conserva con orgoglio la memoria di una figura di tale rilievo umano e professionale”.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Di fronte alle minacce e alle fratture operate da Trump, alla sospensione degli aiuti militari a Kiev, armarsi fino ai denti non è la soluzione per l'Europa. Non lo sono 27 eserciti che ingrassano le industrie di armamenti. Il protagonismo dell'Europa non si recupera senza fare i conti con decenni persi senza costruirsi un’identità politica. Si assuma un'iniziativa diplomatica per la pace, una volta per tutte. Se non si cambia passo si muore". Lo ha detto intervenendo alla Camera il Vicecapogruppo di AVS alla Camera Marco Grimaldi chiedendo una informativa alla presidenza del Consiglio Meloni e al ministro degli Esteri Tajani.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Chiediamo la presenza in aula della presidente del Consiglio. Ieri sera l'abbiamo sentita in tv.: riflessioni interessanti ma anche confuse. Prendiamo atto che ancora una volta la premier ha scelto il video, con le domande compiacenti di qualche intervistatore, invece che venire in quest'aula". Così la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, in aula alla Camera chiedendo la presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Parlamento.
"Non intendiamo entrare nel merito delle cose dette" da Meloni e "neanche delle provocazioni: la premier ha chiesto in tv alle opposizioni cosa pensano dell'invio di truppe a Kiev senza mai aver comunicato nelle sede ufficiali le intenzioni del governo. Non basta un incontro volante con i giornalisti a margine di vertici internazionali. Rinnovo a nome del Pd la richiesta già fatta la scorsa settimana: la presidente del Consiglio venga in Parlamento".
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - “Quando la scienza entra in commissione Covid, la verità emerge in modo chiaro ed inequivocabile. Anche Nicola Petrosillo, già direttore del Dipartimento clinico e di ricerca dell'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, ha confermato che i vaccini sono stati fondamentali per contenere la diffusione del virus. Allo stesso modo, ha sottolineato come la pandemia abbia preso alla sprovvista tutto il mondo, con la conseguenza che gli interventi, compresi quelli farmacologici, avvenivano man mano che emergevano nuove evidenze scientifiche”. Così, la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli.
Milano, 4 mar. (Adnkronos) - "La grande, importante e complessa novità di quest’anno, che vogliamo lanciare al nostro mondo e ai nostri stakeholder, è l’impegno sul tema dell'educazione sentimentale. Un tema da inserire nel mondo della scuola, indispensabile per aiutare i giovani a imparare, oltre l'abc della grammatica, anche l’abc dei sentimenti e avere strumenti migliori per inserirsi in un mondo di relazione meno individuale e più collettivo. È un argomento complesso, ma ne vogliamo discutere. Le cooperative lo faranno nei territori con le associazioni, con le istituzioni, con i nostri soci. Perché solo da una consapevolezza collettiva si può anche essere più credibili e più proattivi verso le istituzioni". Così Maura Latini, presidente di Coop Italia, in occasione della presentazione della campagna 'Dire, fare, amare', a favore dell’educazione alle relazioni nella scuola, lanciata da Coop nell’ambito della quinta edizione del progetto 'Close the gap' dedicato alla parità di genere e all’inclusione.
Nel corso dell’evento, Coop ha presentato anche i risultati dell’indagine 'La scuola degli affetti' svolta in collaborazione con Nomisma e gli ultimi dati di avanzamento dell’impegno di Coop per la parità di genere e l’inclusione, come le certificazioni di genere e l’inserimento di donne vittime di violenza. In particolare, Coop ha "confermato una quota importante di donne nel gruppo dirigente e nel consiglio d'amministrazione, oltre alla formazione delle donne per ruoli di responsabilità - fa sapere la presidente Latini -. A questo si è aggiunta anche la certificazione Uni 125 sulla parità di genere. Una certificazione che ogni anno deve essere rinnovata e che per questo richiede un lavoro costante perché l'ambiente di lavoro vada nella direzione giusta - dice - A questo abbiamo aggiunto anche un impegno importante sulla formazione per l'inclusione e la parità di genere - aggiunge - con i nostri fornitori di prodotto a marchio, che su base volontaria hanno aderito, usufruendo di prodotti formativi realizzati da Oxfam e da scuola Coop".
Oltre ai risultati raggiunti, Coop si impegna per un futuro a sostegno delle donne e della parità di genere: "Il nostro impegno continuerà come ogni anno, contro la violenza di genere a sostegno di Differenza Donna, il numero 1522 e le case famiglia che nei territori accolgono le donne. Ma c'è una novità molto bella - annuncia Latini - nelle nostre cooperative i direttori del personale si stanno impegnando per inserire all'interno del mondo del lavoro donne fuoriuscite da un percorso di violenza, perché l'autonomia economica data dal lavoro è un elemento fondamentale affinché una donna che ha vissuto qualcosa di così traumatico si possa affrancare", le sue parole.
Milano, 4 mar. (Adnkronos) - Dalla survey 'La scuola degli affetti', svolta in collaborazione con Nomisma, con la quale si è indagata l’opinione delle famiglie italiane sulla necessità di inserire l’educazione alle relazioni nel percorso formativo di bambini e ragazzi, tema al centro della campagna 'Dire, fare, amare' di Coop Italia lanciata nell’ambito della quinta edizione del progetto 'Close the Gap', emerge che "le famiglie sono consapevoli dell’importanza che avrebbe l’avere corsi di educazione sessuale nelle scuole, perché è il contesto adatto. Al tempo stesso però, le famiglie sono preoccupate dal fatto che questi temi possano essere trattati con superficialità e che manchi il personale competente, in grado di trasmettere queste competenze ai ragazzi. È una giusta preoccupazione, che si supera sapendo che il personale competente è presente ed è in grado di trasmettere queste conoscenze e competenze in modo corretto". Queste le parole di Antonella Dentamaro, vice presidente di Aied nazionale - Associazione italiana per l'educazione alla demografia, in occasione della presentazione della campagna 'Dire, fare, amare'.
Oltre ai risultati dell’indagine, nel corso dell’evento Coop ha presentato anche gli ultimi dati di avanzamento dell’impegno di Coop per la parità di genere e l’inclusione, come le certificazioni di genere e l’inserimento di donne vittime di violenza: "Abbiamo, infatti, le linee guida dell'Oms, che sono state pensate e studiate da un gruppo multidisciplinare di professionisti della materia, che hanno concepito linee guida specifiche a seconda della fascia d'età. Infatti, ogni età ha le proprie competenze da acquisire - sottolinea Dentamaro - E' un protocollo sperimentato. Non si può parlare di neutralità perché niente è neutrale, ma è molto scientifico, molto sicuro e accogliente nel modo di trasmettere le competenze. Quindi, non c'è nulla da inventare: si tratta di iniziare ad avere questo percorso nel nostro sistema scolastico e in questo modo rinnovare la scuola, anche perché è una richiesta che arriva dagli stessi ragazzi, sostenuti dalle famiglie", conclude.