Mr Wolf ha usato il banco degli imputati come se fosse un comunicato stampa: eccomi, il Facilitatore. Un messaggio politico, non una difesa nel processo sulla P3. Denis Verdini dice che di lavoro fa quello: il lubrificante, quello che sblocca le situazioni, che agevola le trattative, toglie la sabbia dagli ingranaggi, smussa gli angoli. E la storia recente dice che è lui – e nemmeno Renzi – il più innamorato del patto del Nazareno, tanto da essere zompato da una parte all’altra del tavolo di quell’intesa, per approvare le riforme istituzionali che senza i voti della sua pattuglia al Senato (13) sarebbero state approvate con soli 5 voti di scarto. E ora è quello che fa tirare un sospiro di sollievo al governo che si avvicina alle votazioni della legge di Stabilità, anche se ancora non si sa dove sia. Quelli di Ala hanno già deciso, Verdini compreso: la manovra la voteranno anche loro.

A dirlo è stato Verdini a una cena, racconta l’Huffington. A confermarlo è il deputato Ignazio Abrignani (che è nel gruppo Ala della Camera) sempre all’Huffington. A sigillarlo è il senatore Vincenzo D’Anna in un’intervista al Fatto Quotidiano in edicola oggi. Non è solo tattica (e forse strategia), la loro. A loro la Finanziaria di Renzi garba proprio: dentro c’è l’abolizione dell’Imu per quasi tutti, ma anche l’innalzamento del tetto per l’uso dei contanti fino a 3mila euro. Roba che con Berlusconi c’era da battagliare tutti i giorni con qualche pezzo di Udc o di Lega Nord che tirava fuori il dubbio sul bilancio o l’iniquità sociale. Invece no, con Renzi pare tutto facile.

Se non fosse, certo, per la sinistra del Pd che sulla legge di bilancio da giorni cannoneggia, con l’euforia per il passo indietro del presidente del Consiglio sull’imposta per la casa (reintrodotta per ville e castelli) e con bestemmie e minacce per i 3mila euro. E infatti, alle parole di Verdini su Dell’Utri “punto di riferimento”, ecco un altro altolà della minoranza. “Dopo le dichiarazioni di Verdini a proposito di Dell’Utri per Renzi si apre un problema – dice Danilo Leva, che ai tempi di Bersani faceva il responsabile Giustizia del partito – Non si può fare una battaglia per la legalità, dichiarare ogni giorno guerra aperta alla corruzione e poi, nello stesso momento, allearsi con chi si schiera così platealmente a favore di persone condannate per reati tanto gravi”.

Renzi sostanzialmente se ne sbatte. Anzi, coprendosi le orecchie, rilancia pure. Mentre infila ben bene i voti dei verdiniani nel portafogli, da Santiago del Cile, parla anche di legalità: “Si possono recidere i fiori” ma nessuno può “fermare la primavera”. La citazione è di Pablo Neruda e il riferimento, no, non è a Verdini e ai suoi cinque processi cinque: è alla Dama Nera. E’ sufficiente che questo avvicinamento non sia troppo visibile all’opinione pubblica: nessuno smentisce che sia stato proprio Renzi a chiedere a Verdini di fermare il suo tour televisivo che aveva cominciato a SkyTg24, nell’intervista in cui aveva canzonato – è il caso di dire – la minoranza del Pd. 

Il presidente del Consiglio si sente semplicemente sicuro di avere i voti e di averne abbastanza, sempre, anche a Palazzo Madama, dove Gaetano Quagliariello ha minacciato la scissione da Ncd e l’uscita dalla maggioranza insieme a un gruppetto di 6-7 senatori alle prese con il berlusconismo di ritorno. L’ex coordinatore del Nuovo Centrodestra è ormai scatenato e intervistato dall’Espresso si è quasi preso gioco di Alfano, sostenendo che ha la sindrome dei Brutos, cioè prendere gli schiaffi e continuare a ridere, facendo infuriare metà partito. Il loro strappo finale, tuttavia, non avverrà sulle questioni economiche che impegneranno la maggioranza da qui a dicembre. Piuttosto sulle unioni civili, tema sul quale non c’è un vincolo di maggioranza (così si sono detti ormai più volte Renzi e la Boschi da una parte e Alfano dall’altra), ma che fa perdere la testa a esponenti come Quagliariello (che in tema di diritti civili ha le idee chiare, è quello che disse che Eluana Englaro “non è morta, ma è stata assassinata”), Carlo Giovanardi, Andrea Augello, Maurizio Sacconi. Invece Verdini l’ha già detto che la legge sulle unioni civili la voterà.

E intanto, però, lo stesso D’Anna comincia a pensare in grande. Il portavoce di Ala propone quello che Fabrizio Cicchitto ha già messo sul tavolo alcuni giorni fa: la grande reunion dei centristi. Tutti insieme gli “orfani di Berlusconi e Monti“, come dice all’Adnkronos. Un gruppo da 130-140 parlamentari che così avrebbe un potere di trattativa molto più grande di ciascun partitello di maggioranza. E allora tutti insieme, ché può essere per davvero la volta del rassemblement: Ncd, Udc, Ala, le briciole di Scelta Civica, il fu Centro democratico di Bruno Tabacci e poi, chissà, da cosa nasce cosa. Francesco Nitto Palma, per dire, un altro campano, sembra sempre più vicino ad Ala. A quel punto altro che valzer di presidenze delle commissioni (che fanno venire l’acquolina a quelli di Verdini), lì si potrebbe anche parlare di rimpasto, termine che storicamente fa venire il sangue alla testa di Renzi.

Ma D’Anna la vede così: “Centrodestra e centrosinistra ormai colossi dai piedi d’argilla”, in un quadro dove da un lato “c’è Berlusconi che gigioneggia, non fa certo politica; e, dall’altro, Matteo Renzi che se vuole vincere la sfida con l’antipolitica di Beppe Grillo dovrà sfruttare il quid in più che può venire solo da noi…”. Per “noi” intende quei 140 tra Camera e Senato, che non vogliono lo spostamento a destra con Matteo Salvini e Giorgia Meloni e tantomeno “l’antipolitica” di Beppe Grillo. Un centro in grado di fare la differenza già al primo turno o da ago della bilancia al secondo. Che poi, senza darlo troppo a vedere, Renzi in qualche modo dovrà ringraziare.

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