Lo scandalo delle emissioni truccate affossa i conti di Volkswagen. A causa dei 6,7 miliardi di accantonamenti disposti per far fronte alle conseguenze della frode, la casa di Wolfsburg ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con una perdita netta di 1,67 miliardi di euro, contro l’utile di quasi 3 miliardi dello stesso periodo del 2014, e una operativa (quella che comprende anche imposte e gestione straordinaria) di 3,48 miliardi, a fronte dei 3,2 miliardi di utile dell’anno scorso. Si tratta del primo rosso di bilancio dopo oltre 15 anni. E la nota diffusa mercoledì anticipa che il gruppo, “a causa di oneri relativi alle irregolarità nel software utilizzato per alcuni motori diesel”, si aspetta “un significativo calo dell’utile operativo 2015” rispetto a quello dello scorso anno, quando aveva segnato un massimo storico a 12,7 miliardi.
E il risultato non tiene ancora conto degli eventuali esborsi che potranno derivare dalle class action dei consumatori e dalla maxi causa che stanno studiando i grandi azionisti, inclusi i fondi sovrani di Qatar e Norvegia. “Dato lo stadio ancora iniziale delle indagini”, si legge nel report diffuso mercoledì, “non è possibile valutare i rischi legali”. A fronte dei quali, quindi, non sono ancora stati accantonati fondi. La cifra messa da parte solo nel terzo trimestre, comunque, è risultata superiore ai 6,5 miliardi annunciati. Per compensare gli esborsi, oltre a ridurre di 1 miliardo di euro gli investimenti per il marchio Vw il gruppo taglierà anche le spese di Audi, che vale circa il 40% del profitto consolidato. Da quando, il 18 settembre, è scoppiato il caso, Volkswagen ha perso 21 miliardi di capitalizzazione di borsa.
I ricavi del periodo si sono invece attestati a 51,5 miliardi, in crescita del 5% e sopra le attese. Ma a settembre le consegne del gruppo, inclusi i marchi premium Audi e Porsche, sono scivolate dell’1,5% a 885.300 auto. Di conseguenza nel trimestre le vendite della casa di Wolfsburg sono scese del 3,4% a 2,39 milioni di vetture, permettendo a Toyota di sorpassarla nuovamente. Per ora, comunque, per l’intero 2015 Volkswagen prevede vendite stabili con ricavi attesi in crescita del 4%.
Il gruppo ammette peraltro come l‘impatto di lungo periodo sia ancora impossibile da stimare in modo accurato. “Non è ancora chiaro se le misure da prendere in occasione del futuro richiamo dei veicoli diesel porteranno a un peggioramento delle prestazioni dei veicoli e quindi a uno svantaggio per i clienti; non è quindi possibile valutare la possibilità di successo di eventuali cause legali”. E lo scandalo graverà anche sul bilancio di Volkswagen Financial Service Ag, che ha in pancia circa un milione di automobili coinvolte nel richiamo: lo scandalo ridurrà il valore delle autovetture che, alla fine del periodo di leasing, Volkswagen dovrà riprendersi. E anche Porsche, controllata dalle famiglie Porsche e Piech che ha in mano il 52% delle azioni con diritto di voto di Volkswagen, ha comunicato di attendersi per il 2015 utili decisamente ridotti rispetto a quanto stimato nei mesi scorsi: tra 800 milioni e 1,8 miliardi contro i 2,8-3,8 miliardi delle stime precedenti. I dati sul terzo trimestre saranno resi noti il 10 novembre.
Intanto martedì fonti interne dell’azienda hanno diffuso la notizia che sistemare i motori truccati sarà molto più costoso di quanto sinora previsto. Visto il gran numero di varianti, infatti, i tecnici dovranno lavorare a circa 10mila diverse soluzioni per intervenire sugli 11 milioni di auto coinvolte nello scandalo. Le differenze riguardano le cilindrate, le trasmissioni del cambio, le marche (Vw, Skoda, Seat o Audi) e l’anno di produzione dei modelli.
Sul fronte delle indagini e delle nuove regole per prevenire altri scandali, martedì il Parlamento europeo ha bocciato la proposta di istituire una commissione speciale di inchiesta sulle responsabilità del gruppo, della Commissione Ue e delle autorità nazionali nello scandalo delle emissioni truccate, ma ha approvato la proposta di un’indagine approfondita. L’Europarlamento ha inoltre chiesto che il sistema di test di emissioni dell’Ue venga rafforzato per garantire che siano rispettati i limiti e che siano individuati rapidamente i veicoli che li superano. I deputati hanno anche proposto di considerare l’idea di istituire un’autorità di vigilanza a livello Ue.
Intanto il comitato tecnico Ue degli autoveicoli ha approvato la nuova procedura per i test su strada per le emissioni delle auto. L’accordo prevede una soglia più alta di tolleranza di non conformità dei gas inquinanti emessi e uno slittamento dei tempi rispetto alla proposta presentata dalla Commissione europea. Tutti i 28 Stati si sono espressi a favore, tranne i Paesi Bassi contrari e la Repubblica Ceca astenuta. Una prima riduzione della soglia di tolleranza di non conformità rispetto ai limiti di emissioni inquinanti consentite è stato fissato per l’1 settembre 2017 per i prototipi e per il primo settembre 2019 per tutte le auto omologate.