“Ho ricevuto la solidarietà dei miei dipendenti. Vogliono scendere in piazza con un cartello: ‘Se Bulgarella è mafioso anche noi siamo mafiosi’. Sono con me al cento per cento”. Il costruttore Erice (Trapani), ma pisano di adozione, Andrea Bulgarella, continua a difendersi dalle accuse della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che lo ha iscritto nel registro degli indagati per impiego di denaro di provenienza illecita in concorso, associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita con l’aggravante, per tutti i reati, del metodo mafioso.
In tutto sono dieci le persone indagate a vario titolo, tra queste il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, accusato di aver favorito Bulgarella e, tramite il costruttore, il superboss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. “Sono stato l’unico a fare l’antimafia – dice l’imprenditore dalle colonne de Il Tirreno – Io l’ho fatta, lo Stato no”.
Nel decreto di perquisizione dell’8 ottobre vengono riportate – oltre a quelle di Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato che fece saltare in aria Giovanni Falcone – le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Siino. Scrivono i pm: “In data 14 aprile 2000, aveva riferito sui problemi che sia Bulgarella che il cognato Giuseppe Poma avevano creato all’interno del sodalizio mafioso perché non sempre obbedivano a Vincenzo Virga e che addirittura li volevano ammazzare. Ed era stato proprio Siino a calmare le acque dicendo al Virga che avrebbe risolto i problemi. Siino, sentito dal pm in data 10 febbraio 2014, ha specificato di aver conosciuto personalmente il Bulgarella e che sia Ciccio Messina Denaro che Filippo Guttadauro, rispettivamente padre e cognato del latitante Matteo Messina Denaro, gli dissero che lui, nonostante ‘babbiasse’, cioè scherzasse, era a disposizione della famiglia mafiosa, interessata a seguire le sue iniziative imprenditoriali. Siino ricorda anche che altro imprenditore della zona, Rosario Cascio, che aveva una grande cava che forniva calcestruzzo e cemento in tutta la Sicilia, intorno all’anno 1997 gli disse che Ciccio Messina Denaro gli aveva chiesto di avere ‘un occhio di riguardo‘ nei confronti del Bulgarella nella fornitura del cemento”.
Secondo i magistrati fiorentini, proprio grazie ai presunti rapporti “con esponenti di spicco della famiglia mafiosa trapanese” – scrive l’antimafia nel decreto di perquisizione – Bulgarella “sembra essere riuscito ad effettuare acquisti e investimenti per svariate decine di milioni di euro prevalentemente in Toscana, costituenti principalmente il provento dell’attività da lui svolta in seno alla società Calcestruzzi Ericina che dalle sue mani passa direttamente a quelle del boss mafioso Vincenzo Virga”.
Nel ’99 – riporta ancora Il Tirreno – l’imprenditore di Erice scrisse una lettera alla commissione antimafia arrivata a Trapani: “Ho capito che l’indirizzo da parte degli organi di controllo è quello di escludere dagli incontri gli imprenditori, confermando l’ipotesi che ogni qualvolta le imprese sperano di poter interloquire con le istituzioni quest’ultime appongono se non disprezzo e sospetto, non celata, anzi palese indifferenza. Mai nessuno ha detto o fatto rilevare che più del 90% dei grossi appalti in questo territorio è stato realizzato da cooperative ed imprese del Nord. Mi piacerebbe sapere quante di queste opere siano state realizzate in maniera trasparente”.
In passato l’imprenditore ha anche denunciato di aver subito attentati intimidatori che – a suo dire – lo spinsero a trasferire i suoi business in Toscana dove viene considerato un costruttore di successo grazie alla costruzione di alberghi tra Pisa e la Versilia e alla ristrutturazione dell’hotel Palazzo di Livorno: “Volevo cambiare le cose ma, purtroppo, non ho avuto l’appoggio delle istituzioni – disse – Nel 1990 trovai 50 kg di dinamite all’ingresso della mia abitazione. Sono rimasto libero ma ho pagato un caro prezzo: la mia impresa edile non effettua più lavori pubblici”.