“Complotto“. In Vaticano non usano mezze misure per definire la notizia del tumore benigno del Papa al cervello pubblicata dal Quotidiano nazionale. Notizia che si è rivelata totalmente infondata e che si è attirata come un boomerang le dure smentite del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, e perfino dello stesso neurochirurgo giapponese, Takanori Fukushima, che secondo Qn avrebbe in cura Bergoglio.
Il medico, che sul suo blog ha pubblicato foto ritoccate con il Papa durante un’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, è coinvolto in un’inchiesta della Procura di Salerno, su un giro di mazzette e liste d’attesa modificate. A indagare, da maggio 2015, sono i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Salerno guidati dal colonnello Giulio Pini. L’inchiesta è partita dopo la denuncia presentata dal parente di una donna ricoverata all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Tre le persone al centro dell’indagine oltre al luminare giapponese il neurochirurgo Gaetano Liberti della clinica “San Rossore” di Pisa.
Sull’ipotesi del complotto si è espresso ufficialmente il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano, sottolineando che il momento scelto per la pubblicazione della notizia della malattia del Papa “rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato”. Una pubblicazione avvenuta proprio mentre in Vaticano è in corso la fase finale del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, quella più delicata con all’ordine del giorno l’accesso alla comunione per i divorziati risposati. La soluzione che sta maturando tra i 270 padri sinodali è quella di non prendere una decisione definitiva ora, ma di affidare al Papa la scelta finale perché, durante l’ormai imminente Giubileo straordinario della misericordia, possa aprire completamente le porte della Chiesa ai divorziati risposati. Tutte queste aperture di Bergoglio, però, insieme al suo indiscutibile successo internazionale, culminato negli storici discorsi al Congresso americano e all’Onu, e la sua stragrande popolarità non piacciono ai suoi nemici.
La strategia è quella di affossare il pontificato attraverso “indebite pressioni mediatiche”, come padre Lombardi aveva definito il coming out di monsignor Krzystof Charamsa arrivato puntuale alla vigilia dell’apertura del Sinodo. Così come una settimana dopo l’inizio dei lavori dei padri sinodali è stata pubblicata la lettera indirizzata al Papa contro il nuovo metodo adoperato nel dibattito firmata da un gruppo di cardinali. Una pubblicazione tesa a destabilizzare i lavori del Sinodo e a creare, dentro l’aula, tensioni e veleni per inquinare il clima del dibattito e creare una forte contrapposizione tra un Papa, da alcune ricostruzioni infondate dipinto addirittura come un iracondo davanti a quella missiva, e una minoranza di vescovi prevenuta e timorosa verso le aperture prospettate chiaramente e più volte da Bergoglio.
L’outing di Charamsa, la lettera dei cardinali e ora il tumore benigno del Papa al cervello. Tre tentativi messi a segno di oscurare completamente l’evoluzione del dibattito dei padri sinodali. Francesco non si è lasciato per nulla intimidire e a sorpresa ha chiesto “perdono, a nome della Chiesa, per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti, sia a Roma, che in Vaticano“. Parole che i suoi più stretti collaboratori hanno subito attribuito al coming out di Charamsa, ma anche alla vicenda dell’ex nunzio apostolico Jozef Wesolowski, morto mentre era sotto processo penale per pedofilia e pedopornografia, e allo scandalo romano della Curia dei carmelitani scalzi, accusata da un centinaio di fedeli di coprire almeno un sacerdote che frequenterebbe ambienti della prostituzione maschile. In Vaticano una persona molto vicina a Bergoglio, leggendo l’ultimo attacco sferrato al Papa, commenta: “Dicono che il tumore è al cervello per far passare il messaggio che sragiona”. Ma anche Francesco deve rassegnarsi alla celebre massima di san Giovanni Paolo II: “Se voglio sapere qualcosa sulla mia salute devo leggere i giornali”.
Twitter: @FrancescoGrana