“Abbiamo ripristinato legalità e trasparenza”. Parola di Ignazio Marino, che ha ritirato le dimissioni da sindaco di Roma e inaugurato, in questa maniera, il capitolo finale dello scontro frontale con Matteo Renzi e il Pd. terreno di battaglia, neanche a dirlo, è il Campidoglio. La mossa del primo cittadino è arrivata a distanza di 17 giorni dal 12 ottobre, giorno delle dimissioni, al culmine della polemica su scontrini e rimborsi di pranzi e cene. La questione, ora, è diventata tutta politica. Il dietrofront del chirurgo, che era nell’aria ormai da giorni, è una sfida aperta al proprio partito che gli ha ritirato la fiducia ormai da diverse settimane e in particolare al segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi. La scadenza dei 20 giorni per ritirare le dimissioni sarebbe caduta al 2 novembre. “Alla presidente del consiglio Comunale Valeria Baglio esprimerò la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell’aula Giulio Cesare” ha detto il sindaco. “Ritengo – ha aggiunto – che ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula, un consiglio comunale e io sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza per illustrare quanto fatto: le cose positive, gli errori e la visione per il futuro“. Parole, le sue, confermate da quanto scritto nella lettera con cui ha ritirato le dimissioni: “Sono certo che il nostro operato abbia con fatica raggiunto l’obiettivo di ripristinare legalità e trasparenza”. Nella missiva, poi, Marino ha rilanciato, parlando della “attesa di verificare la sussistenza delle condizioni politico-amministrative che permettano la prosecuzione del mandato”. Il sindaco, infine, ha aggiunto di non ritenere “giusto eludere il dibattito pubblico“, da qui la decisione di andare incontro a “un confronto chiaro per spiegare alla città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti”.
Ho deciso di ritirare le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre
— Ignazio Marino (@ignaziomarino) 29 Ottobre 2015
La mossa anti-Marino di Orfini ai suoi: “Rimettete il mandato”
La decisione di Marino arriva quasi in contemporanea, infatti, con la richiesta del presidente del Pd e commissario cittadino del partito Matteo Orfini che – con piene deleghe di Renzi – ha chiesto ai consiglieri comunali di rimettere il mandato in modo da far decadere l’Assemblea capitolina e quindi il primo cittadino. Una mossa per “togliere ossigeno” all’ipotesi di ritiro delle dimissioni di Marino che però ora da ipotesi è diventata realtà. Tra i consiglieri presenti all’incontro con Orfini la presidente del consiglio comunale Valeria Baglio, Orlando Corsetti, Cecilia Fannunza, Michela Di Biase, Valentina Grippo, Giovanni Paris, Giulia Tempesta, Daniela Tiburzi e il consigliere di Centro Democratico Daniele Parrucci. Il vertice tra Orfini e consiglieri democratici arriva all’indomani dell’incontro, avvenuto a casa del vicesindaco uscente Marco Causi, tra il primo cittadino e lo stesso Orfini. Un faccia a faccia non risolutivo e in qualche tratto drammatico.
#Marino ha appena ritirato le dimissioni… Pagliaccio criminale.
— Laura Castelli (@LaCastelliM5s) 29 Ottobre 2015
Pronte le firme dei 25 consiglieri: opposizione in soccorso del Pd
Per far decadere il sindaco, tuttavia, non bastano i 19 consiglieri del Pd (che con l’esponente di Centro democratico diventano 20), ma bisogna arrivare a 25 quindi bisognerebbe che si aggiungessero anche rappresentanti delle opposizioni, mentre è improbabile che questa scelta venga fatta dai consiglieri eletti con la Lista Marino e con Sel. I vendoliani, ad esempio, hanno già fatto sapere che non firmeranno le dimissioni: “Marino venga in Aula dove lo vogliamo ascoltare”. Anche nel Pd, nei giorni scorsi, i conti non tornavano tutti: era emerso che in un faccia a faccia con Orfini 9 consiglieri del Pd si erano schierati contro il sindaco, mentre 10 erano rimasti su posizioni favorevoli. Lo stesso vale in caso di mozione di sfiducia: servono 25 voti. E peraltro l’unica mozione depositata è quella del Movimento Cinque Stelle che però avrà bisogno di essere ritoccata visto che nei giorni scorsi la presidente dell’Assemblea capitolina Valeria Baglio aveva fatto sapere che non c’erano abbastanza firme (ne servono due quinti sul totale di 48). Nelle ultime ore, però, il Partito democratico sembra aver raggiunto la fatidica quota 25 per far cadere il primo cittadino. Ai 19 dem, si unirebbero quattro dell’opposizione e due della maggioranza: secondo le indiscrezioni si tratterebbe di Daniele Parrucci (Centro democratico) e Svetlana Celli (Lista civica Marino), mentre per la minoranza ci sarebbero Alfio Marchini e Alessandro Onorato (Lista Marchini), Mino Dinoi (gruppo misto) e Roberto Cantiani (Pdl). Le dimissioni contestuali dei consiglieri saranno presentate in serata o al massimo domani. La conferma è arrivata direttamente dall’ex assessore Stefano Esposito, secondo cui “domani pomeriggio si dimetteranno 25 consiglieri, forse qualcuno in più, così il consiglio, e Marino, verrà dichiarato decaduto”.
Ignazio Marino convoca una giunta dimezzata
E’ in programma, intorno all’ora di cena, una giunta convocata da Marino, dove chiarirà la propria posizione. E dove il sindaco avrà un antipasto di ciò che lo aspetta in consiglio comunale. Nel tavolo della sua squadra, infatti, ci saranno quattro sedie vuote. Di sicuro, infatti, nel prosieguo del proprio mandato, non avrà al suo fianco l’assessore uscente alla Legalità Alfonso Sabella, peraltro favorito per il ruolo di commissario del Comune se Marino avesse confermato le dimissioni. “Torno a fare il magistrato”. Confermano le proprie dimissioni anche l’assessore ai Trasporti Stefano Esposito, il vicesindaco Marco Causi e l’assessore al Turismo Luigina Di Liegro. “Le mie dimissioni sono già partite e non credo che sarò il solo”, dice Esposito. Entrambi erano entrati nella giunta Marino con l’ultimo rimpasto, quello della “fase due” partita in estate. Lascia anche l’assessore all’Istruzione ed ex sottosegretario Marco Rossi Doria: “Torno al mio lavoro di maestro”. Pronti a lasciare la giunta Marino altri due assessori, ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci e alla Cultura Giovanni Marinelli.
M5s: “Renzi e Marino stanno giocando con Roma”
L’opposizione, prevedibilmente, va all’attacco. “Ancora sceneggiate di fronte alla città in ginocchio? La capitale non è il giocattolo del Pd” commenta Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5s. “Renzi e Marino stanno giocando con Roma”. “Questi burattini – aggiunge – abbiano il coraggio di venire in Aula in Campidoglio e di votare la nostra mozione di sfiducia al sindaco di fronte a Roma”. Per Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra, “Marino non ha alcun senso delle istituzioni. Con il ritiro delle sue dimissioni compie un gesto irresponsabile. È impensabile bloccare Roma e spingere il consiglio comunale nell’ingovernabilità in un momento così delicato come questo alla vigilia di un appuntamento mondiale come il Giubileo”. Parla anche Gianni Alemanno: “Il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco Marino è lo squallido risultato di un braccio di ferro tra il Partito Democratico che vuole uccidere politicamente il suo candidato e un sindaco che le prova tutte pur di vendicarsi e ottenere qualcosa in cambio” scrive l’ex sindaco accusato di corruzione e finanziamento illecito nell’inchiesta su Mafia Capitale.