Due filoni, uno dei quali vede al centro la discussa assegnazione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2015/18. Un possibile nuovo terremoto alle porte del calcio italiano. Epicentro in Svizzera e smottamenti a Milano, dove si trova il governo della Serie A. E Marco Bogarelli, il numero uno di Infront Italy, è indagato per turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Lo scrive il Corriere della Sera ricostruendo l’inchiesta della procura milanese condotta dall’aggiunto Giulia Perrotti e dai sostituti Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi. Un lungo lavoro partito dalla “movimentazione” di fondi esteri altrui da parte di Andrea Baroni, finito in carcere venerdì con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro di provenienza illecita, che ha portato a focalizzare l’attenzione anche sull’assegnazione dei diritti di trasmissione del campionato italiano, poiché Infront Italy – advisor della Lega Calcio, della Figc e partner nel marketing di numerosi club di A e B – è cliente, dicono gli inquirenti, della società Tax & Finance, di cui Baroni è socio. Andiamo con ordine.
Tax & Finance, vecchie conoscenze di B. E consulenti di Mr Bee
Baroni, arrestato ieri su ordine del gip Giuseppe Gennari, è un fiscalista italiano residente in Svizzera e uno dei tre uomini a capo della Tax and Finance, società di Lugano con sedi in tutto il mondo (Inghilterra, Panama, Dubai, Monaco) specializzata nella “consulenza fiscale internazionale”. La svolta nelle indagini sulla gestione di fondi esteri è arrivata grazie a “un voluminoso e dettagliato dossier con nomi, fatti e soldi – scrive il Corriere – spedito da un anonimo alle Fiamme gialle”. Della società svizzera e di Baroni aveva già parlato a inizio settembre L’Espresso per il suo ruolo nella compravendita del Milan e in vicende giudiziarie di Berlusconi: la Tax & Finance, infatti, sta assistendo Bee Taechaubol nella travagliata acquisizione del club rossonero che, specifica oggi il quotidiano di via Solferino, è totalmente estranea all’indagine. Oltre a Baroni, i fondatori della T&F sono Gerardo Segat e Paolo Di Filippo, tutti e tre nomi non nuovi nella galassia berlusconiana. La loro carriera era infatti iniziata nel gruppo del finanziere Ali Sarikhani, in particolare negli uffici londinesi della Edsaco, la società che gestiva la rete offshore di Fininvest, costata una condanna definitiva a Silvio Berlusconi nel 2013 per frode fiscale. Non solo. Baroni, infatti, è citato (ma non è mai stato indagato) negli atti del processo poiché il 16 aprile 1996 fu uno degli uomini che consegnarono alla Metropolitan Police i documenti richiesti nel corso del “gentlemen’s agreement”. Dieci anni più tardi si scoprirà che tra quelle carte mancavano gli atti riferibili alle “off-shore personali” di Berlusconi: un fatto che i pm definirono “gravissimo” ma per il quale Baroni – ricorda L’Espresso – non è mai stato interrogato o indagato perché si limitò a eseguire gli ordini dei superiori.
Infront e diritti tv della A. Berlusconi: “Fu guerra”
Indagando negli scorsi mesi su Baroni, i magistrati milanesi si sono imbattuti in suo cliente, Infront Italy. E da lì è partito il secondo filone, quello relativo all’assegnazione dei diritti tv della Serie A nel quale è indagato Bogarelli, uomo da sempre vicino a Galliani e Berlusconi. Un’ asta il cui bando era stato curato proprio da Infront in qualità di advisor della Lega Calcio. Sulla vicenda – già all’epoca finita nell’occhio del ciclone per lo scontro frontale tra Mediaset e Sky e messa nel mirino anche dall’Antitrust che darà una risposta nell’aprile 2016 – l’ipotesi della procura è che i dirigenti di Infront siano arrivati a turbare “il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto dei bandi”, oltre ad aver “turbato il corretto e imparziale svolgimento delle gare” con il fine di “condizionare le modalità di scelta violando i canoni di trasparenza e leale correttezza”. Per questo nella giornata di venerdì gli inquirenti si sono recati negli uffici della Confindustria del calcio italiano per richiedere l’esibizione degli atti relativi a quella vendita da quasi un miliardo di euro. Sulla cui regolarità si addensano sempre più nubi. Ma Silvio Berlusconi vede il sereno: “C’è stata una guerra totale con Sky. Se ci fosse stato un accordo – ha detto durante una manifestazione di Forza Italia – avremmo pagato di meno. E poi una turbativa d’asta può riguardare solo gli enti pubblici”.