L’ultimo atto di un attacco al Papa? È l’ipotesi che fanno Oltretevere commentando la notizia del quotidiano romano Il Tempo, e anticipata da Luigi Bisignani a Virus su Rai2, secondo cui sarebbe stato violato il computer del revisore generale delle finanze del Vaticano, Libero Milone. L’ex presidente e amministratore delegato per l’Italia di Deloitte, multinazionale specializzata nell’auditing, è un professionista di grande esperienza internazionale scelto da Bergoglio nel giugno 2015 con il compito di supervisione e controllo su conti e bilanci di tutti gli organismi, gli uffici e le istituzioni della Santa Sede. La violazione del pc di Milone, secondo quanto emerso finora, è avvenuta nelle ultime settimane e il revisore generale avrebbe fatto subito la denuncia alla Gendarmeria vaticana.
Le indagini, assicurano a ilfattoquotidiano.it, sono già concluse e al momento non è esclusa l’ipotesi di un arresto. Si ripeterebbe quanto avvenuto nel 2012 con l’ex maggiordomo infedele di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, che aveva rubato e passato alla stampa alcuni documenti riservati del Papa tedesco. La sala stampa della Santa Sede non ha voluto commentare l’indiscrezione. Per Bisignani la violazione del computer del revisore generale è un fatto di “una gravità inaudita. Milone è un personaggio fondamentale, che risponde direttamente al Papa. Questa violazione informatica si inserisce appieno nel contesto riguardante quel nuovo corso nelle finanze vaticane che Papa Francesco vuol imprimere nel segno della trasparenza”.
Le indagini della Gendarmeria vaticana si legherebbero anche all’imminente pubblicazione del nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, Via crucis (Chiarelettere), che uscirà in libreria il 5 novembre. Il volume contiene trascrizioni di registrazioni dei colloqui del Papa e documenti inediti della Santa Sede. In Vaticano assicurano che il cerchio si sta stringendo rapidamente su colui che avrebbe osato registrare i discorsi privati di Francesco e, al momento, l’intenzione è quella di smascherarlo pubblicamente, proprio come avvenne con Gabriele, prima dell’uscita del libro di Nuzzi. Una battaglia di corvi e veleni che sembra non finire mai: dalla Vatileaks di Ratzinger alle tre tormentate settimane del Sinodo di Bergoglio con il coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, la lettera di 13 cardinali che criticavano il nuovo metodo dei lavori sinodali voluto dal Papa e le aperture per i divorziati risposati e, infine, la notizia di un tumore benigno di Francesco al cervello pubblicata dal Quotidiano nazionale e smentita duramente più volte dalla Santa Sede.
A sostenere la tesi di un “complotto” è stato lo stesso quotidiano del Papa, l’Osservatore Romano, sottolineando che il momento scelto per la pubblicazione della notizia della malattia del Papa “rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato”. Un tentativo non solo di sabotare il Sinodo dei vescovi che era stato chiamato da Bergoglio a decidere la delicatissima questione dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati, passata per 2 soli voti, ma soprattutto di mettere sotto scacco l’intero pontificato di Francesco e soprattutto le sue riforme.