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Neverland, l’opera di Firenze diventa social: con i “tweet seats” i posti sono riservati a chi usa Twitter

Simone Vairo, che cura il progetto con l’Ufficio Comunicazione e Immagine dell’Opera di Firenze, spiega le finalità di Neverland: “Volevamo cercare di avvicinare un pubblico più giovane, che ha un diverso modo di comunicare, ovvero quello dei social. Così abbiamo creato un palco interamente dedicato a chi fa dei social network il proprio lavoro o il suo mezzo di comunicazione principale con l'esterno”.

di Giuseppe Pagano

C’è stato un tempo in cui il melodramma era pop, e anche chi non sapeva leggere andava a teatro. Poi è arrivata la modernità, che ha relegato questo stesso genere a platee sempre più ristrette e colte. Tuttavia l’anima popular dell’opera lirica non ha mai smesso di battere, e oggi può parlare – anzi cinguettare – attraverso i 140 caratteri di Twitter. Infatti a gennaio 2015, all’Opera di Firenze, è attivo un progetto che ha fatto volare tra i “trending topics” della piattaforma di microblogging hashtag come #IPuritani o #Fidelio. Ad ogni prima di opera in cartellone, viene riservato a 10 blogger un intero palchetto con copertura wifi schermata, così da raccontare in tempo reale quello che accade in scena, ma senza disturbare il pubblico vicino.

L’iniziativa prende il nome di Neverland e rappresenta il primo progetto organico in Italia di “tweet seats”, cioè di posti riservati a chi usa i social network. Se nei teatri americani questo è un fenomeno diffuso, in Italia soltanto all’Arena di Verona e al Teatro alla Scala c’erano state esperienze analoghe, seppur confinate in pochi eventi. All’Opera di Firenze, invece, la presenza di social media editor è diventata una prassi che si ripete ad ogni titolo di stagione.

Nelle settimane che precedono una prima, Neverland lancia una call pubblica attraverso il sito dell’Opera di Firenze: per entrare tra i 10 prescelti del primo palco a destra basta seguire l’account ufficiale dell’Opera di Firenze @maggiomusicale, possedere un account Twitter attivo con almeno un mese di vita e, infine, avere nel proprio account almeno 50 tweet propri. La particolarità è che non si richiede una carriera da musicologo o da melomane, basta avere tanta curiosità.

Simone Vairo, che cura il progetto con l’Ufficio Comunicazione e Immagine dell’Opera di Firenze, spiega le finalità di Neverland: “Volevamo cercare di avvicinare un pubblico più giovane, che ha un diverso modo di comunicare, ovvero quello dei social. Così abbiamo creato un palco interamente dedicato a chi fa dei social network il proprio lavoro o il suo mezzo di comunicazione principale con l’esterno”.

Quest’innovativa campagna di comunicazione “svecchia” – e non di poco – i tradizionali canali con cui i teatri s’interfacciano al pubblico. “All’inizio Neverland ha destato molto scalpore – racconta Vairo – Molti erano contro, molti erano a favore. Però, subito dopo la prima diretta Twitter, quando i numeri sono stati più alti di quelli che immaginavamo, l’aumento dei tweet e l’aumento della presenza sulla Rete hanno incuriosito chi era al di fuori”.

Un anno dopo la prima de “I puritani”, sera in cui è stato inaugurato Neverland, si può fare già qualche bilancio. “Il progetto sta funzionando – spiega il curatore – e sta portando persone a teatro, non solo nel senso di marketing, ma sta ridestando un’attenzione nei confronti dell’opera lirica e la voglia di visitare un teatro”. Ieri sera i 10 social-addicted dell’Opera di Firenze hanno curato la diretta su Twitter e Instagram per la prima de “Le Braci”, adattamento del famoso romanzo dell’ungherese Sándor Márai, con musiche e libretto del Maestro Marco Tutino. Un’opera contemporanea caratterizzata da una grande capacità di scrittura musicale, che ha convinto molto il pubblico fiorentino. Abbiamo chiesto a Tutino, che qualche anno fa è stato anche presidente dell’ Associazione Nazionale delle Fondazioni lirico-sinfoniche, quali siano oggi le modalità migliori per portare nuovo pubblico a teatro.

È un lavoro di marketing, e non si risolve in un momento – sostiene il compositore di Milano – bisogna cominciare una ricerca su tutti i canali di comunicazione, tra cui anche questo (Neverland, n.d.r). Ci sono strati della popolazione, giovani e non, che sono lontani solo perché nessuno gliel’ha spiegato, nessuno li ha invogliati. Le istituzioni operistiche incutono spesso soggezione. Sfatato ciò, per mia esperienza personale, ho visto che il rapporto diventa più facile”.

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