
Grazie a lui milioni di cittadini europei possono oggi chiedere ed ottenere che Google ed i gestori di ogni altro motore di ricerca debbano disindicizzare qualsiasi pagina web che li riguardi, abbandonandola, di fatto, alla deriva nel mare del web.
Lui però, Mario Costeja Gonzalez deve rassegnarsi all’idea che cercando l’oblio è entrato – forse per sempre – nella storia e che per questo i cittadini del mondo intero hanno e avranno, chissà per quanto tempo, il diritto di interrogare Google e ogni altro motore di ricerca con il suo nome ed il suo cognome e accedere a tutte le informazioni che lo riguardano.
E’ questa la sintesi della decisione – per taluni versi paradossale – cui è pervenuta nei giorni scorsi l’Autorità Garante per la protezione della privacy spagnola, rigettando un ricorso del Sig. Costeja Gonzalez, ovvero il cittadino spagnolo dal quale ha avuto origine l’ormai arcinota vicenda giudiziaria che ha poi condotto, nel maggio dello scorso anno, la Corte di Giustizia dell’Unione europea a stabilire che chiunque, a tutela del proprio diritto all’oblio, può chiedere ad un motore di ricerca di dissociare il proprio nome da qualsivoglia informazione pubblicata online purché non sussista un preminente interesse pubblico alla conoscenza dell’informazione medesima.
Nel marzo del 2015, il Sig. Costeja Gonzalez – dopo aver senza successo formulato analoga richiesta a Google ed essersela vista respingere – aveva chiesto all’Autorità spagnola per la tutela della privacy di ordinare a Big. G di disindicizzare un post nel quale si ripercorreva la propria vicenda – ovvero esattamente quella relativa ai propri debiti verso le Casse reali spagnole della quale, alla fine, grazie alla Sentenza della Corte di Giustizia, aveva ottenuto la disindicizzazione – e si aggiungevano taluni particolari sulla sua vita personale, spingendosi a pubblicare una sua fotografia.
Ma l’Agenzia spagnola per la tutela dei dati personali, questa volta, ha dato ragione a Google che nel dire di no alla richiesta di disindicizzazione inoltratagli dal Sig. Costeja Gonzalez gli aveva risposto che “In questo caso, sembra che l’URL che si chiede di disindicizzare include informazioni su di lei rilevanti per il pubblico e non obsolete. Quindi, possiamo concludere che il riferimento a questo materiale nei risultati di ricerca è giustificata dall’interesse pubblico ad avere accesso ad esso”, condividendo anche quanto poi aggiunto, dalla stessa Google davanti all’insistenza del Sig. Gonzalez: “Google Inc. ha riesaminato la richiesta del ricorrente e ritiene che l’URL oggetto della richiesta di disindicizzazione si riferisce a informazioni e opinioni che hanno rilevanza e interesse pubblico indiscutibile. In particolare, si tratta di un link ad un post pubblicato su un blog personale nel quale si propongono informazioni e opinioni relative al procedimento dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea C 131/12, in cui il signor (X) [Costeja Gonzalez, ndr] e Google Inc. sono state parti, assieme alle Aepd [Agenzia spagnola per la tutela della privacy, ndr] e alla società spagnola, Google Spagna.
Come stabilito dalla Sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 13 maggio 2014, il diritto alla protezione dei dati deve cedere il passo alla libertà di espressione e di informazione quando le informazioni delle quali si chiede la disindicizzazione si riferiscono a questioni che sono di interesse generale. In questo senso, non può tacersi che il signor (X) è parte della storia recente, essendo parte in un procedimento giudiziario di particolare interesse e di interesse pubblico. In particolare, il suo nome sarà per sempre associato ad un importante sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Non va trascurato, inoltre, che il signor (X) non ha mai mostrato scrupoli ad esporsi pubblicamente, rilasciando interviste e esprimendo il suo parere sui procedimenti giudiziari in cui era una parte interessata. Il fatto che il signor ( X ) ha deliberatamente deciso di contribuire attivamente al dibattito pubblico attraverso la sua continua partecipazione alle interviste con i media in forma scritta, la radio e la comunicazione audiovisiva, determina che il legittimo interesse della società in materia di accesso informazioni e opinioni su di lui , anche attraverso i motori di ricerca quando si cerca dal suo nome , dovrebbe prevalere sul diritto alla protezione dei dati. Il signor (X) non può adesso ad agire contro le proprie azioni”.
E il Garante spagnolo della privacy, nella sua decisione dei giorni scorsi, fa sue – quasi parola per parola – le motivazioni con le quali Google ha respinto al mittente la richiesta di oblio dell’uomo che le ha imposto di riconoscere l’oblio a centinaia di milioni di cittadini europei”.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, dice un vecchio proverbio e – a volersi permettere una battuta in una storia nella quale evidentemente la vendetta c’entra poco – si potrebbe maliziosamente concludere che Google, questo piatto, nei confronti del Sig. Costeja Gonzalez, lo ha appena assaporato e gustato con soddisfazione.
Ma battute a parte, la storia – che sotto il profilo giuridico merita naturalmente ben altro approfondimento – è sintomatica dei rischi connessi al c.d. “effetto Streisand” che si registra quando il tentativo di rimuovere un dato da Internet provoca un effetto diametralmente opposto e che deve il suo nome all’attrice Barbra Streisand che nel 2003, nel tentativo di veder cancellata dalla Rete la foto aerea della sua villa californiana, ottenne invece di vederla rimbalzare su migliaia di blog e testate giornalistiche.
E così è accaduto al Sig. Costeja Gonzalez, passato alla storia per aver chiesto di essere dimenticato.
Guido Scorza
Componente del collegio del garante per la protezione dei dati
Diritti - 9 Ottobre 2015
Costeja Gonzalez: negato l’oblio all’uomo che lo ha regalato all’Europa
Grazie a lui milioni di cittadini europei possono oggi chiedere ed ottenere che Google ed i gestori di ogni altro motore di ricerca debbano disindicizzare qualsiasi pagina web che li riguardi, abbandonandola, di fatto, alla deriva nel mare del web.
Lui però, Mario Costeja Gonzalez deve rassegnarsi all’idea che cercando l’oblio è entrato – forse per sempre – nella storia e che per questo i cittadini del mondo intero hanno e avranno, chissà per quanto tempo, il diritto di interrogare Google e ogni altro motore di ricerca con il suo nome ed il suo cognome e accedere a tutte le informazioni che lo riguardano.
E’ questa la sintesi della decisione – per taluni versi paradossale – cui è pervenuta nei giorni scorsi l’Autorità Garante per la protezione della privacy spagnola, rigettando un ricorso del Sig. Costeja Gonzalez, ovvero il cittadino spagnolo dal quale ha avuto origine l’ormai arcinota vicenda giudiziaria che ha poi condotto, nel maggio dello scorso anno, la Corte di Giustizia dell’Unione europea a stabilire che chiunque, a tutela del proprio diritto all’oblio, può chiedere ad un motore di ricerca di dissociare il proprio nome da qualsivoglia informazione pubblicata online purché non sussista un preminente interesse pubblico alla conoscenza dell’informazione medesima.
Nel marzo del 2015, il Sig. Costeja Gonzalez – dopo aver senza successo formulato analoga richiesta a Google ed essersela vista respingere – aveva chiesto all’Autorità spagnola per la tutela della privacy di ordinare a Big. G di disindicizzare un post nel quale si ripercorreva la propria vicenda – ovvero esattamente quella relativa ai propri debiti verso le Casse reali spagnole della quale, alla fine, grazie alla Sentenza della Corte di Giustizia, aveva ottenuto la disindicizzazione – e si aggiungevano taluni particolari sulla sua vita personale, spingendosi a pubblicare una sua fotografia.
Ma l’Agenzia spagnola per la tutela dei dati personali, questa volta, ha dato ragione a Google che nel dire di no alla richiesta di disindicizzazione inoltratagli dal Sig. Costeja Gonzalez gli aveva risposto che “In questo caso, sembra che l’URL che si chiede di disindicizzare include informazioni su di lei rilevanti per il pubblico e non obsolete. Quindi, possiamo concludere che il riferimento a questo materiale nei risultati di ricerca è giustificata dall’interesse pubblico ad avere accesso ad esso”, condividendo anche quanto poi aggiunto, dalla stessa Google davanti all’insistenza del Sig. Gonzalez: “Google Inc. ha riesaminato la richiesta del ricorrente e ritiene che l’URL oggetto della richiesta di disindicizzazione si riferisce a informazioni e opinioni che hanno rilevanza e interesse pubblico indiscutibile. In particolare, si tratta di un link ad un post pubblicato su un blog personale nel quale si propongono informazioni e opinioni relative al procedimento dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea C 131/12, in cui il signor (X) [Costeja Gonzalez, ndr] e Google Inc. sono state parti, assieme alle Aepd [Agenzia spagnola per la tutela della privacy, ndr] e alla società spagnola, Google Spagna.
Come stabilito dalla Sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 13 maggio 2014, il diritto alla protezione dei dati deve cedere il passo alla libertà di espressione e di informazione quando le informazioni delle quali si chiede la disindicizzazione si riferiscono a questioni che sono di interesse generale. In questo senso, non può tacersi che il signor (X) è parte della storia recente, essendo parte in un procedimento giudiziario di particolare interesse e di interesse pubblico. In particolare, il suo nome sarà per sempre associato ad un importante sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Non va trascurato, inoltre, che il signor (X) non ha mai mostrato scrupoli ad esporsi pubblicamente, rilasciando interviste e esprimendo il suo parere sui procedimenti giudiziari in cui era una parte interessata. Il fatto che il signor ( X ) ha deliberatamente deciso di contribuire attivamente al dibattito pubblico attraverso la sua continua partecipazione alle interviste con i media in forma scritta, la radio e la comunicazione audiovisiva, determina che il legittimo interesse della società in materia di accesso informazioni e opinioni su di lui , anche attraverso i motori di ricerca quando si cerca dal suo nome , dovrebbe prevalere sul diritto alla protezione dei dati. Il signor (X) non può adesso ad agire contro le proprie azioni”.
E il Garante spagnolo della privacy, nella sua decisione dei giorni scorsi, fa sue – quasi parola per parola – le motivazioni con le quali Google ha respinto al mittente la richiesta di oblio dell’uomo che le ha imposto di riconoscere l’oblio a centinaia di milioni di cittadini europei”.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, dice un vecchio proverbio e – a volersi permettere una battuta in una storia nella quale evidentemente la vendetta c’entra poco – si potrebbe maliziosamente concludere che Google, questo piatto, nei confronti del Sig. Costeja Gonzalez, lo ha appena assaporato e gustato con soddisfazione.
Ma battute a parte, la storia – che sotto il profilo giuridico merita naturalmente ben altro approfondimento – è sintomatica dei rischi connessi al c.d. “effetto Streisand” che si registra quando il tentativo di rimuovere un dato da Internet provoca un effetto diametralmente opposto e che deve il suo nome all’attrice Barbra Streisand che nel 2003, nel tentativo di veder cancellata dalla Rete la foto aerea della sua villa californiana, ottenne invece di vederla rimbalzare su migliaia di blog e testate giornalistiche.
E così è accaduto al Sig. Costeja Gonzalez, passato alla storia per aver chiesto di essere dimenticato.
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Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - "Il rapporto delle Nazioni Unite sugli atti di genocidio contro il popolo palestinese conferma ciò che è accaduto sul terreno: un genocidio e la violazione di tutti i principi umanitari e legali". Lo ha detto all'Afp il portavoce del movimento islamico, Hazem Qassem.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".