Il “contrasto all’evasione ha un ruolo centrale nella strategia del governo”. Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in audizione sulla legge di Stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha risposto alle critiche sul nuovo corso impresso dal governo Renzi con l’innalzamento da 1000 a 3mila euro del tetto all’uso del contante e prima ancora con i decreti attuativi della delega fiscale. Il ministro ha ricordato gli accordi per lo scambio di informazioni sottoscritti con diversi Paesi, dalla Svizzera al Lussemburgo, e ha sostenuto che la riforma fiscale ha reso la normativa “più chiara e semplice così da prevenire comportamenti abusivi”. Una difesa che arriva valle delle polemiche sui limiti ai pagamenti cash, che la manovra triplica: una misura criticata dalla minoranza Pd ma anche dal numero uno dell’Anac Raffaele Cantone e su cui non sono mancate osservazioni della Banca d’Italia. E dopo che, nelle scorse settimane, alcune sentenze hanno mandato assolte persone imputate per evasione per effetto dell’innalzamento delle soglie di punibilità e della depenalizzazione dell’elusione fiscale.
La misura sul tetto al contante, “se vista da sola, può essere fuorviante”, ha sostenuto il ministro. Innalzare il limite, ha ripetuto sposando la spiegazione del premier Matteo Renzi, “può avere un effetto temporaneo importante in questa fase ciclica in cui bisogna sostenere la fiducia”. E comunque “bisogna andare verso un sistema di pagamento elettronico più diffuso” e un“efficientamento dei sistemi di pagamento”, perché “l’Italia è indietro rispetto ad altri paesi, è una questione tecnica, finanziaria e di abitudini del consumatore. Richiede tempo, ma la strada è questa”. Insomma: con una mano il governo allarga le maglie sui pagamenti cash, con l’altra ammette che bisogna incentivare la moneta elettronica. Richiesta fatta a più riprese dall’Agenzia delle Entrate ma rimasta inascoltata, visto che anche l’obbligo del Pos è lettera morta. L’unico passo avanti l’ha imposto Bruxelles: dal 9 dicembre entrano i vigore nuovi tetti massimi alle commissioni interbancarie applicate dagli istituti. Con il rischio però che a farne le spese siano i clienti
Padoan ha poi rivendicato “l’impegno del governo nella lotta all’evasione”, che “è esteso oltre i confini nazionali: in questi 20 mesi sono stati ratificati otto accordi bilaterali che erano stati già firmati in precedenza e sottoscritti nuovi accordi bilaterali con nove giurisdizioni, sia accordi sullo scambio di informazioni fiscali che modifiche alle convenzioni contro la doppia imposizione”, ha ricordato il titolare del Tesoro. “Parallelamente è stata adottata una direttiva comunitaria che implementa lo scambio automatico di informazioni fiscali sulle attività finanziarie all’interno dell’Ue ed è stato sottoscritto un accordo multilaterale che consente di attuare lo scambio automatico di informazioni con altri circa 45 Paesi fuori dell’Ue, incluse per principali piazze finanziarie mondiali”.
Dopo lo scontro sui dirigenti decaduti delle Entrate, il ministro ha ricordato poi che ora “in presenza di dati anomali si propone un confronto con il contribuente, prima di procedere alla fase sanzionatoria”. Ha quindi fatto accenno alle norme di recupero e regolarizzazione contro l’evasione, dalla reverse charge Iva alla voluntary disclosure per i capitali all’esterno.
Spending da 7,3 miliardi ma “crescita della spesa era già modesta” – Parlando più in generale della manovra, Padoan ha detto che “un giudizio che prenda in esame singole misure in modo isolato è un giudizio di per sé errato, distorto o quantomeno incompleto”. Per quanto riguarda le coperture delle uscite, “le risorse necessarie a compensare i maggiori oneri per la finanza pubblica vengono reperite senza aumenti del prelievo fiscale su famiglie e imprese. Fa eccezione solo l’aumento del carico fiscale sui giochi“, mentre “maggiori entrate, pari allo 0,12% del Pil nel 2015, sono attese dalla ‘voluntary disclosure‘”, ha detto. Per quanto riguarda la spending review, “complessivamente le misure contenute nel disegno di legge di stabilità riconducibili alla revisione della spesa sono pari a 7,3 miliardi nel 2016, 8,4 miliardi nel 2017 e 10,3 miliardi nel 2018”. “Nel valutare l’entità degli interventi va tenuto conto che nel quadro tendenziale la crescita della spesa primaria corrente risultava già molto modesta: da 697 a 706 miliardi tra il 2015 e il 2016. Con la manovra la crescita si ridurrà a poco meno di 7 miliardi: l’ulteriore contenimento della dinamica è quasi interamente ascrivibile a interventi sui consumi intermedi”. Le clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti automatici di Iva e accise, “abbiamo iniziato a disinnescarle“, ha detto poi Padoan, e questo “continuerà con intensità crescente: saranno dimezzate nell’orizzonte di questo governo”.
“15 patti per il Sud, sblocco fondi Ue per 7 miliardi” – “Tra novembre e dicembre verranno stipulati 15 patti per il Sud che consentiranno di creare la cornice di sostegno ai punti di forza e di vitalità del tessuto economico meridionale”. E lo “sblocco di 11 miliardi per le pubbliche amministrazioni, di cui 7 per il Mezzogiorno”, consentirà “di realizzare la rete a banda ultralarga e di dare un nuovo impulso alle infrastrutture con l’obiettivo di accelerare le connessioni Sud-Nord e migliorare la mobilità interna al Mezzogiorno, nonché adeguare la logistica e la portualità alle opportunità offerte dal raddoppio del Canale di Suez”.