Gli ulivi salentini colpiti da Xylella fastidiosa cadono per mano dei loro stessi proprietari. Al via oggi gli abbattimenti fai da te. Nessuna resistenza, nessuna opposizione a Trepuzzi, primo dei comuni leccesi in cui trova applicazione il nuovo piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti. A Torchiarolo, nel Brindisino, invece, si procede al momento a metà: giù 22 piante malate, ma gli agricoltori si stanno rifiutando di fare il deserto nel raggio di cento metri intorno, risparmiando gli alberi sani. Si è aperta così la settimana in cui, dopo le azioni di forza nei mesi di aprile e luglio ad Oria, si inaugura la nuova strategia per dare esecuzione alle direttive imposte da Bruxelles e formalizzate dall’Italia: soldi per oliare i tagli ed evitare problemi di ordine pubblico.
I ristori economici, da 98 a 146 euro a pianta, saranno corrisposti solo a coloro che avvieranno gli abbattimenti volontariamente. Per chi si rifiuta, si procederà in danno, tramite l’agenzia regionale Arif, con l’accollo delle spese e una sanzione amministrativa che può arrivare fino a 3mila euro. Obtorto collo, resta poco da fare. “Se la sono studiata bene, stavolta. Non ci hanno lasciato margine di iniziativa”, allarga le braccia Tiziano Maggi, frantoiano di Trepuzzi. Nei prossimi giorni, procederà anche lui con il taglio di 55 alberi su 270. Solo quelli sono risultati positivi al patogeno, benché quasi tutti abbiano sintomi di disseccamento. Lucio Pezzuto, il suo dirimpettaio, in mattinata ha già messo in moto le motoseghe: da fare a pezzi sono 187 piante su 505. E’ una sequenza che si ripete in contrada Mazzapinta, dove la ghigliottina investirà, nel complesso, 833 ulivi: i più colpiti sono quelli che hanno tra i 40 e i 50 anni, piantati al posto dei tendoni per l’uva, quando qui sono piovuti i soldi per l’espianto dei vigneti.
Ora, la storia sembra ripetersi. Non mancano gli alberi secolari, sculture viventi destinate alle ruspe. “Io ne ho 17. E mi hanno imposto di sradicarli tutti. Non è il valore economico la vera perdita, ma quello affettivo” dice un altro agricoltore, Fedele Greco. Difficile anche salvare il raccolto. Per terra ci sono fronde cariche di olive in fase di maturazione, gli scuotitori non sono riusciti a far cadere la gran parte del frutto: il 70 per cento andrà perduto. Un altro mese, anche meno forse, sarebbe bastato. Invece, c’è una deadline fissata al 31 ottobre, giorno entro il quale dovrebbe essere conclusa la prima tranche, più urgente, delle operazioni.
Nel nord Salento, tutti la conoscono questa data. “Per noi, quelle imposte sono azioni di facciata, perché bisogna dare all’Ue la prova che si sta procedendo in qualche modo, per evitare una procedura d’infrazione”. Questo è il sentire comune, sui campi in cui regna la rassegnazione. “E’ questa la soluzione? Lo sappiamo che non è così”, scuote i colleghi Francesco Pezzuto, unico produttore trepuzzino ad aver adito le vie legali già in primavera, rimanendo, però, una Cassandra. A Torchiarolo, obbedienza sì, ma fino a un certo punto. Si attende in questi giorni il responso del Tar Lazio sulla sospensiva richiesta da 21 proprietari tramite il ricorso depositato oggi dall’avvocato Mariano Alterio. Gli altri stanno eradicando solo in parte: ok alla scure sulle piante infette, ma ci si rifiuta di fare il deserto nei tre ettari intorno. È il criterio che si applica alla fascia cuscinetto in cui ricade il comune e in base al quale, stando ai dati contenuti nel piano commissariale e aggiornati al 31 agosto, nel Brindisino, a fronte di soli otto ulivi malati dovranno esserne cancellati 2032. Il paradosso? Una parte dei focolai di Torchiarolo ricade lungo lo spartifeudo con il Leccese, che rientra, invece, nella zona infetta. Di conseguenza, il raggio di cento metri si interrompe lungo il confine amministrativo. Uno scenario degno di Assola, il paesino metà francese e metà italiano protagonista del film di Totò, quello dal titolo che qui calza a pennello: “La legge è legge”.