Il soccorso del governo alle Regioni con voragini di bilancio, a partire dal Piemonte, è arrivato in extremis. Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto ad hoc che, ha spiegato il sottosegretario Claudio De Vincenti, “consente di chiarire la contabilità delle Regioni, un tema sollevato da Corte dei Conti, in particolare per la contabilizzazione dei debiti passati”. Si tratta del provvedimento invocato nelle scorse settimane dal governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, che ha annunciato le dimissioni dalla presidenza della conferenza delle Regioni dopo che la magistratura contabile ha certificato un buco da 5,8 miliardi nei conti dell’ente. Di fatto una situazione di dissesto, determinata da un uso ritenuto improprio, da parte della precedente giunta guidata da Roberto Cota, dei fondi girati dallo Stato per pagare i debiti nei confronti dei fornitori. Ma il problema come è noto riguarda anche altre regioni, dal Lazio alla Campania. Il governo era già pronto a intervenire a fine settembre, ma la presidenza della Repubblica ha frenato chiedendo “approfondimenti“.
Il decreto non concede fondi aggiuntivi ma consente ai governatori di restituire le somme allo Stato centrale in trent’anni: un ripiano soft che abbassa la rata annuale. Senza interventi, il Piemonte avrebbe dovuto pagare ogni anno 800 milioni di euro. “Praticamente impossibile“, aveva avvertito Chiamparino. De Vincenti ha sostenuto che si tratta solo di “sanare un dubbio interpretativo”. “Il senso del decreto è evitare una doppia contabilizzazione di una restituzione che le Regioni già devono fare allo Stato”, ha affermato. “Evitare cioè che un problema di interpretazione della norma esistente sui debiti pregressi della pubblica amministrazione creasse il rischio che le Regioni dovessero restituire due volte”.
In attesa di leggere il testo, stando al comunicato del governo le regioni potranno scegliere tra “due modalità di contabilizzazione alternative”: iscrivere nel bilancio di previsione uno stanziamento di importo pari a quello dell’anticipazione destinato a confluire nel risultato di amministrazione di fine esercizio come quota accantonata o “ridurre gli stanziamenti di entrata concernenti il finanziamento del disavanzo da debito autorizzato e non contratto”. Al di là dei tecnicismi, entrambe le strade portano alla “sterilizzazione contabile delle anticipazioni”. In più, il decreto permette alle Regioni di iscrivere provvisoriamente in bilancio, per gli anni 2013 e 2014, le risorse dovute dalle aziende farmaceutiche a titolo di “pay back”. Cioè le somme che, in caso di sforamento dei tetti nazionali della spesa farmaceutica, le aziende devono versare ai bilanci regionali. “Per gli anni 2013 e 2014, in seguito a contenziosi, era venuta meno la possibilità di mantenere in bilancio queste somme”, spiega il comunicato.
I tempi però stringono: perché le nuove regole entrino in vigore serve la firma di Sergio Mattarella, che è in viaggio in Estremo Oriente. Ma i governatori devono mettere mano ai bilanci entro il 30 novembre, data ultima entro la quale vanno approvati gli assestamenti. Soddisfatto Chiamparino: “Il governo ha mantenuto l’impegno di chiarire la norma che la stessa Corte costituzionale ha giudicato ambigua e che aveva dato origine a una contabilizzazione non corretta di debiti passati”, il suo commento. “Ringraziamo l’esecutivo perché questo consente di ridare certezze ai bilanci di tutte le Regioni e di conseguenza al bilancio dello Stato”. Il governatore ha poi sostenuto che il decreto non può essere definito “Salva Piemonte o Salva Regioni” in quanto “l’obiettivo è semplicemente quello di determinare condizioni di certezza nella contabilizzazione delle risorse tra l’attività legislativa nazionale e l’applicazione amministrativa della stessa da parte della Regione”.