Tre domande dirette, secche, rivolte all’inizio di un colloquio di lavoro, sulla vita privata e familiare della candidata: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. Tre domande di troppo secondo una ragazza veneta, che davanti all’insistenza di un titolare di un’agenzia immobiliare si è rifiutata di rispondere e per questo è stata congedata, senza troppi complimenti. La storia arriva da Mestre, e a raccontarla è la protagonista stessa, sulla propria pagina Facebook. Un post lungo e dettagliato, alimentato dalla delusione, dalla rabbia e dal desiderio di sensibilizzare a un tema che tocca nel vivo tante persone. In soli tre giorni, infatti, la sua testimonianza ha fatto il giro del web, ottenendo un fiume di commenti e la condivisione di 28mila persone. Più di quanto l’autrice stessa si aspettasse.
“Ho contato fino a diecimila prima di scrivere queste parole – scrive nella premessa – Ma non riesco a non dirle. E le scrivo qui, per una massima diffusione. Perché tutti devono sapere cosa accade al giorno d’oggi”. Lei si chiama Paola Filippini, ha 27 anni ed è una fotografa professionista freelance. È agli inizi, ha diverse collaborazioni ma ancora non riesce a mantenersi con la sola fotografia. Così decide di cercare un “lavoretto saltuario per arrotondare”. Parla diverse lingue e ha alle spalle anni di esperienze nel turismo. Manda quindi il curriculum a un’agenzia immobiliare di Mestre, e si propone come hostess per il check-in, negli affitti turistici.
Dopo qualche settimana viene convocata per un colloquio. L’accoglie il titolare, di cui la ragazza però preferisce non rivelare l’identità per timore di ripercussioni legali. “Mi fa accomodare alla sua scrivania – racconta a ilfattoquotidiano.it – ma non si presenta, non mi dà la mano, non si scusa del ritardo, mi dà del tu”. A quel punto iniziano le domande. Dopo quelle tradizionali sull’età e sulla residenza, il titolare dell’agenzia si spinge oltre: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. La ragazza non vuole rispondere, fa resistenza e parte un botta e risposta tra i due. “È necessario che io risponda a questa domanda?” Lui: “Sì, è necessario” .“Posso non rispondere?”. “Certo. Allora ti puoi anche accomodare fuori, per me il colloquio finisce qui”.
Lei chiede ancora spiegazioni. “Perché mi sta congedando in questo modo?”. “Perché tu mi devi rispondere alle domande, e se non mi rispondi il colloquio non può proseguire. Devo sapere se sei sposata e se hai figli, perché questo determina la tua disponibilità lavorativa”. La ragazza però non cede. “Mi scusi dottore, ritengo che la mia disponibilità lavorativa esuli dalla mia condizione privata. Se vuole sapere quanto e quando posso lavorare, mi può semplicemente chiedere qual è la mia disponibilità oraria”. Lui, ormai furibondo: “Io chiedo quello che mi pare, e se non vuoi rispondere non posso darti il lavoro. Ora te ne puoi anche andare”.
Così la giovane fotografa viene invitata a uscire. Prima di andarsene però, si rivolge ancora all’uomo che avrebbe dovuto valutarla. “Se a una donna viene chiesto di dichiarare la sua situazione famigliare prima di chiederle quali sono le sue capacità, cosa sa fare e quali sono le sue aspettative lavorative, allora siamo proprio in un mondo di merda. Lei non sa che parlo perfettamente 3 lingue straniere, non sa che questo lavoro l’ho fatto per anni, che ho tanta esperienza e capacità. Lei non me lo ha chiesto. Mi tolga una curiosità, anche ai maschi chiede se hanno figli e se sono sposati quando fa loro un colloquio?”. Lui: “No, ai maschi non lo chiedo. Perché questo è un lavoro che ritengo debbano fare solo le donne”.
Quando torna a casa, la fotografa si mette davanti alla tastiera e decide di rendere pubblica la sua esperienza. Il racconto, postato il 28 ottobre, fa il boom, raccoglie centinaia di messaggi, molti di solidarietà, alcuni critici. “Il mio è stato un gesto di rabbia e di stanchezza -ha spiegato al fattoquotidiano.it – So di non essere né la prima né l’ultima ragazza a cui è capitata un’esperienza del genere. E so anche che, in questo periodo di crisi, molte donne stanno in silenzio per necessità, perché non possono permettersi di rinunciare a uno stipendio. Ma credo che sia comunque importante portare alla luce questi fatti: bisogna dire che domande di quel tipo, fatte durante un colloquio, violano lo statuto dei lavoratori”.
Lavoro & Precari
“Sei sposata? Hai figli?”. Al colloquio di lavoro ragazza si rifiuta di rispondere: “Così ho perso il posto”
E' la storia che ha raccontato Paola Filippini, 27 anni, in un lungo post su Facebook che in poche ore ha raggiunto più di 28mila condivisioni. A ilfattoquotidiano.it: "So che non sono né la prima né l'ultima ragazza a cui è capitata un'esperienza del genere, ma credo sia importante raccontarlo"
Tre domande dirette, secche, rivolte all’inizio di un colloquio di lavoro, sulla vita privata e familiare della candidata: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. Tre domande di troppo secondo una ragazza veneta, che davanti all’insistenza di un titolare di un’agenzia immobiliare si è rifiutata di rispondere e per questo è stata congedata, senza troppi complimenti. La storia arriva da Mestre, e a raccontarla è la protagonista stessa, sulla propria pagina Facebook. Un post lungo e dettagliato, alimentato dalla delusione, dalla rabbia e dal desiderio di sensibilizzare a un tema che tocca nel vivo tante persone. In soli tre giorni, infatti, la sua testimonianza ha fatto il giro del web, ottenendo un fiume di commenti e la condivisione di 28mila persone. Più di quanto l’autrice stessa si aspettasse.
“Ho contato fino a diecimila prima di scrivere queste parole – scrive nella premessa – Ma non riesco a non dirle. E le scrivo qui, per una massima diffusione. Perché tutti devono sapere cosa accade al giorno d’oggi”. Lei si chiama Paola Filippini, ha 27 anni ed è una fotografa professionista freelance. È agli inizi, ha diverse collaborazioni ma ancora non riesce a mantenersi con la sola fotografia. Così decide di cercare un “lavoretto saltuario per arrotondare”. Parla diverse lingue e ha alle spalle anni di esperienze nel turismo. Manda quindi il curriculum a un’agenzia immobiliare di Mestre, e si propone come hostess per il check-in, negli affitti turistici.
Dopo qualche settimana viene convocata per un colloquio. L’accoglie il titolare, di cui la ragazza però preferisce non rivelare l’identità per timore di ripercussioni legali. “Mi fa accomodare alla sua scrivania – racconta a ilfattoquotidiano.it – ma non si presenta, non mi dà la mano, non si scusa del ritardo, mi dà del tu”. A quel punto iniziano le domande. Dopo quelle tradizionali sull’età e sulla residenza, il titolare dell’agenzia si spinge oltre: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. La ragazza non vuole rispondere, fa resistenza e parte un botta e risposta tra i due. “È necessario che io risponda a questa domanda?” Lui: “Sì, è necessario” .“Posso non rispondere?”. “Certo. Allora ti puoi anche accomodare fuori, per me il colloquio finisce qui”.
Lei chiede ancora spiegazioni. “Perché mi sta congedando in questo modo?”. “Perché tu mi devi rispondere alle domande, e se non mi rispondi il colloquio non può proseguire. Devo sapere se sei sposata e se hai figli, perché questo determina la tua disponibilità lavorativa”. La ragazza però non cede. “Mi scusi dottore, ritengo che la mia disponibilità lavorativa esuli dalla mia condizione privata. Se vuole sapere quanto e quando posso lavorare, mi può semplicemente chiedere qual è la mia disponibilità oraria”. Lui, ormai furibondo: “Io chiedo quello che mi pare, e se non vuoi rispondere non posso darti il lavoro. Ora te ne puoi anche andare”.
Così la giovane fotografa viene invitata a uscire. Prima di andarsene però, si rivolge ancora all’uomo che avrebbe dovuto valutarla. “Se a una donna viene chiesto di dichiarare la sua situazione famigliare prima di chiederle quali sono le sue capacità, cosa sa fare e quali sono le sue aspettative lavorative, allora siamo proprio in un mondo di merda. Lei non sa che parlo perfettamente 3 lingue straniere, non sa che questo lavoro l’ho fatto per anni, che ho tanta esperienza e capacità. Lei non me lo ha chiesto. Mi tolga una curiosità, anche ai maschi chiede se hanno figli e se sono sposati quando fa loro un colloquio?”. Lui: “No, ai maschi non lo chiedo. Perché questo è un lavoro che ritengo debbano fare solo le donne”.
Quando torna a casa, la fotografa si mette davanti alla tastiera e decide di rendere pubblica la sua esperienza. Il racconto, postato il 28 ottobre, fa il boom, raccoglie centinaia di messaggi, molti di solidarietà, alcuni critici. “Il mio è stato un gesto di rabbia e di stanchezza -ha spiegato al fattoquotidiano.it – So di non essere né la prima né l’ultima ragazza a cui è capitata un’esperienza del genere. E so anche che, in questo periodo di crisi, molte donne stanno in silenzio per necessità, perché non possono permettersi di rinunciare a uno stipendio. Ma credo che sia comunque importante portare alla luce questi fatti: bisogna dire che domande di quel tipo, fatte durante un colloquio, violano lo statuto dei lavoratori”.
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Mondo
“Risoluzione Usa all’Onu non cita l’integrità ucraina”. Rubio: “Semplice e storica”. Mosca: “Una buona idea”. Voci al fronte: “Non sarà giusta, ma almeno sarà pace”
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.