L’ultima tegola sull’ampliamento dell’aeroporto di Firenze presieduto da Marco Carrai arriva dalla Regione Toscana che, secondo i consiglieri cinquestelle, all’interno della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ha bocciato il master plan della nuova pista voluta dai poteri forti fiorentini. Di seguito l’analisi del laboratorio per Unaltracittà che sul tema, il 20 novembre prossimo, ha organizzato una serata informativa intitolata “Il cielo sopra Firenze. Trafficato e fuori legge”.

Intervento di Matteo Renzi alla Knesset

L’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze è praticamente dentro la città, fra l’autostrada, il polo universitario e il quartiere di Novoli. Una posizione in cui un aeroporto non dovrebbe stare. Per chi non lo sapesse il vicino aeroporto intercontinentale Galileo Galilei di Pisa ha un accesso diretto della ferrovia e potrebbe essere collegato con la stazione centrale di Firenze in 30-40 minuti.

Ma si sa, quando si sente profumo di “grande opera” i grandi interessi si mettono in moto. Così la Regione Toscana vende le proprie quote della società di gestione dell’aeroporto, che finisce nelle mani del magnate argentino Ernesto Eurnekian, coinvolto tra l’altro nel processo per bancarotta fraudolenta della compagnia Volare, si mette alla presidenza della nuova società Toscana Aeroporti Marco Carrai, fedelissimo a Renzi, e si dà il via all’ampliamento dell’aeroporto con annessi e connessi milionari. Che ci sia intorno un pezzo di città, che sia prevista la costruzione proprio lì vicino un inceneritore, che si stravolga l’equilibrio idrogeologico di una Piana che solo un secolare lavoro di bonifica e regimazione idraulica ha sottratto all’impaludamento, poco importa: il dado è tratto, l’opera (grande, naturalmente) s’ha da fare.

O meglio, tutti quei fattori, e molti altri, in realtà importerebbero, perché un aeroporto, lo vuole la legge, è opera da sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale. Ed è notizia di queste ore che, proprio all’interno della procedura di V.I.A. gli organi tecnici della Regione Toscana avrebbero preso posizione sulla nuova pista dell’aeroporto e detto due cose:

1) il materiale predisposto da Enac in quanto proponente non è sufficiente, o sufficientemente chiaro ed esaustivo, per poter procedere alla compiuta valutazione degli effetti ambientali dell’opera: “Il livello di definizione progettuale della documentazione complessivamente depositata dal proponente, anche a seguito delle integrazioni progettuali trasmesse, non permette di esprimere un parere compiuto relativamente a tutte le componenti ambientali interessate”.

2) oltre alle mancanze, ci sono tali e tanti livelli di “criticità e di incompatibilità” che non è stato possibile esprimere un parere positivo, seppur con prescrizioni.

Tutto questo equivale ad una bocciatura senza possibilità di appello del progetto, che poi progetto non è: in contrasto con la normativa che richiede un progetto definitivo, è stato infatti presentato un “master plan”, un progetto di massima.

Che succede ora? Il compito di esprimere il parere conclusivo sulla compatibilità ambientale dell’opera spetta al Ministero dell’Ambiente tramite il Nucleo V.I.A. nazionale, ma la Regione Toscana ha il compito di fornire gli esiti della propria valutazione in tale sede. Quindi la Giunta presieduta da Enrico Rossi dovrà esprimersi a breve. Parrebbe ovvio che la delibera di una Giunta regionale non possa che fare proprio il parere delle sue strutture tecniche. Ma il Presidente Rossi sembra abbia già scelto una strada per dribblare la bocciatura: parla di una valutazione più complessiva, di tener conto di altre condizioni al contorno, di altri interventi contermini.

Si dà il caso però che uno degli interventi contermini sia proprio l’inceneritore, opera che difficilmente potrà avere un effetto di mitigazione nei confronti dell’aeroporto. La Giunta, e il Consiglio, si sono inoltre già espressi sulla sistemazione complessiva dell’area, con la variante al Pit, in sede propria, cioè di pianificazione territoriale di area vasta. Ma la Valutazione di Impatto Ambientale di una specifica opera è altra cosa: viene effettuata appunto nello specifico, sul progetto definitivo, entrando nel merito tecnico scientifico degli effetti ambientali di quella soluzione progettuale, e sono in ballo dati, numeri, quantità, elementi chimici e fisici, non infiorettamenti dialettici o bei discorsi sulla sostenibilità o quant’altro.

Anche se per la retorica dei dominanti ormai tutto diventa sostenibile, anche l’opera più invasiva, sarebbe l’ora di cominciare a chiamare le cose con il loro nome e finirla con gli ossimori tipo i missili intelligenti o la guerra umanitaria e prendere quindi atto che il progetto di espansione dell’aeroporto non è ambientalmente compatibile. Lo dicono i tecnici regionali, sarebbe il caso di non sacrificare per calcoli politici anche la loro professionalità.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Politica industriale e fantasia: davvero il futuro sono i bocconiani?

next
Articolo Successivo

Expo, chi finanzierà la ricerca dell’avveniristico Human Technopole?

next