Giuseppe Sala entra nel consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti, la società a maggioranza pubblica che tra le altre cose gestisce i risparmi affidati dagli italiani alle Poste. E che con ogni probabilità avrà un ruolo importante nella gestione del post Expo. Il commissario unico di Expo è stato chiamato in cda per sostituire Isabella Seràgnoli, che ha dovuto lasciare la sua carica “non potendo rinunciare ai precedenti ruoli e responsabilità in organi sociali di altre società per azioni”, si legge nella nota di Cdp. La notizia arriva quando alla fine dell’esposizione mancano appena due giorni. E in un momento in cui le quotazioni di Sala come possibile candidato del Pd a sindaco di Milano sono in salita, benché lui non abbia ancora fatto sapere se ha intenzione di accettare o meno un’investitura che gli arriva direttamente da Matteo Renzi. In ogni caso il commissario ha sinora garantito che rimarrà in Expo almeno fino alla fine dell’anno, in modo da gestire l’inizio della fase di smantellamento dei padiglioni. Mentre non sembra un caso la sua nomina nella società controllata all’80% dal ministero dell’Economia.
Dopo che gli operai torneranno sul sito di Milano-Rho, le istituzioni dovranno infatti uscire dall’impasse sul post Expo in cui si sono infilate da quando è andato deserto il bando sull’utilizzo dell’area gestito da Arexpo, la società partecipata da comune di Milano, regione Lombardia e Fondazione Fiera che è proprietaria dei terreni costati 315 milioni di euro. E tra i punti di domanda per ora rimasti senza risposta c’è proprio il cambiamento di governance di Arexpo, in cui il governo ha annunciato di voler entrare per garantire i finanziamenti per i progetti futuri. Senza però chiarire quali saranno le modalità del suo ingresso e se verrà coinvolta la stessa Cassa depositi e prestiti.
Del resto è proprio a Cdp che nei mesi scorsi l’esecutivo aveva affidato l’incarico di preparare insieme all’Agenzia del demanio un dossier sullo sviluppo dell’area. Lo studio presentato prevede una cittadella universitaria, una parte legata a industrie innovative e il trasferimento di alcune funzioni pubbliche. Un progetto ancora da definire dal punto di vista dei finanziamenti. Ma che va d’accordo con l’idea portata avanti dal presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca e dal rettore dell’università statale di Milano Gianluca Vago, che sul sito vorrebbe portare le facoltà scientifiche, liberando gli spazi di via Celoria. In tal caso la vecchia Città studi sarà destinata a una nuova operazione immobiliare, e anche qui si è parlato di un possibile coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti.
Sala rafforza così il suo ruolo anche per il post Expo. Il tutto dopo una serie di contrasti affiorati negli ultimi giorni con Sergio Pilotti, amministratore delegato di Arexpo, che non ha gradito le dichiarazioni del super commissario sulla volontà di conservare sul sito il Padiglione Zero e l’Albero della Vita. Fatte senza concordarle prima con Arexpo, che dopo tutto è ancora la società responsabile della gestione futura dell’area. Per non parlare del battibecco sui costi sostenuti da Expo per le bonifiche, che hanno superato i 70 milioni contro i 6 preventivati. Costi che Sala ha già rendicontato ad Arexpo.
“Entro da consigliere e rimarrò consigliere”, un contributo che è “a un tempo assolutamente parziale, anche se ci sono in Cdp dei dossier rispetto ai quali la mia esperienza anche passata potrà essere importante”, ha commentato Sala sottolineando che la Cdp “ha la fortuna di avere un team di comando che è composto dal presidente Costamagna e dell’ad Gallia: due persone di standing e capacità”. Il commissario di Expo ha spiegato che darà il suo “contributo e sarà a un tempo assolutamente parziale”. Quanto al post Expo, Sala ha ricordato che “al di là del progetto iniziale dello studio fatto” per ora “non è all’ordine del giorno. Bisognerà capire cosa succederà nei prossimi mesi”. In ogni caso, ha concluso, “qualunque scelta farò, il futuro dell’Expo sarà per me sempre importante, anche se non sarò coinvolto direttamente”.
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