Venerdì, ore 18. Scene da una manovra. L’ottavo sole sta per tramontare dacché il Consiglio dei ministri ha approvato i fantasmi dei ddl Stabilità e Bilancio. Siamo al Quirinale. Uomo 1: “Non lo so”. Uomo 2: “Come non lo sai? È completa o no?”. Uomo 1: “Non lo so. La stiamo rimettendo insieme. Ci è arrivata a pezzi”. Uomo 2: “A pezzi?”. Uomo 1: “Sì, prima una parte, poi l’altra, poi un’altra ancora man mano che le finivano”. Uomo 2: “Roba da matti”.

La manovra economica e le relative tabelle le hanno preparate così, come in una macelleria. Dicono che Sergio Mattarella, tornato da Bari per lavorare col suo staff all’istruttoria preliminare, fosse abbastanza di cattivo umore. E dire che aveva chiesto a Matteo Renzi di darsi una mossa pure nell’incontro che i due avevano avuto lunedì pomeriggio. Niente da fare. Persino Pier Carlo Padoan si è messo a fare ammuina come il premier: “Entro stasera sarà al Colle“, prometteva giovedì mattina. Niente. Venerdì la consegna tipo macelleria: un pezzo di articolato, un po’ di tabelle, lacerti di relazione tecnica. E il Colle costretto a giocare ai puzzle per vedere se c’erano tutti i pezzi. Il testo completo arriverà in Parlamento, pare lunedì pomeriggio al più presto: sarà il 26 ottobre, è un record.

“Roba da matti”, certo, ma pure leggermente irregolare. Ricapitoliamo. Dice la legge che i ddl Stabilità e Bilancio vanno consegnati alle Camere “entro il 15 ottobre”. Invece il 15 ottobre sono stati approvati in Consiglio dei ministri per poi sparire: in questi otto giorni, come dimostrano le bozze con tanto di data e ora circolate in questi giorni, la manovra è stata scritta e riscritta. Un esempio: dalla Stabilità sarebbe scomparso qualunque accenno allo slittamento del pareggio di bilancio delle Regioni dal 2015 al 2017, quello concesso per i Comuni. Roba pesante: senza quella norma interpretativa parecchi governatori faranno fatica a chiudere i bilanci e ora sperano nel solito decreto Omnibus.

Questo – ma si potrebbero citare moltissimi casi, a partire dall’entità della spending review – toglie qualunque legittimità al voto del Consiglio dei ministri, che pure è obbligatorio e rappresenta – per legge – l’unica fonte di legittimità dell’azione del governo: cosa c’è scritto sul verbale del Cdm del 15 ottobre? C’è poi il tema, sollevato ieri da Renato Brunetta, del rapporto con l’Ue. Anche a Bruxelles la manovra va mandata entro il 15 ottobre: che testo gli hanno inviato? Infine viene il Parlamento, depositario del potere legislativo. Le Camere devono esaminare, modificare e approvare manovra e bilancio entro fine anno: due mesi e mezzo a cui il governo ha sottratto due settimane senza che una voce si sia levata per difendere il ruolo delle assemblee elettive. E se è vero, come si dice in ambienti del Tesoro, che ci saranno problemi con le coperture, si farà in tempo a intervenire?

Da Il Fatto Quotidiano del 24 ottobre 2015

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