Forse nel maschio non c’è una lacuna vera e propria ma solo un posto vuoto che chiede di essere riempito come accade per il ventre materno.
Edvard Munch dichiarò, molto semplicemente “La donna, in tutta la sua diversità, è un mistero per l’uomo”. Così come Freud la definì “un continente nero”.
Spesso faccio complimenti agli uomini e il più delle volte non sono né graditi né accolti con la stessa intenzione con cui li esprimo. La loro espressione sembra dire: “Chissà cosa vuole ottenere?”. Mi sembra che si sentano sedotti e imbarazzati al contempo, perché nel loro percepito i complimenti sono territorio maschile. Il vecchio sistema non funziona più e, che ci crediate o no, questa non è una cosa negativa. Perché quando i sistemi si rompono vanno verso un cambiamento.
‘La questione dell’identità maschile è di cruciale importanza perché i maschi ora arrivano meno numerosi a diplomarsi e a laurearsi rispetto alle femmine, commettono più suicidi e crimini, muoiono più giovani e sono in terapia per condizioni come Adhd (Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività) più delle femmine.
Dalle mie mini-interviste agli uomini che conosco tra gli Stati Uniti e l’Europa ho stilato un elenco delle cose che più comunemente creano loro disagio:
1. Pensano che il loro valore di base risieda nella sola capacità di provvedere e proteggere
2. Cercano di adattarsi, alcuni con sofferenza, negli stereotipi del maschio Alfa che seduce e conquista tutte le donne che passano a tiro.
3. Quando si sentono smarriti non sanno come chiedere aiuto e a chi chiederlo.
4. Non si sostengono emotivamente tra loro, per imbarazzo o per paura di dimostrare fragilità.
5. Vivono in un senso di impotenza generalizzato, ma non sanno da dove trarre sicurezza e potere.
6. Vorrebbero trovare un obiettivo nella vita, come lo avevano padri e nonni, ma al contempo riconoscono il limite di quegli obiettivi.
7. Riconoscono l’incapacità dei loro simili ad instaurare un rapporto più equilibrato col mondo femminile ma al contempo ne subiscono gli aspetti più radicati.
E’ difficile perchè tutte le regole sono state scomposte assieme ai loro ruoli più radicati e nessuna di esse è stata sostituita con questo è ciò che devi fare.
Non c’è stato un “movimento maschile” al quale guardare indietro per capire il tragitto che ha portato gli uomini fino a qui, nel bene e nel male. Qui dove non sanno dove stare, che fare, come integrarsi con le donne, con il mondo, come sentirsi realizzati per davvero o, come risolvere il dilemma che mi ha rivelato un amico di 36 anni: “Chi è sposato si lamenta perché sta peggio di prima, e chi non lo è si sente perso di fronte al suo futuro”.
Qualcuno di loro punta il dito contro le donne. Troppo forti, troppo esigenti, troppo indipendenti, troppo, troppo, troppo. E in questo troppo…cresce il divario e al contempo si torna a sfruttare le doti femminili come utilità e non come ispirazione per evolversi: le donne funzionano bene, sanno fare e fanno meglio, e per questo è utile collocarle nei ruoli di mezzo: non più operaie quindi, ma nemmeno leader. Ma questo approccio alla fine crea solo delle “anti-abilità” nei maschi e nega qualunque possibilità di liberare il potenziale di innovazione (e reinvenzione del Sé) che è presente in ognuno di noi.
E se la sola cosa necessaria per un’evoluzione maschile fosse quella di accettare il vuoto, la confusione e l’emotività?
L’inconscio ci porta sempre a riflettere sui grandi archetipi che fungono da linee guida. La madre è generatrice di vita: matrice e creatrice. E gli uomini, possono diventare generatori di se stessi per evolversi alla più elevata versione di sé?
In greco antico l’uomo inteso come essere umano si chiama Ánthrōpos (ἄνθρωπος), interpretato dagli gnostici come l’umano completo e include entrambi i sessi, oppure è neutro rispetto al genere, colui che conferisce la vita a tutte le cose, il Generatore.
Per i maschi è arrivato il momento di superare la confusione di Munch e scoprire il mistero delle diversità dentro se stessi accettando i propri contrasti.
E poiché generalmente gli attributi associati al maschile sono razionalità, azione, determinazione, coraggio e forza, mentre quelli femminili sono amore, comprensione, creatività, intuito e sensibilità, ognuno dovrebbe bilanciare questi attributi per essere finalmente una persona completa. È arrivato il momento di (ri)vedere il concetto di madre non più come fonte di frustrazione o inarrivabile dea ma come utile archetipo e musa ispiratrice. Così che i suoi figli maschi, emulandola, possano completare una parte che finora non ha potuto o saputo svilupparsi.
Maschi, è arrivato il vostro treno! Vi rivogliamo.
O meglio, vi vogliamo come non vi abbiamo mai avuto.
Ci vorrà pazienza e accoglienza per far nascere un nuovo paradigma. Per ora ci sono ancora troppe “martiri veggenti”: quelle madri che predicono il futuro e già soffrono. Facili da riconoscere dalle loro frasi fatte del tipo: “Non correre che ti fai male”. Quelle non sono solo madri, sono i corridori di una “staffetta degli antenati” che passano il testimone della paura di generazione in generazione. E assieme ai padri assenti non formano bambini coraggiosi ma arrestano la crescita e instillano la paura di vivere e di provare.
Oggi servono madri che usino più frasi del tipo “Corri! E vedi di divertirti”, ci servono più genitori di buon senso, amici, parenti, compagni con i quali scambiare il messaggio “prova con l’intento di riuscire, se cadi chiedi aiuto e non ti fermare se nel bel mezzo ti perdi e soffri”.
Un po’ come accade nel periodo adolescenziale, sofferente proprio perché richiede la perdita di un paradigma caro, stabile e sicuro. Per far nascere se stesso un teenager deve rifiutare e ribellarsi contro il suo passato e soprattutto verso i suoi genitori, attraversando un grande travaglio: molto doloroso.
Si cresce così.
Molti uomini non sono ancora cresciuti per la paura del travaglio, e così saranno gli eterni insoddisfatti per non essersi permessi di sentirsi persi per poi ritrovarsi, per non aver messo il loro coraggio alla prova, per non aver fatto nascere se stessi. Basterebbe diventare generatori di se stessi, e metterebbe a tacere tutti i disagi elencati sopra.
Non dico nulla di nuovo, lo stesso Wagner l’ha messo nel Parsifal: una madre illusa di poter proteggere per sempre il figlio dalla guerra, tanto da isolarlo dal resto del mondo affinché non morisse come fu per il padre, non poté evitare il destino che egli incontrasse un cavaliere che divenne il suo punto di riferimento: abbandonando così il paradigma materno della protezione, e andando incontro alle prove della sua vita. A rischio della sua stessa vita.
Le persone, del resto suscitano rispetto quando affrontano a testa alta una sfida, quando prendono atto di un cambiamento e si addentrano nella profondità di sé.
E quindi le donne, cosa dovrebbero fare?
Essere di sostegno. Non più fiere ferite osservatrici (attive o passive) delle loro debolezze da criticare; non più impazienti verso i maschi, ma accoglienti e nutrienti come lo siamo prima di una qualunque nascita. Questo cambiamento di paradigma è un lavoro di squadra. Spingendo gli uomini evoluti a formare altri uomini. E svolgendo il ruolo di madri di figli maschi con grande attenzione e dedizione.
Kris Grove
Creative producer, autrice e dj
Società - 16 Ottobre 2015
Identità maschile, alla conquista della nuova frontiera
Edvard Munch dichiarò, molto semplicemente “La donna, in tutta la sua diversità, è un mistero per l’uomo”. Così come Freud la definì “un continente nero”.
Spesso faccio complimenti agli uomini e il più delle volte non sono né graditi né accolti con la stessa intenzione con cui li esprimo. La loro espressione sembra dire: “Chissà cosa vuole ottenere?”. Mi sembra che si sentano sedotti e imbarazzati al contempo, perché nel loro percepito i complimenti sono territorio maschile. Il vecchio sistema non funziona più e, che ci crediate o no, questa non è una cosa negativa. Perché quando i sistemi si rompono vanno verso un cambiamento.
‘La questione dell’identità maschile è di cruciale importanza perché i maschi ora arrivano meno numerosi a diplomarsi e a laurearsi rispetto alle femmine, commettono più suicidi e crimini, muoiono più giovani e sono in terapia per condizioni come Adhd (Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività) più delle femmine.
Dalle mie mini-interviste agli uomini che conosco tra gli Stati Uniti e l’Europa ho stilato un elenco delle cose che più comunemente creano loro disagio:
1. Pensano che il loro valore di base risieda nella sola capacità di provvedere e proteggere
2. Cercano di adattarsi, alcuni con sofferenza, negli stereotipi del maschio Alfa che seduce e conquista tutte le donne che passano a tiro.
3. Quando si sentono smarriti non sanno come chiedere aiuto e a chi chiederlo.
4. Non si sostengono emotivamente tra loro, per imbarazzo o per paura di dimostrare fragilità.
5. Vivono in un senso di impotenza generalizzato, ma non sanno da dove trarre sicurezza e potere.
6. Vorrebbero trovare un obiettivo nella vita, come lo avevano padri e nonni, ma al contempo riconoscono il limite di quegli obiettivi.
7. Riconoscono l’incapacità dei loro simili ad instaurare un rapporto più equilibrato col mondo femminile ma al contempo ne subiscono gli aspetti più radicati.
E’ difficile perchè tutte le regole sono state scomposte assieme ai loro ruoli più radicati e nessuna di esse è stata sostituita con questo è ciò che devi fare.
Non c’è stato un “movimento maschile” al quale guardare indietro per capire il tragitto che ha portato gli uomini fino a qui, nel bene e nel male. Qui dove non sanno dove stare, che fare, come integrarsi con le donne, con il mondo, come sentirsi realizzati per davvero o, come risolvere il dilemma che mi ha rivelato un amico di 36 anni: “Chi è sposato si lamenta perché sta peggio di prima, e chi non lo è si sente perso di fronte al suo futuro”.
Qualcuno di loro punta il dito contro le donne. Troppo forti, troppo esigenti, troppo indipendenti, troppo, troppo, troppo. E in questo troppo…cresce il divario e al contempo si torna a sfruttare le doti femminili come utilità e non come ispirazione per evolversi: le donne funzionano bene, sanno fare e fanno meglio, e per questo è utile collocarle nei ruoli di mezzo: non più operaie quindi, ma nemmeno leader. Ma questo approccio alla fine crea solo delle “anti-abilità” nei maschi e nega qualunque possibilità di liberare il potenziale di innovazione (e reinvenzione del Sé) che è presente in ognuno di noi.
E se la sola cosa necessaria per un’evoluzione maschile fosse quella di accettare il vuoto, la confusione e l’emotività?
L’inconscio ci porta sempre a riflettere sui grandi archetipi che fungono da linee guida. La madre è generatrice di vita: matrice e creatrice. E gli uomini, possono diventare generatori di se stessi per evolversi alla più elevata versione di sé?
In greco antico l’uomo inteso come essere umano si chiama Ánthrōpos (ἄνθρωπος), interpretato dagli gnostici come l’umano completo e include entrambi i sessi, oppure è neutro rispetto al genere, colui che conferisce la vita a tutte le cose, il Generatore.
Per i maschi è arrivato il momento di superare la confusione di Munch e scoprire il mistero delle diversità dentro se stessi accettando i propri contrasti.
E poiché generalmente gli attributi associati al maschile sono razionalità, azione, determinazione, coraggio e forza, mentre quelli femminili sono amore, comprensione, creatività, intuito e sensibilità, ognuno dovrebbe bilanciare questi attributi per essere finalmente una persona completa. È arrivato il momento di (ri)vedere il concetto di madre non più come fonte di frustrazione o inarrivabile dea ma come utile archetipo e musa ispiratrice. Così che i suoi figli maschi, emulandola, possano completare una parte che finora non ha potuto o saputo svilupparsi.
Maschi, è arrivato il vostro treno! Vi rivogliamo.
O meglio, vi vogliamo come non vi abbiamo mai avuto.
Ci vorrà pazienza e accoglienza per far nascere un nuovo paradigma. Per ora ci sono ancora troppe “martiri veggenti”: quelle madri che predicono il futuro e già soffrono. Facili da riconoscere dalle loro frasi fatte del tipo: “Non correre che ti fai male”. Quelle non sono solo madri, sono i corridori di una “staffetta degli antenati” che passano il testimone della paura di generazione in generazione. E assieme ai padri assenti non formano bambini coraggiosi ma arrestano la crescita e instillano la paura di vivere e di provare.
Oggi servono madri che usino più frasi del tipo “Corri! E vedi di divertirti”, ci servono più genitori di buon senso, amici, parenti, compagni con i quali scambiare il messaggio “prova con l’intento di riuscire, se cadi chiedi aiuto e non ti fermare se nel bel mezzo ti perdi e soffri”.
Un po’ come accade nel periodo adolescenziale, sofferente proprio perché richiede la perdita di un paradigma caro, stabile e sicuro. Per far nascere se stesso un teenager deve rifiutare e ribellarsi contro il suo passato e soprattutto verso i suoi genitori, attraversando un grande travaglio: molto doloroso.
Si cresce così.
Molti uomini non sono ancora cresciuti per la paura del travaglio, e così saranno gli eterni insoddisfatti per non essersi permessi di sentirsi persi per poi ritrovarsi, per non aver messo il loro coraggio alla prova, per non aver fatto nascere se stessi. Basterebbe diventare generatori di se stessi, e metterebbe a tacere tutti i disagi elencati sopra.
Non dico nulla di nuovo, lo stesso Wagner l’ha messo nel Parsifal: una madre illusa di poter proteggere per sempre il figlio dalla guerra, tanto da isolarlo dal resto del mondo affinché non morisse come fu per il padre, non poté evitare il destino che egli incontrasse un cavaliere che divenne il suo punto di riferimento: abbandonando così il paradigma materno della protezione, e andando incontro alle prove della sua vita. A rischio della sua stessa vita.
Le persone, del resto suscitano rispetto quando affrontano a testa alta una sfida, quando prendono atto di un cambiamento e si addentrano nella profondità di sé.
E quindi le donne, cosa dovrebbero fare?
Essere di sostegno. Non più fiere ferite osservatrici (attive o passive) delle loro debolezze da criticare; non più impazienti verso i maschi, ma accoglienti e nutrienti come lo siamo prima di una qualunque nascita. Questo cambiamento di paradigma è un lavoro di squadra. Spingendo gli uomini evoluti a formare altri uomini. E svolgendo il ruolo di madri di figli maschi con grande attenzione e dedizione.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - In collaborazione con TgPoste.it
Nel 2025 focus su pacchi, risparmio postale, assicurazioni e offerta luce e gas. Sono le priorità di Poste Italiane, messe in fila dall’amministratore delegato, Matteo del Fante, intervistato da Tg Poste all’alba dei conti del gruppo, che ha chiusto il 2024 con numeri record e obiettivi futuri in rialzo. Ora, “rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi” ma “resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest’anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi”; per quanto riguarda la protezione “sarà un anno molto positivo” e per “la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l’obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare”, ha riferito l’Ad. (Video)
“Questa azienda non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l’azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti”, ha aggiunto poi Del Fante, riferendosi ai 120mila dipendenti di Poste.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Rispetto al sistema geopolitico non riteniamo che sia assolutamente ragionevole togliere dal patto di stabilità la spesa per le armi. Noi pensiamo a una geopolitica che rimetta al centro l'uomo, rimetta al centro il welfare, rimetta al centro la salute. Questi sono temi che dovrebbero essere tolti dal patto di stabilità”. Lo ha detto Andrea Quartini, deputato M5S, nel suo intervento oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“L'Italia è l'incrocio di tantissime culture, di tantissime lingue, di tantissimi soggetti - argomenta Quartini - Questo rende l'Italia un paese assolutamente particolare. Noi siamo stati i migliori diplomatici del mondo, non a caso. Noi siamo un po' spagnoli, un po' greci, un po' africani, un po' arabi. Questa miscela è straordinaria. Ci può far comprendere quanto è importante il dialogo, quanto si può essere efficaci nella capacità di impostare dei negoziati di pace. Credo che questa forza che l'Italia può esprimere può anche riuscire a far ritornare molti giovani ad occuparsi di politica. E credo che questo sia un tema che ci riguarda nel senso anche di avvicinarsi alle strategie di Meritocrazia Italia. Credo che Movimento 5 Stelle e Meritocrazia Italia su questa linea abbiano molte cose da condividere”.
“Credo fermamente nell'idea di un'Europa che riesce a governare una transizione ecologica - aggiunge Quartini - Quindi, da questo punto di vista, credo ci siano degli aspetti che ci assimilano, che ci possono consentire un dialogo forte. Allo stesso tempo, credo che il tema della pace sia un tema assolutamente importante, rilevante. Sono tre anni che, diciamo, che dobbiamo arrivare a un momento di negoziazione e che probabilmente siamo davvero in ritardo e il prezzo pagato da tanti uomini in Ucraina sia un prezzo troppo alto e poteva essere evitato. Allo stesso tempo riteniamo che si debba farlo in un'ottica di credibilità”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "L'attualità internazionale impone una riflessione. Con determinazione dobbiamo rilanciare quello spirito europeo che l'Italia ha contribuito come Paese fondatore a creare. Dal 1957 i passi in avanti fatti sono stati straordinari, eccezionali, però ora è necessario uno scatto ulteriore. È centrale il tema della difesa, ma in questo ambito le posizioni sono ancora piuttosto articolate all'interno dell'Unione e non è un bene". Lo ha detto Alessandro Battilocchio, deputato Fi, partecipando oggi al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"L'Italia fu uno dei Paesi che prima ancora dei trattati di Roma nel 1954 con De Gasperi lanciò l'idea di una difesa comune - continua Battilocchio - Poi, proprio dalla Francia ci fu una grande frenata. Dopo il trattato di Lisbona sembrava che questo percorso si fosse riavviato con una serie di step previsti che dovranno portare ad una difesa comune, però anche in questo caso, pur in una contingenza difficile, legata alla pandemia, i passi in avanti sono stati assolutamente troppo flebili. Ora il tema è tornato prepotentemente d'attualità e io ritengo che sia importante che si sia aperto un dibattito. Le parole che arrivano da Oltreoceano rappresentano, in questo contesto, una spinta ad accelerare questa discussione".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".