Prime sentenze per l’inchiesta Mafia Capitale. Ad essere condannati, con il rito abbreviato, Emilio Gammuto, 5 anni e 4 mesi, e Raffaele Bracci, Fabio Gaudenzi ed Emanuela Salvatori, tutti a 4 anni. Gammuto e Salvatori erano accusati di corruzione mentre Bracci e Gaudenzi di usura. La sentenza è stata pronunciata dopo oltre due ore di camera di consiglio dal giudice per l’udienza preliminare Anna Criscuolo. La Salvatori è l’ex responsabile del coordinamento nomadi del Campidoglio, Gammuto è un dipendente delle cooperative vicino a Salvatore Buzzi. Bracci e Gaudenzi, secondo gli inquirenti, sono invece due figure ritenute vicine a Massimo Carminati, l’ex Nar considerato capo del cosiddetto “Mondo di mezzo”. Solo a Gammuto è stata riconosciuta l’aggravante dell’associazione mafiosa. La Procura, la cui inchiesta è coordinata dai magistrati Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli avevano chiesto 3 anni e mezzo per la Salvatori e 5 anni ciascuno per gli altri. I risarcimenti per enti e associazioni che si sono costituite parte civile saranno liquidati in sede civile fatta eccezione per i 20mila euro di provvisionale che l’ex funzionaria del Campidoglio Salvatori dovrà dare subito. E i 5mila euro che Gammuto dovrà pagare ad ognuna delle associazioni antimafia. Oltre a Comune di Roma a chiedere i danni nel processo sono la Regione Lazio, Libera, Cittadinanzattiva e l’associazione Antonino Caponnetto.
Secondo la Procura Buzzi chiese e ottenne favori da Emanuela Salvatori, funzionaria al Campidoglio: in particolare informazioni sulle pratiche amministrative per l’insediamento di Castel Romano. In cambio Buzzi prometteva l’assunzione della figlia in una delle coop che amministrava. Gammuto, collaboratore di Buzzi, è stato condannato perché accusato di aver contribuito a corrompere Claudio Turella, ex funzionario del Comune responsabile del Servizio di programmazione e gestione del verde pubblico. A Turella sarebbero stati dati 25mila per l’emergenza maltempo e 30mila ne sarebbero stati promessi per lo stanziamento legato alla manutenzione delle piste ciclabili. Bracci e Gaudenzi sono stati riconosciuti colpevoli di usura per un episodio dell’aprile del 2014 ai danni dell’imprenditore Filippo Maria Macchi.
Sono altri 5 gli imputati che saranno giudicati con rito abbreviato. Tra di essi, con udienza fissata al 26 novembre, oltre all’ex assessore capitolino alle Politiche sociali Daniele Ozzimo (Pd) ci sono l’ex consigliere comunale di Centro Democratico, Massimo Caprari, Paolo Solvi, collaboratore dell’ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone e Gerardo e Tommaso Addeo, collaboratori di Luca Odevaine, ex componente del tavolo di coordinamento per i rifugiati del Viminale arrestato nel corso delle indagini. Per tutti l’accusa è di corruzione. Il 26 novembre il gup Alessandra Boffi deciderà anche sulla costituzione come parti civili presentata, nel processo a Ozzimo, da Pd, Comune di Roma, Regione Lazio, Ama (l’azienda romana dei rifiuti), Cittadinanzattiva e altre associazioni.
Il grande show del maxi-processo per Mafia Capitale andrà in scena invece giovedì, esito del terremoto giudiziario che ha scosso Roma e l’Italia dal dicembre di un anno fa con la retata dei carabinieri del Ros. In quel caso i 46 imputati sono tra gli altri Massimo Carminati e Salvatore Buzzi e manager, politici, funzionari pubblici e pregiudicati da strada. Centinaia di giornalisti sono già accreditati per testate di tutto il mondo. Un processo storico, con l’accusa di mafia al vaglio del collegio della decima sezione penale presieduto da Rosanna Ianniello. Nell’aula Vittorio Occorsio del tribunale di Roma si svolgerà la prima udienza, poi il fitto calendario ne prevede circa quattro a settimana nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia. In tutto 136 fino a luglio. Intanto a due giorni dall’inizio del processo Luca Odevaine, ex membro del tavolo nazionale sui migranti, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Odevaine, accusato di corruzione, era detenuto nel carcere di Terni. La decisione è stata presa dalla stessa presidente Ianniello dopo il parere favorevole della Procura. Odevaine è tra coloro che ha “collaborato” di più con la magistratura inquirente.