“L’utilizzo del contante alimenta le possibilità di sviluppare
economia sommersa“, il cui valore in Italia “è compreso, secondo le stime Istat, fra i 255 e i 275 miliardi di euro, in un intervallo fra il 16,3 per cento e il 17,5 per cento del Pil”. Non solo: “L’incremento dell’uso di
carte di pagamento ha un impatto positivo sia sulla riduzione del sommerso, e di conseguenza sulle
entrate fiscali, sia sui
costi di gestione del contante, stimati in circa 4 miliardi l’anno per il settore bancario e in un totale di 8 miliardi di euro per il sistema Paese”. L’ex segretario del Pd
Pierluigi Bersani è in buona compagnia quando rileva che
l’innalzamento da mille a 3mila euro del tetto all’uso del denaro cash, annunciato martedì da
Matteo Renzi, favorisce “i consumi in nero, il riciclaggio, l’
evasione e la
corruzione“. A far presente al Parlamento i rischi legati alla libertà di pagare con moneta sonante e difficile da tracciare è stata, il 24 settembre 2014, la direttrice dell’Agenzia delle Entrate
Rossella Orlandi.
Saltato il ddl che prevedeva multe per chi non installa il Pos – Orlandi, in audizione davanti alla commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria, non solo ha spiegato quanto costa alla Penisola il fatto che ogni cittadino faccia in media solo
30 transazioni all’anno con carte di pagamento, contro le 86 della media Ue. Ma ha anche rilevato che i pagamenti elettronici “riducono il grado di
opacità del sistema favorendo il contrasto a fenomeni evasivi legati all’uso del contante”. E ha spiegato che “una delle principali azioni utilizzate all’estero per contrastare il sommerso è stato il riconoscimento di un
incentivo all’utilizzo delle carte di pagamento: carte di credito, carte di debito e carte prepagate”. Peccato che su questo fronte il governo si sia mosso con i piedi di piombo: la legge che lo scorso anno ha introdotto il
discusso obbligo del Pos per commercianti e professionisti non prevedeva
sanzioni, per cui la diffusione capillare dei terminali per pagare con il bancomat non c’è stata. A marzo è stato presentato in Senato un nuovo disegno di legge che, al contrario, introduceva
sconti fiscali sulle transazioni fatte con il Pos e multe salate – fino a 1.500 euro – per chi non si adegua. Chi non si fosse dotato dell’apparecchio e fosse stato scoperto avrebbe avuto 60 giorni per rimediare, poi avrebbe rischiato addirittura la
sospensione dell’attività professionale o commerciale. Peccato che a maggio, dopo le proteste degli ordini professionali, il ddl sia stato
ritirato.
Renzi evoca il “tetto” francese, ma Parigi l’ha appena ridotto di un terzo – Il giudizio delle Entrate è in linea con quello dell’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che parlando con il Corriere della Sera ha bollato la proposta come “un provvedimento autolesionistico, che facilita soprattutto il riciclaggio, oltre all’evasione“. Anche l’economista vicino a Romano Prodi, che da ministro delle Finanze ridusse il limite da 12.500 a 5mila euro, fa notare che qualsiasi intervento in materia non può non tener conto del contesto di “un Paese con la più grande evasione fiscale d’Europa esclusa la Grecia, un Paese dove l’uso del contante è più del doppio rispetto alle altre nazioni Ue e la malavita organizzata è diffusissima”. Caratteristiche che già di per sé fanno sorgere qualche dubbio sull’opportunità di “riportare il livello alla media europea, al livello francese“, come il premier ha detto di voler fare. Tanto più che la Francia si è appena mossa in direzione esattamente opposta, riducendo il tetto da 3mila a mille euro a partire dall’1 settembre.
La fattura elettronica? Per i privati sarà facoltativa – Il
Financial Times, dando conto della “brusca
retromarcia rispetto alla misura varata da Mario Monti nel 2011″ immaginata da Renzi per “stimolare la tiepida ripresa dell’Italia”, rileva che Renzi ha garantito che “attraverso la
tecnologia si può recuperare molta più evasione fiscale rispetto a giocare al gatto col topo”, cioè per esempio con i famosi blitz della Finanza nei luoghi di villeggiatura. Se è vero che
l’anagrafe dei conti correnti accessibile al fisco e
il nuovo redditometro danno una mano al fisco, però, sul fronte della
tracciabilità delle transazioni la musica è diversa.
A marzo è entrato in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica, ma solo per la pubblica amministrazione, mentre quella
tra privati scatterà solo nel 2017 e sarà
facoltativa.