C’è voluta una citazione di Tolkien per trovare la metafora giusta, quel “mondo di mezzo” che un tipo decisamente navigato come Massimo Carminati ha usato per autodefinire quel mileu tipicamente romano divenuto, anche per la Cassazione, Mafia Capitale. Un sistema dove per intimidire bastava il nome, quel “Cecato” che Roma conosce e teme da decenni, un personaggio che riporta le lancette indietro agli anni ’70, ai tempi delle batterie di rapinatori che si unirono sotto il nome della Banda della Magliana. Se alla parola “capitale” si è associata l’espressione “mafia” – con tutto il peso giuridico che ne deriva – questo lo si deve soprattutto alla sua ingombrante presenza.
Il maxi processo che inizia oggi nell’aula Occorsio della cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio sarà una sorta di grande autodafé, un luogo simbolico dove s’incroceranno le tante città invisibili che attraversano la capitale. Dalle trame nere che avvolgono la storia di Carminati, fino al sistema corruttivo gestito dal “rosso” Buzzi, attraverso la cooperativa 29 giugno. Quarantasei imputati, 18 con l’accusa di associazione mafiosa, più di 200 testimoni, 4 udienze a settimana, con gli avvocati sul piede di guerra, pronti a dichiarare sciopero contro il calendario ritenuto troppo fitto.
Gli uomini di Mafia Capitale
Il primo e più pesante capo d’imputazione che aprirà il processo storico è l’associazione mafiosa. Diciotto gli imputati del primo troncone – il principale – che prese il via con gli arresti del 2 dicembre 2014. Il dominus per la Procura di Roma è senza dubbio Massimo Carminati. Il decreto che dispone il giudizio parte dalla sua figura per descrivere l’organizzazione che ha ruoli e protagonisti ben definiti: “Coordina tutte le attività dell’associazione, fornisce le schede telefoniche dedicate per le comunicazioni riservate, individua e recluta gli imprenditori, mantiene i rapporti con gli esponenti delle organizzazioni criminali presenti a Roma, con istituzioni, forze dell’ordine e servizi segreti”. Il suo braccio destro è un altro nome ben noto nella Roma criminale, Riccardo Brugia, in passato gravitante nel mondo dei Nar. Per la procura è lui il custode delle armi, e dovrà difendersi dall’accusa di aver coordinato le attività estorsive. Vicinissimo a Carminati era Roberto Lacopo, il benzinaio di Corso Francia, uno dei luoghi preferiti dal “Cecato” per incontri e riunioni. Insieme a Matteo Calvio per l’accusa si sarebbe occupato delle estorsioni, in stretto coordinamento con Brugia.
L’ex consigliere del municipio di Ostia – sciolto per mafia – Fabrizio Fabio Testa si presenta a giudizio con l’ipotesi di essere stato la testa di ponte dell’organizzazione con il settore politico. Era lui – per i magistrati – il principale incaricato dell’attività corruttiva occupandosi delle nomine “di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione”. Assieme a lui risponde di associazione mafiosa anche Luca Gramazio, prima consigliere al comune di Roma e poi consigliere regionale del Lazio. Per i magistrati avrebbe posto “al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali” con una funzione di collegamento” tra il gruppo di Carminati e Buzzi con la politica.
Salvatore Buzzi – l’altro volto noto di Mafia Capitale, l’uomo ai vertici delle coop romane – potrebbe essere definito il vero referente finanziario, il lato imprenditoriale, con il compito di gestire “le attività economiche dell’associazione nei settori dei rifiuti, accoglienza migranti e profughi, del verde pubblico”. Accanto a Buzzi risponderanno di associazione mafiosa anche la sua segretaria Nadia Cerrito, tenutaria della contabilità, la compagna Alessandra Garrone (“condivide le strategie operative, contribuisce all’attività corruttiva”, secondo i magistrati) e Paolo Di Ninno, il suo commercialista di fiducia, l’uomo che per la procura gestiva i conti dedicati all’attività corruttiva. C’è poi Carlo Maria Guarany, stretto collaboratore di Buzzi nella cooperativa 29 giugno. Legato a Buzzi era Claudio Caldarelli, politico cresciuto a Cerveteri, che si occupava di “presentare presso i competenti uffici comunali – spiega un’informativa del Ros – la documentazione contabile per ottenere il pagamento dei canoni di locazione dei campi nomadi di proprietà o gestiti dal gruppo”.
Imprenditori accusati di associazione mafiosa sono anche Cristiano Guarnera, Agostino Gaglianone e Giuseppe Ietto, definiti dal Gip Costantini – che ha firmato il decreto di giudizio immediato chiesto dal procuratore Pignatone, dall’aggiunto Prestipino e dai pm Ielo, Cascini e Tescaroli – “collusi”, pronti a mettere a disposizione dell’organizzazione le proprie imprese nel settore dell’edilizia, della gestione degli appalti, del movimento terra e della ristorazione.
Attorno a Carminati agivano poi pezzi della Roma nera, quel “mondo di mezzo” nato e cresciuto all’interno del neofascismo della capitale, tra il fungo dell’Eur e Roma nord. Il più noto è Franco Panzironi, accusato di essere un “pubblico ufficiale a libro paga dell’associazione”. Era l’uomo che agiva all’interno della municipalizzata Ama, prima come Ad e poi come funzionario di rilievo, fornendo – secondo l’accusa – “uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti pubblici”. Dal gruppo dell’Eur veniva Carlo Pucci, legatissimo all’ex Ad dell’ente Eur spa Riccardo Mancini, che all’interno della società pubblica aveva un ruolo di rilievo. Secondo la Procura era anche lui un anello importante utilizzato dall’associazione per aggiudicarsi gli appalti. A chiudere il cerchio due nomi direttamente legati – per la procura di Roma – alla cosca dei Mancuso di Limbadi, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, emersi nel corso delle indagini su alcune cooperative di pulizia.
Gli affari
Accanto alle estorsioni – almeno 5 gli episodi contestati – il gruppo Carminati-Buzzi puntava in alto, agli affari che contano veramente nella capitale. Prima di tutto i rifiuti, attraverso l’opera di condizionamento della municipalizzata Ama, stazione appaltante che spesso vedeva la cooperativa 29 giugno affidataria di diversi lavori. L’uomo chiave in questo caso era Franco Panzironi, che insieme a Giovanni Fiscon e ad “altri funzionari non identificati” avrebbe agito all’interno della società romana per favorire le coop riconducibili a Salvatore Buzzi. In cambio – sostiene l’accusa – Panzironi avrebbe intascato una “costante retribuzione di ammontare non determinato dal 2008 al 2013 e a partire da tale data pari a 15 mila euro mensili”. Non solo. Altri 120 mila euro sarebbero stati poi pagati come tangente (pari al 2,5% del valore dell’appalto) per un servizio “non ancora identificato”. Soldi che per i magistrati sarebbe stati destinati anche alla fondazione “Nuova Italia” di Gianni Alemanno. Su questo filone ci sono ancora molti punti non chiariti: per la gara destinata all’emergenza rifiuti di Roma, ad esempio, il Gip fa riferimento ad altri protagonisti “non identificati”, indicati come “rappresentanti di Federambiente”, ovvero la principale organizzazione imprenditoriale del settore.
Il gruppo delle coop di Buzzi avrebbe poi usufruito di un trattamento di favore anche da Carlo Pucci nell’affidamento di lavori da parte di Eur spa, in cambio della somma “ di 5000 euro mensili oltre alla somma di 15 mila euro una tantum”. Il tutto “previo concerto con Carminati”. Tra i capi d’imputazione vi sono poi appalti del comune di Sant’Oreste, in provincia di Roma, per il servizio di igiene urbana. Secondo l’accusa in questo caso sarebbero state pagate mazzette per 40 mila euro.
Il Comune di Roma era un “mucca da mungere” soprattutto per i lavori di manutenzione del verde pubblico, affidati, anche in questo caso, alle coop di Buzzi. Affari che vedevano, secondo i magistrati, il diretto interessamento di Massimo Carminati. Per ottenere i lavori il gruppo Buzzi avrebbe chiesto “ai competenti organi della giunta comunale di orientare la destinazione delle risorse economiche in bilancio” a favore delle cooperative controllate da Salvatore Buzzi. Una pressione continua e asfissiante, poi analizzata nel dettaglio dalla commissione di accesso inviata dal prefetto Franco Gabrielli.
Infine il lungo elenco dei capi d’imputazione del processo Mafia Capitale vede il business dei profughi. L’uomo chiave in questo caso è Luca Odevaine, sulla scena politica romana da almeno due decenni, strettamente legato al Pd. Secondo l’accusa avrebbe orientato a favore del gruppo Buzzi le scelte del Tavolo di Coordinamento nazionale sull’Accoglienza dei profughi, trasformando l’emergenza umanitaria in un enorme affare. Il tutto in cambio di mazzette con diversi zeri.
Giustizia & Impunità
Mafia capitale, via al processo: dai Nar alle coop rosse, in aula la piovra di Roma
Quarantasei imputati, 18 per associazione mafiosa, più di 200 testimoni: il “mondo di mezzo” va in scena a Piazzale Clodio. Il maxi processo che inizia oggi nell'aula Occorsio della cittadella giudiziaria sarà una sorta di grande autodafé, un luogo simbolico dove s'incroceranno le tante città invisibili che attraversano la capitale. Dalle trame nere che avvolgono la storia di Massimo Carminati, fino al sistema corruttivo gestito dal “rosso” Salvatore Buzzi
C’è voluta una citazione di Tolkien per trovare la metafora giusta, quel “mondo di mezzo” che un tipo decisamente navigato come Massimo Carminati ha usato per autodefinire quel mileu tipicamente romano divenuto, anche per la Cassazione, Mafia Capitale. Un sistema dove per intimidire bastava il nome, quel “Cecato” che Roma conosce e teme da decenni, un personaggio che riporta le lancette indietro agli anni ’70, ai tempi delle batterie di rapinatori che si unirono sotto il nome della Banda della Magliana. Se alla parola “capitale” si è associata l’espressione “mafia” – con tutto il peso giuridico che ne deriva – questo lo si deve soprattutto alla sua ingombrante presenza.
Il maxi processo che inizia oggi nell’aula Occorsio della cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio sarà una sorta di grande autodafé, un luogo simbolico dove s’incroceranno le tante città invisibili che attraversano la capitale. Dalle trame nere che avvolgono la storia di Carminati, fino al sistema corruttivo gestito dal “rosso” Buzzi, attraverso la cooperativa 29 giugno. Quarantasei imputati, 18 con l’accusa di associazione mafiosa, più di 200 testimoni, 4 udienze a settimana, con gli avvocati sul piede di guerra, pronti a dichiarare sciopero contro il calendario ritenuto troppo fitto.
Gli uomini di Mafia Capitale
Il primo e più pesante capo d’imputazione che aprirà il processo storico è l’associazione mafiosa. Diciotto gli imputati del primo troncone – il principale – che prese il via con gli arresti del 2 dicembre 2014. Il dominus per la Procura di Roma è senza dubbio Massimo Carminati. Il decreto che dispone il giudizio parte dalla sua figura per descrivere l’organizzazione che ha ruoli e protagonisti ben definiti: “Coordina tutte le attività dell’associazione, fornisce le schede telefoniche dedicate per le comunicazioni riservate, individua e recluta gli imprenditori, mantiene i rapporti con gli esponenti delle organizzazioni criminali presenti a Roma, con istituzioni, forze dell’ordine e servizi segreti”. Il suo braccio destro è un altro nome ben noto nella Roma criminale, Riccardo Brugia, in passato gravitante nel mondo dei Nar. Per la procura è lui il custode delle armi, e dovrà difendersi dall’accusa di aver coordinato le attività estorsive. Vicinissimo a Carminati era Roberto Lacopo, il benzinaio di Corso Francia, uno dei luoghi preferiti dal “Cecato” per incontri e riunioni. Insieme a Matteo Calvio per l’accusa si sarebbe occupato delle estorsioni, in stretto coordinamento con Brugia.
L’ex consigliere del municipio di Ostia – sciolto per mafia – Fabrizio Fabio Testa si presenta a giudizio con l’ipotesi di essere stato la testa di ponte dell’organizzazione con il settore politico. Era lui – per i magistrati – il principale incaricato dell’attività corruttiva occupandosi delle nomine “di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione”. Assieme a lui risponde di associazione mafiosa anche Luca Gramazio, prima consigliere al comune di Roma e poi consigliere regionale del Lazio. Per i magistrati avrebbe posto “al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali” con una funzione di collegamento” tra il gruppo di Carminati e Buzzi con la politica.
Salvatore Buzzi – l’altro volto noto di Mafia Capitale, l’uomo ai vertici delle coop romane – potrebbe essere definito il vero referente finanziario, il lato imprenditoriale, con il compito di gestire “le attività economiche dell’associazione nei settori dei rifiuti, accoglienza migranti e profughi, del verde pubblico”. Accanto a Buzzi risponderanno di associazione mafiosa anche la sua segretaria Nadia Cerrito, tenutaria della contabilità, la compagna Alessandra Garrone (“condivide le strategie operative, contribuisce all’attività corruttiva”, secondo i magistrati) e Paolo Di Ninno, il suo commercialista di fiducia, l’uomo che per la procura gestiva i conti dedicati all’attività corruttiva. C’è poi Carlo Maria Guarany, stretto collaboratore di Buzzi nella cooperativa 29 giugno. Legato a Buzzi era Claudio Caldarelli, politico cresciuto a Cerveteri, che si occupava di “presentare presso i competenti uffici comunali – spiega un’informativa del Ros – la documentazione contabile per ottenere il pagamento dei canoni di locazione dei campi nomadi di proprietà o gestiti dal gruppo”.
Imprenditori accusati di associazione mafiosa sono anche Cristiano Guarnera, Agostino Gaglianone e Giuseppe Ietto, definiti dal Gip Costantini – che ha firmato il decreto di giudizio immediato chiesto dal procuratore Pignatone, dall’aggiunto Prestipino e dai pm Ielo, Cascini e Tescaroli – “collusi”, pronti a mettere a disposizione dell’organizzazione le proprie imprese nel settore dell’edilizia, della gestione degli appalti, del movimento terra e della ristorazione.
Attorno a Carminati agivano poi pezzi della Roma nera, quel “mondo di mezzo” nato e cresciuto all’interno del neofascismo della capitale, tra il fungo dell’Eur e Roma nord. Il più noto è Franco Panzironi, accusato di essere un “pubblico ufficiale a libro paga dell’associazione”. Era l’uomo che agiva all’interno della municipalizzata Ama, prima come Ad e poi come funzionario di rilievo, fornendo – secondo l’accusa – “uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti pubblici”. Dal gruppo dell’Eur veniva Carlo Pucci, legatissimo all’ex Ad dell’ente Eur spa Riccardo Mancini, che all’interno della società pubblica aveva un ruolo di rilievo. Secondo la Procura era anche lui un anello importante utilizzato dall’associazione per aggiudicarsi gli appalti. A chiudere il cerchio due nomi direttamente legati – per la procura di Roma – alla cosca dei Mancuso di Limbadi, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, emersi nel corso delle indagini su alcune cooperative di pulizia.
Gli affari
Accanto alle estorsioni – almeno 5 gli episodi contestati – il gruppo Carminati-Buzzi puntava in alto, agli affari che contano veramente nella capitale. Prima di tutto i rifiuti, attraverso l’opera di condizionamento della municipalizzata Ama, stazione appaltante che spesso vedeva la cooperativa 29 giugno affidataria di diversi lavori. L’uomo chiave in questo caso era Franco Panzironi, che insieme a Giovanni Fiscon e ad “altri funzionari non identificati” avrebbe agito all’interno della società romana per favorire le coop riconducibili a Salvatore Buzzi. In cambio – sostiene l’accusa – Panzironi avrebbe intascato una “costante retribuzione di ammontare non determinato dal 2008 al 2013 e a partire da tale data pari a 15 mila euro mensili”. Non solo. Altri 120 mila euro sarebbero stati poi pagati come tangente (pari al 2,5% del valore dell’appalto) per un servizio “non ancora identificato”. Soldi che per i magistrati sarebbe stati destinati anche alla fondazione “Nuova Italia” di Gianni Alemanno. Su questo filone ci sono ancora molti punti non chiariti: per la gara destinata all’emergenza rifiuti di Roma, ad esempio, il Gip fa riferimento ad altri protagonisti “non identificati”, indicati come “rappresentanti di Federambiente”, ovvero la principale organizzazione imprenditoriale del settore.
Il gruppo delle coop di Buzzi avrebbe poi usufruito di un trattamento di favore anche da Carlo Pucci nell’affidamento di lavori da parte di Eur spa, in cambio della somma “ di 5000 euro mensili oltre alla somma di 15 mila euro una tantum”. Il tutto “previo concerto con Carminati”. Tra i capi d’imputazione vi sono poi appalti del comune di Sant’Oreste, in provincia di Roma, per il servizio di igiene urbana. Secondo l’accusa in questo caso sarebbero state pagate mazzette per 40 mila euro.
Il Comune di Roma era un “mucca da mungere” soprattutto per i lavori di manutenzione del verde pubblico, affidati, anche in questo caso, alle coop di Buzzi. Affari che vedevano, secondo i magistrati, il diretto interessamento di Massimo Carminati. Per ottenere i lavori il gruppo Buzzi avrebbe chiesto “ai competenti organi della giunta comunale di orientare la destinazione delle risorse economiche in bilancio” a favore delle cooperative controllate da Salvatore Buzzi. Una pressione continua e asfissiante, poi analizzata nel dettaglio dalla commissione di accesso inviata dal prefetto Franco Gabrielli.
Infine il lungo elenco dei capi d’imputazione del processo Mafia Capitale vede il business dei profughi. L’uomo chiave in questo caso è Luca Odevaine, sulla scena politica romana da almeno due decenni, strettamente legato al Pd. Secondo l’accusa avrebbe orientato a favore del gruppo Buzzi le scelte del Tavolo di Coordinamento nazionale sull’Accoglienza dei profughi, trasformando l’emergenza umanitaria in un enorme affare. Il tutto in cambio di mazzette con diversi zeri.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - A sedici anni dall'ultima presenza di un Capo dello Stato, in quel caso Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna in Giappone per una visita ufficiale in programma da lunedì 3 a domenica 9 marzo. Un appuntamento che suggella una fase di svolta nei rapporti tra l'Italia e il Paese del Sol Levante, visto che l'entrata in vigore nel 2023 del Partenariato strategico e il successivo Piano di azione siglato tra i rispettivi Governi l'estate scorsa in occasione del G7 a Borgo Egnazia segnano l'avvio di un rapporto caratterizzato da un nuovo dinamismo, che si preannuncia foriero di conseguenze positive e di prospettive da esplorare, che vanno ad inserirsi in una già collaudata comunanza di vedute e di interessi sul piano politico ed economico.
Basti pensare all'attenzione sempre crescente dell'Italia per le problematiche del Sud-est asiatico, con l'intensificazione di un dialogo a livello Nato e tra Unione europea e Giappone, per il quale il partenariato con gli Stati Uniti rappresenta un pilastro fondamentale, anche per la stabilità dell'Indo-pacifico. Con la necessità per il Paese del Sol Levante di trovare un equilibrio nei rapporti con la Cina, tra tensioni di carattere geopolitico da governare e interessi commerciali da salvaguardare.
Le circa 150 nostre aziende che operano in Giappone e le circa 380 giapponesi che sono nel nostro Paese, il Business-Forum in programma a Roma il prossimo 13 maggio, con la partecipazione di circa 200 imprese nipponiche e italiane, sono invece la dimostrazione di quanto sia rilevante e in crescita la partnership economica, che oltre alla presenza italiana nei tradizionali settori del design, della moda e dell'agroalimentare vede aumentare la collaborazione sul piano industriale e tecnologico. Si inserisce proprio in questo contesto il progetto Gcap per il caccia di sesta generazione basato sulla collaborazione tra Italia, Giappone e Regno Unito.
Si svilupperà quindi lungo questa direttrice il programma della visita di Mattarella, con impegni di carattere istituzionale, economico e culturale. Lunedì 3 marzo alle 19 ora locale (8 ore avanti il fuso orario rispetto all'Italia), il Capo dello Stato vedrà a Tokyo la comunità italiana. Poi il giorno dopo l'incontro con l'imperatore Naruhito e l'imperatrice Masako e i colloqui con gli speaker, rispettivamente, della Camera dei Rappresentanti e della Camera dei Consiglieri. Quindi il concerto del tenore Vittorio Grigolo, offerto dal'Italia alla presenza dei rappresentanti della Casa imperiale.
Mercoledì 5 alle 11 è previsto un confronto del presidente della Repubblica con rappresentanti della Confindustria giapponese ed esponenti dell'imprenditoria italiana, mentre alle 18 Mattarella vedrà il premier giapponese, Shigeru Ishiba.
Nelle giornate di giovedì e venerdì il Capo dello Stato sarà invece a Kyoto, dove sono in programma appuntamenti di carattere artistico e culturale e l'incontro con i nostri connazionali. Particolarmente significativa, anche per i risvolti legati alla attuale e delicata situazione internazionale, l'ultima tappa a Hiroshima, prevista sabato 8 marzo, con la visita al Museo della Pace e l'incontro con l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari e con l'organizzazione Nihon Hidankyo, impegnata per l'abolizione delle armi nucleari e insignita lo scorso anno del Premio Nobel per la pace. Domenica 9 il rientro a Roma.
Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - Con il 'ritocco' al rialzo annunciato dal Mef diventa più appetibile il Btp Più, il nuovo titolo di Stato a 8 anni, il cui collocamento si è chiuso alle 13 con quasi 15 miliardi raccolti. Rispetto ai rendimenti originari (2,80% i primi 4 anni e 3,60% i successivi 4) l'aumento annunciato - rispettivamente a 2,85% e 3,70% - rappresenta un incremento complessivo di oltre l'8% sul fronte interessi. Infatti, investendo 10 mila euro, e considerando la trattenuta del 12,5% (inferiore a quella del 26% applicata sui dividendi azionari) in 8 anni il risparmiatore può incassare 2422 euro netti, a fronte dei 2240 euro previsti con i rendimenti 'iniziali'. Un dato che rappresenta un rendimento netto del 3,03% annuo: è questo il dato di riferimento per giudicare la redditività del titolo a fronte dell'inflazione (che inevitabilmente erode il valore delle somme investite). Se la Bce dovesse riuscire nell'intento di mantenere stabilmente la crescita dei prezzi sotto il 2%, allora chi ha investito nel Btp Più potrà dire di aver fatto un buon affare. Ma sull'inflazione, come insegna la storia recente, è difficile fare previsioni.
(Adnkronos) - La letteratura fantastica in Italia si prende sempre più spazio. Questo fine settimana si tiene a Roma la prima edizione di ‘Oblivion, fiera del libro, del fumetto e dell’irrazionale', dedicata alla letteratura di genere horror, fantasy, fantascienza e weird.
"È nato tutto da una pizza a San Lorenzo insieme a Claudio Kulesko, Paolo di Orazio ed Edoardo M. Rizzoli", spiega all’Adnkronos Emmanuele Pilia, alla direzione editoriale dell’evento. "Volevamo ribadire il valore artistico letterario del mondo della letteratura fantastica, che in Italia ha poche piattaforme in cui fare rete e in cui avere dignità, e così ci siamo ispirati a eventi come ‘Stranimondi’ e ‘Marginalia’ che si svolgono a Milano, per creare qualcosa di simile", dice.
Alla Città dell’Altra Economia, nel quartiere Testaccio di Roma, il 22 e il 23 febbraio, 45 case editrici indipendenti italiane propongono i propri libri e un programma ricco di incontri, che si terranno tra le 10 e le 20 di sabato e domenica. "Niente presentazioni classiche, ma piccole conferenze sui temi in cui siamo riusciti a coinvolgere tutti gli editori", spiega Pilia. E così dalla crisi climatica al femminismo, dall’intelligenza artificiale alle relazioni affettive sono tantissimi gli argomenti che verranno affrontati da autori ed editori attraverso la lente della letteratura di genere.
Nell'anno che si è appena concluso si è registrato un calo del numero generale di lettori, eppure il fantasy è in controtendenza: le vendite nel 2024 sono cresciute del 27,1% da gennaio a ottobre, superando il milione di libri venduti. Gli italiani hanno riscoperto un genere considerato a lungo di ‘serie b’? “I lettori e le lettrici italiani – spiega Pilia – hanno sempre letto tanta letteratura fantastica, ma prima era meno monitorata. Pensiamo alla collana di successo ‘Urania’, che esce in edicola e non è tracciata. Però negli ultimi anni c’è stata sicuramente una crescita dell’ecosistema editoriale: ci sono più editor, più traduttori, sono nate molte case editrici di genere che hanno portato un ‘know how’ che prima era appannaggio di accademici. È aumentata la qualità, ma anche il discorso attorno al genere, con un grande lavoro di riscoperta del fantasy italiano".
Non c’è una motivazione unica dietro alla cresciuta di interesse registrata negli ultimi anni: da un lato ci sono il successo di saghe letterarie e cinematografiche/televisive come ‘Harry Potter’, ‘Hunger Games’ o ‘Il trono di spade’, dall’altro c’è chi ritiene che il fantasy, con le sue metafore, sia uno strumento utile a interpretare il tempo presente. Emmanuele Pilia ci tiene a sottolineare l’aspetto più importante quando si devono avvicinare nuovi lettori: "Credo che l’idea moralistica che leggere sia utile e necessario abbia danneggiato la letteratura. Leggere è divertente, è bello, è fico. Si può paragonare a una partita di calcio o una cena fuori. Bisogna desacralizzare la lettura per darle valore e noi, con il nostro evento, abbiamo puntato tutto su questo concetto anche per avvicinare chi non ha ancora scoperto il fantastico".
La manifestazione, che beneficia del patrocinio del Comune di Roma, dell’Assessorato alla Cultura e del I Municipio, è completamente gratuito e non sarà solo un'occasione per i lettori, ma anche per chi sogna di lavorare nel campo. Nel corso della fiera infatti verrà assegnato il Premio di Racconti Brevi, "dedicato agli autori e alle autrici che vogliono esplorare i temi dell’horror, del fantasy, della fantascienza e del weird", si legge sul sito ufficiale, e che avranno così l'opportunità di sottoporre il proprio scritto a una giuria di editori esperti, presenti alla fiera. Sono previste anche diverse menzioni speciali, con relativi premi e targhe, per le opere che si distingueranno per originalità e stile. (di Corinna Spirito)
Roma, 21 feb. (Adnkronos Salute) - "La prima richiesta che facciamo al ministro della Salute Schillaci è quella di valutare e concludere la questione medico-legale istituendo una commissione super partes, che valuti prima di ogni iter, di ogni pratica, la questione, in modo tale che il numero delle denunce venga ridotto. Questo accade negli Stati Uniti, accade anche in Francia, quindi crediamo che debba essere applicato anche in Italia. Seconda cosa", serve "intervenire sulla questione delle nuove tecnologie, che ha un peso rilevantissimo anche sul fronte economico, quindi legiferare a livello centrale sulla congruità e sul numero, per esempio, dei robot e delle nuove tecnologie importanti e costose che vengono, diciamo, proposte. L'altra cosa è incentivare l'intelligenza artificiale. Tuttavia sappiamo che soltanto il 26% delle Asl in Italia ha investito in intelligenza artificiale". Così all'Adnkronos Salute il presidente del Collegio italiano dei chirurghi, Maurizio Brausi, in occasione del secondo congresso Cic, momento di confronto sul presente e il futuro della chirurgia, promosso oggi a Roma.
"La formazione per i giovani chirurghi è importantissima - continua Brausi - A questo proposito abbiamo ideato un questionario che è stato spedito a tutte le scuole di specialità. Abbiamo già raccolto più di 600 risposte sulla soddisfazione o meno che i nostri specializzandi hanno nelle varie scuole". Per far fronte alla carenza di professionisti, poi, "dobbiamo fare una programmazione diversa. Sappiamo che 3mila medici all'anno vanno in pensione e non vengono sostituiti - ricorda - e abbiamo anche un problema contingente degli specializzanti stessi: per diventare un chirurgo occorrono 11 anni, cosa che non aiuta". A questo si aggiunge "il problema dello stipendio che in Italia non è equiparato a quello europeo", e quello "delle denunce: ne arrivano circa 35mila-40mila all'anno per i chirurghi. Questo ovviamente è un fattore un po' negativo", che rende "più difficile la scelta della specialità". La prova lampante è sui "concorsi, soprattutto per l'ortopedia e anche per chirurgia generale: vanno deserti".
Altra cosa che interessa molto il Collegio, che rappresenta circa 47 società chirurgiche e 45 mila chirurghi italiani, è "l'uso delle nuove tecnologie e la loro sostenibilità per il sistema sanitario nazionale - conclude Brausi - Possiamo fare qualcosa per ridurre i costi, però occorre essere molto determinati e prendere decisioni sia a livello centrale che a livello regionale per razionalizzare, ad esempio, il numero di robot in Italia o il numero delle nuove tecnologie. L'intelligenza artificiale può ridurre nettamente il lavoro e dovrebbe essere applicata nelle varie Asl, vista l'applicazione incredibile che c'è nell'imaging, della radiologia, con la velocizzazione degli esami radiologici e diagnosi molto più sicure in accordo con le linee guida".
Roma, 21 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Mary Modaffari, presidente nazionale della Confederazione nazionale esercenti (Cne), associazione sindacale datoriale italiana, iscritta al registro dei lobbisti del Parlamento Europeo, è stata l' unica italiana entrata a far parte del direttivo del Seri ( sindacato europeo dei rappresentanti di interessi ) e contestualmente nominata a responsabile della gestione dei rapporti istituzionali esteri del Seri.
"Il Seri, acronimo di Sindacato europeo rappresentanti interessi presso il Parlamento Europeo è un’organizzazione sindacale europea composta da presidenti di varie sigle sindacali datoriali di tutta Europa. Il Seri è stato istituito per rappresentare e tutelare i diritti e gli interessi dei professionisti che operano al Parlamento Europeo come rappresentanti di interessi e dunque portavoce delle esigenze delle imprese associate presso le rispettive associazioni datoriali dei vari Paesi Europei. L' obiettivo è quello di fornire un supporto qualificato a livello istituzionale, promuovendo la valorizzazione delle competenze e delle specificità del lavoro che ogni rappresentante svolge al Parlamento Europeo. Le finalità principali includono la difesa dei diritti delle imprese, pmi e start-up in ambito parlamentare, la promozione di politiche di equità e sostenibilità nel mondo del lavoro e il rafforzamento delle relazioni tra il settore istituzionale europeo e partner internazionali presso Paesi extra Ue", afferma Modaffari.
"La mia priorità -continua- è consolidare e ampliare le relazioni internazionali del Seri coinvolgendo in primo luogo soprattutto l' Italia , dando dunque voce alle varie associazioni sindacali datoriali italiane aderenti al Seri creando nuove opportunità di collaborazione istituzionale e professionale. L’obiettivo è rendere il Seri un associazione sindacale europea dei rappresentanti di interessi autorevole e riconosciuta non solo a livello europeo ma globale. La prima tappa del mio programma è organizzare con lo staff del dipartimento del Seri che mi è stato assegnato, incontri con rappresentanti di istituzioni straniere, anche tramite tavoli tematici, su argomenti che hanno come obiettivo la crescita delle imprese e pmi tenendo conto dei punti di vista dei colleghi rappresentanti di interessi degli altri stati europei", spiega ancora.
"I punti centrali da trattare sono: commercio internazionale (limiti e prospettive future), sostenibilità, crescita economica, innovazione e tutela dei diritti umani, transizione digitale e particolare attenzione sull' utilizzo dell'Ia. In sostanza, il nostro obiettivo è quella di fungere da ponte tra le istituzioni europee e le imprese degli stati membri , promuovendo uno scambio continuo e costruttivo su temi di particolare rilevanza sociale, economica e culturale. Altresì attraverso l’internazionalizzazione sarà possibile consolidare nuove partnership, rendendo il Sindacato europeo dei rappresentanti di interessi un organo "influente" nei processi decisionali che riguardano il mondo del lavoro e delle imprese", spiega ancora.
"Sono davvero onorata ed orgogliosa di questo importante incarico che mi è stato conferito e ringrazio la presidenza nazionale per la fiducia accordatami. Da anni lavoro nel mondo sindacale, ho svolto l' attività di politica sindacale con grande responsabilità ed impegno, e pertanto metterò a disposizione il mio bagaglio di esperienze. Sono certa che riusciremo a portare benefici concreti ai nostri iscritti nonché il nostro obiettivo finale è poter dare supporto con le nostre proposte alle istituzioni europee ed alle rispettive commissioni", conclude Mary Modaffari.
Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - Si è chiuso alle 13, come annunciato, il collocamento del nuovo Btp Più che ha registrato nel quarto e ultimo giorno di raccolta 39.759 contratti per un controvalore di 1.096.376.000 euro. Il dato porta il totale del collocamento a oltre 14,9 milioni di euro. L'attenzione adesso è per il dato definitivo sul rendimento che, nelle speranze dei sottoscrittori, potrebbe portare a qualche ritocco al rialzo.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sul portale Eurofocus.