La Consulta boccia ancora il governo Monti. A pochi mesi dalla sentenza sul blocco della rivalutazione delle pensioni, la Corte Costituzionale ha stabilito che la decisione di anticipare la prescrizione della lira è illegittima. La misura era stata adottata dal decreto legge 201 del 2011, cosiddetto Salva Italia, emanato dal governo Monti, in deroga alla legge del 2002, per estinguere titoli del debito pubblico. Secondo la sentenza della Consulta, relatrice la giudice Daria de Pretis, la scelta viola i “principi di tutela dell’affidamento e di ragionevolezza di cui all’art. 3 Cost”.
Secondo la legge del 2002 il diritto di convertire in euro le banconote e le monete metalliche in lire poteva essere esercitato fino alla scadenza del termine decennale di prescrizione stabilito, in via generale, a favore dell’erario, e cioè fino al 28 febbraio 2012. Il decreto del dicembre del 2011 ha invece “disposto la prescrizione anticipata, con effetto immediato, delle lire ancora in circolazione, e ha stabilito, altresì, che il relativo controvalore fosse versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato”, spiega l’Alta Corte. Il controvalore dell’operazione, secondo le stime circolate a ridosso della sentenza, oscilla tra 1,2 e 1,6 miliardi di euro.
Per la Corte “nemmeno la sopravvenienza dell’interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, alla cui tutela è diretto l’intervento legislativo nell’ambito del quale si colloca anche la norma denunciata, può costituire adeguata giustificazione di un intervento così radicale in danno ai possessori della vecchia valuta, ai quali era stato concesso un termine di ragionevole durata per convertirla nella nuova”. “Nel caso in esame – si legge ancora nel testo della sentenza – non risulta operato alcun bilanciamento fra l’interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire, dal momento che l’incisione con effetto immediato delle posizioni consolidate di questi ultimi appare radicale e irreversibile, nel senso che la disposizione non lascia alcun termine residuo, fosse anche minimo, per la conversione”.
L’eccezione di costituzionalità è stata sollevata dalla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano. La questione è sorta nel corso di un giudizio, in cui era stata chiesta la condanna della Banca d’Italia al pagamento del controvalore delle banconote in lire in loro possesso, pari alla somma complessiva di 27.543,67 euro, oltre al risarcimento dei danni, dopo che alcuni soggetti avevano cercato inutilmente di convertire le banconote in euro presso varie filiali di Bankitalia. Richieste respinte perché presentate dopo l’entrata in vigore del Salva Italia, che ha disposto l’immediata estinzione del diritto di convertire banconote, biglietti e monete in lire ancora in circolazione.
“Nel fare chiarezza rispetto ad informazioni devianti e fuorvianti, secondo le quali la sentenza della Corte Costituzionale sarebbe un optional per i possessori di lire in banconote e monete”, Adusbef e Federconsumatori hanno invitato “i cittadini che volessero convertirle, a recarsi da oggi e per circa tre mesi, in uno sportello della Banca d’Italia e pretendere il cambio in euro. Molti se ne saranno disfatti o vogliono collezionarla, ma i valori in lire ancora non rientrati, si aggirano tra 1,2 ed 1,4 miliardi di euro”. Le due associazioni ricordano che a fine 2010 non erano stati convertiti in euro “circa 2.600 miliardi di vecchie lire in banconote: 197 milioni di biglietti da mille “Montessori”, 21,5 milioni di 2.000 “Marconi”, 30,7 milioni di 5mila “Bellini”, 7,4 milioni di 50mila “Bernini”, 12,4 milioni di 100mila “Caravaggio”, e 288mila pezzi del taglio da 500mila lire “Raffaello”. Senza contare le monete metalliche, delle quali la Banca d’Italia non tiene neppure il conto, dato che non possiedono i numeri di serie”.
Aggiornato da Redazione web il 6 novembre 2015 alle 12.00
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Consulta boccia ancora Monti: “Illegittima la prescrizione anticipata della lira del Salva Italia”
Secondo la legge del 2002 il diritto di convertire in euro le banconote e le monete metalliche in lire poteva essere esercitato fino al 28 febbraio 2012, ma l'esecutivo dei tecnici l'aveva anticipata destinando il controvalore del denaro ancora in circolazione all’entrata del bilancio dello Stato. La Corte Costituzionale: "Non ci fu bilanciamento fra l’interesse pubblico e il grave sacrificio imposto ai possessori della vecchia valuta". Consumatori: "Persi quasi 1,4 miliardi, pretendere conversione"
La Consulta boccia ancora il governo Monti. A pochi mesi dalla sentenza sul blocco della rivalutazione delle pensioni, la Corte Costituzionale ha stabilito che la decisione di anticipare la prescrizione della lira è illegittima. La misura era stata adottata dal decreto legge 201 del 2011, cosiddetto Salva Italia, emanato dal governo Monti, in deroga alla legge del 2002, per estinguere titoli del debito pubblico. Secondo la sentenza della Consulta, relatrice la giudice Daria de Pretis, la scelta viola i “principi di tutela dell’affidamento e di ragionevolezza di cui all’art. 3 Cost”.
Secondo la legge del 2002 il diritto di convertire in euro le banconote e le monete metalliche in lire poteva essere esercitato fino alla scadenza del termine decennale di prescrizione stabilito, in via generale, a favore dell’erario, e cioè fino al 28 febbraio 2012. Il decreto del dicembre del 2011 ha invece “disposto la prescrizione anticipata, con effetto immediato, delle lire ancora in circolazione, e ha stabilito, altresì, che il relativo controvalore fosse versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato”, spiega l’Alta Corte. Il controvalore dell’operazione, secondo le stime circolate a ridosso della sentenza, oscilla tra 1,2 e 1,6 miliardi di euro.
Per la Corte “nemmeno la sopravvenienza dell’interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, alla cui tutela è diretto l’intervento legislativo nell’ambito del quale si colloca anche la norma denunciata, può costituire adeguata giustificazione di un intervento così radicale in danno ai possessori della vecchia valuta, ai quali era stato concesso un termine di ragionevole durata per convertirla nella nuova”. “Nel caso in esame – si legge ancora nel testo della sentenza – non risulta operato alcun bilanciamento fra l’interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire, dal momento che l’incisione con effetto immediato delle posizioni consolidate di questi ultimi appare radicale e irreversibile, nel senso che la disposizione non lascia alcun termine residuo, fosse anche minimo, per la conversione”.
L’eccezione di costituzionalità è stata sollevata dalla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano. La questione è sorta nel corso di un giudizio, in cui era stata chiesta la condanna della Banca d’Italia al pagamento del controvalore delle banconote in lire in loro possesso, pari alla somma complessiva di 27.543,67 euro, oltre al risarcimento dei danni, dopo che alcuni soggetti avevano cercato inutilmente di convertire le banconote in euro presso varie filiali di Bankitalia. Richieste respinte perché presentate dopo l’entrata in vigore del Salva Italia, che ha disposto l’immediata estinzione del diritto di convertire banconote, biglietti e monete in lire ancora in circolazione.
“Nel fare chiarezza rispetto ad informazioni devianti e fuorvianti, secondo le quali la sentenza della Corte Costituzionale sarebbe un optional per i possessori di lire in banconote e monete”, Adusbef e Federconsumatori hanno invitato “i cittadini che volessero convertirle, a recarsi da oggi e per circa tre mesi, in uno sportello della Banca d’Italia e pretendere il cambio in euro. Molti se ne saranno disfatti o vogliono collezionarla, ma i valori in lire ancora non rientrati, si aggirano tra 1,2 ed 1,4 miliardi di euro”. Le due associazioni ricordano che a fine 2010 non erano stati convertiti in euro “circa 2.600 miliardi di vecchie lire in banconote: 197 milioni di biglietti da mille “Montessori”, 21,5 milioni di 2.000 “Marconi”, 30,7 milioni di 5mila “Bellini”, 7,4 milioni di 50mila “Bernini”, 12,4 milioni di 100mila “Caravaggio”, e 288mila pezzi del taglio da 500mila lire “Raffaello”. Senza contare le monete metalliche, delle quali la Banca d’Italia non tiene neppure il conto, dato che non possiedono i numeri di serie”.
Aggiornato da Redazione web il 6 novembre 2015 alle 12.00
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Roma, 19 mar. -(Adnkronos) - "Il costo della batteria ad oggi rappresenta fino al 45% del costo totale di un veicolo elettrico. Oggi sono attive 263 Gigafactory in tutto il mondo: 214 sono localizzate in Cina, solo 13 in Europa. Le aziende cinesi hanno il primato del mercato, non solo in termini di produzione ma soprattutto di tecnologia". Lo sottolinea il presidente di Stellantis John Elkann, nell'audizione informale presso le Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, facendo il punto sui problemi del mercato automobilistico.
"I produttori automobilistici europei - ricorda - stanno affrontando uno svantaggio strutturale rispetto ai loro concorrenti cinesi, pari al 40% del costo manifatturiero complessivo. In particolare, i prezzi dell'energia di paesi produttori di auto europei risultano 5 volte più alti di quelli cinesi. Bisogna inoltre rammentare che per quanto riguarda una Gigafactory, il consumo di energia necessario è 10 volte superiore a quello di uno stabilimento produttivo di autovetture". "Per questa ragione - auspica - l’Europa dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia a valori competitivi globali e di mantenerli a livelli costanti e prevedibili".
Palermo, 19 mar. (Adnkronos) - "A proposito delle ultime piogge che, per fortuna, hanno risparmiato Firenze, non solo per l'utilizzo dello scolmatore, ma anche per la scarsa piovosità al Nord del capoluogo nel Val d'Arno e Alto casentino, il governo si permette di suggerire alla Regione e al comune di Pisa l'opportunità di procedere al completamento dello scolmatore e consentirgli la portata stabilita nel progetto originario. D'intesa con Regione e Comune di Pisa si valuterebbe la possibilità di uno specifico finanziamento". Così il ministro per la Protezione civile nel corso del Question time alla Camera dei deputati.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Spinelli, scusala. Ai tempi sarebbe stata dalla parte di chi ti ha mandato al confino". Lo scrive l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran, postando una foto di Altiero Spinelli.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La lettura del manifesto di Ventotene da parte di Giorgia Meloni oggi è stata una provocazione, quando utilizza certe modalità si dimentica di essere la presidente del Consiglio e torna ad essere militante del suo partito". Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l'ex presidente Pd e ministra Rosy Bindi, intervistata da Giorgio Lauro e Marisa Laurito.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Voler delegittimare gli autori, unanimemente riconosciuti come i fondatori morali dell’Europa, grazie ai quali Giorgia Meloni può sedere in Parlamento come presidente del consiglio, è stata un’operazione inaccettabile. Va ben oltre ogni dialettica possibile è per questo che le opposizioni si sono ribellate". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in un’intervista a Radio Radicale dopo la sospensione dell’Aula di Montecitorio.
"Ricordo poi alla destra - aggiunge infine il leader di SI - che ci sarà ben una ragione per cui un edificio dei Palazzi della Ue a Bruxelles è dedicato proprio ad Altiero Spinelli".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - “Il Manifesto di Ventotene è stato scritto durante la dittatura fascista. È un documento simbolo di libertà e democrazia, che ha espresso una visione per sconfiggere l'oppressione e indicato un percorso federale europeista come risposta ai sovranismi devastanti". Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera.
"Quel progetto coraggioso degli Stati Uniti d'Europa, la cui ambizione ha consentito di avere oltre 70 finora di pace nel nostro Continente e di garantire diritti fondamentali. Meloni dovrebbe vergognarsi di una vera e propria apologia di fascismo che offende gravemente la nostra storia, la nostra memoria, il fondamento della nostra Costituzione democratica. Un'inaccettabile arma di distrazione di massa per distogliere l'attenzione dalla totale ambiguità della risoluzione di maggioranza sulla difesa europea che non dà nessun mandato chiaro alla Premier in vista del prossimo Consiglio Ue”.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Meloni come Trump. Ha deciso di prendere a pugni i fondamentali della Repubblica e dell’Europa. Attorno ai fondamentali è ora di organizzare una risposta politica, democratica e civile". Lo scrive sui sociale Pierluigi Bersani.