Un doppio attentato kamikaze a Beirut ha squarciato il quartiere Borj al-Barajneh, una delle roccaforti di Hezbollah provocando 37 morti e 181 feriti, anche se il numero delle vittime potrebbe crescere. L’attacco è stato rivendicato dall’Isis con un comunicato, fa sapere Site. Sembra chiaro dunque l’obiettivo dei terroristi: colpire il movimento libanese sciita impegnato in Siria nella lotta contro i miliziani dello Stato islamico e delle altre formazioni ribelli, a fianco dell’esercito regolare del presidente Bashar al-Assad.
Rimane ancora da chiarire la dinamica di quanto avvenuto. Secondo le televisioni locali, due terroristi si sono avvicinati a piedi vicino al santuario sciita dell’Imam al-Hussein e si sono fatti esplodere a distanza di pochi secondi uno dall’altro. La duplice esplosione è avvenuta tra il campo palestinese di Burj Barajne e via Husseiniya. Le vittime sono state colpite tra il Caffé Shihab e l’ingresso dell’ospedale Rasul al Aazam gestito da Hezbollah. Secondo le ultime notizie, i kamikaze non sarebbero stati due, ma quattro. Due sono entrati in azione, uno sarebbe stato ucciso e un altro sarebbe in fuga. La circostanza non è confermata, ma secondo le indiscrezioni il piano dei quattro era di farsi esplodere insieme.
Domani in Libano è stata proclamata una giornata di lutto nazionale. Lo ha annunciato il premier Tammam Salam, che ha deciso la chiusura degli uffici pubblici e di tutte le scuole del Paese dei Cedri. L’ex premier Saad Hariri ha condannato “l’attacco terroristico”, denunciando come “colpire i civili sia vile e non abbia giustificazioni”. Hariri – sunnita, figlio ed erede politico di Rafiq Hariri ucciso in un attentato a Beirut nel 2005 – vive da tempo lontano dal Libano per motivi di sicurezza. Nei giorni scorsi i media libanesi parlavano di un suo possibile rientro in patria nelle prossime settimane.