L’avvertimento era arrivato da Al Baghdadi in persona. Era stato proprio lui, il Califfo dell’autoproclamato Stato islamico, a dare l’ordine di colpire i Paesi della coalizione impegnati nei bombardamenti in Iraq e Siria con “bombe, omicidi e presa d’ostaggi”. Un messaggio del quale i Paesi occidentali, e in particolare la Francia, erano stati avvertiti dagli 007 iracheni il giorno prima degli attentati che venerdì notte hanno terrorizzato Parigi uccidendo 129 persone. Intanto la ricostruzione di quanto accaduto è ancora in divenire, e la strada degli attacchi porta dritta a Bruxelles.
Gli inquirenti proseguono le indagini. Tre i terroristi di nazionalità francese identificati. Sette persone imparentate con uno degli attentatori fermate e sotto interrogatorio. Altri arresti nell’area di Bruxelles, che appare sempre più come un nodo cruciale nell’organizzazione degli attacchi, dallo Stade de France al Bataclan. Infine il ritrovamento a Montreuil della seconda auto abbandonata da uno dei commando: una Seat Leon nera, al cui interno c’erano tre kalashnikov. Mentre la Francia è al primo giorno di lutto nazionale, gli investigatori si stanno muovendo per raccogliere elementi sull’identità e sulla rete degli otto terroristi. Ed emergono nuovi particolari proprio sull’ottavo attentatore, fratello del kamikaze che si è fatto saltare nel ristorante di boulevard Voltaire – ovvero di Ibrahim Abdeslam, secondo il Washington Post – e di un altro uomo trattenuto dalle autorità belghe. Si tratta di Salah Abdeslam, 26 anni, nato a Bruxelles e cittadino francese come il fratello. Secondo quanto riporta l’Ansa, è sfuggito a un controllo alla frontiera franco-belga alle 8 del mattino di sabato. La polizia avrebbe lasciato andare l’auto a Cambrai poiché la segnalazione dell’uomo non era ancora attiva. Quando l’avviso è arrivato, gli agenti hanno raggiunto l’auto a Molenbeek, ma lui era scomparso.
Ora è ricercato in Belgio e le forze di sicurezza, secondo l’emittente Bmf tv, hanno emesso un mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti. Non si è fatto esplodere ma è fuggito a bordo della Seat trovata appunto alla periferia di Parigi. France Presse riporta che si tratta del fratello di altri due uomini coinvolti nella strage: quello, arrestato sabato in Belgio, che ha affittato la Volkswagen Polo nera usata durante gli attacchi, e uno degli jihadisti kamikaze. Potrebbe dunque trattarsi dei due terroristi francesi residenti in Belgio di cui la Procura belga ha annunciato di aver ricostruito l’identità, che non vuole però rivelare “nell’interesse dell’inchiesta”. Il Washington Post, che cita un alto ufficiale dell’intelligence europea, inoltre riportato – oltre a quello di Ibrahim – il nome di un altro assalitore, Bilal Hadfi, che ha combattuto in Siria con lo Stato islamico.
Le autorità francesi hanno invece identificato il ventinovenne di origini algerine e nazionalità francese Ismael Omar Mostefai come uno dei tre attentatori della sala concerti Bataclan di Parigi. Il passaporto siriano ritrovato accanto al corpo di uno degli attentatori si è al contrario rivelato falso. Ma la pista di Damasco non perde quota, visto che Mostefai, uno dei tre uomini usciti dalla Polo nera per fare irruzione nel locale dove era in corso il concerto degli Eagles of Death Metal, era stato in Siria per diversi mesi nell’inverno del 2014.
“Gli attentatori in contatto coi vertici Isis prima degli attacchi” – Secondo quanto riportato dall’Abc, che cita fonti Usa, l’Isis ha creato un’unità al proprio interno dedicata esclusivamente alla pianificazione e realizzazione di attentati all’estero, in particolare in Europa occidentale e Stati Uniti. E gli attentatori di Parigi, Per questo, riporta il New York Times, erano in contatto con alcuni membri dell’Isis in Siria con i quali hanno comunicato prima di sferrare gli attacchi. Secondo gli esperti sentiti dal Nyt si tratta di una prova evidente di come i vertici dell’Isis abbiano di fatto preparato e coordinato l’attacco, e non solo ispirato. Le comunicazioni sarebbero avvenute attraverso l’uso di tecnologie criptate, affermano le fonti sentite dal quotidiano, senza spiegare se si tratti di canali di comunicazione che erano tra quelli monitoriati dalle intelligence occidentali oppure se si tratti di canali più sofisticati che sfuggono all’attività di vigilanza. Uno di questi, scrive il Mirror online citando il ministro dell’Interno belga Jan Jambon, è la PlayStation 4, che gli attentatori avrebbero usato per comunicare con i vertici dell’Isis immediatamente prima degli attacchi. La consolle sarebbe quasi impossibile da monitorare e, in ogni caso, “molto più difficile rispetto a WhatsApp”.
Secondo le informazioni dei servizi segreti iracheni rivelate all’Associated Press, l’attacco a Parigi è stato preparato a Raqqa, in Siria, dove nei mesi scorsi un gruppo di terroristi erano stati preparati specificatamente per l’operazione nella capitale francese. 24 i jihadisti coinvolti, 19 per gli attacchi terroristici e cinque con compiti logistici. In Francia, per gli 007, è stata attivata “una cellula dormiente” dell’Isis, che doveva accogliere i terroristi addestrati a Raqqa in vista degli attentati. Gli 007 di Baghdad hanno precisato all’AP di aver informato Parigi, e anche altri paesi impegnati nella guerra contro il Califfato, con tutti i dettagli. Un alto funzionario dei servizi segreti francesi ha però replicato, dicendo all’Ap che “questo genere di comunicazioni avvengono ogni giorno e a tutte le ore” e aggiungendo che l’intelligence nel lanciare l’allarme attentato, “specificamente” in Francia, non avevano però specificato quando e dove sarebbe avvenuto”.
Mostefai, il francese che i Servizi sapevano vicino all’Islam radicale – La polizia di Parigi ha fermato il padre, il fratello, la compagna del fratello e altri quattro familiari di Mostefai, che è stato identificato grazie alle impronte digitali rilevate su un suo dito ritrovato nel Bataclan (al termine dell’attacco l’uomo si è fatto saltare in aria). Tutti sono stati interrogati per avere informazioni sugli ambienti che frequentava e sono in corso perquisizioni nelle loro case. Il fratello, riferisce iTélé, ha detto agli investigatori che non parlava da anni con Ismael Omar ma era al corrente di un suo viaggio in Algeria. Non solo: secondo fonti citate da Le Monde, ha passato diversi mesi in Siria, dove potrebbe essere stato addestrato alla jihad. Cosa che spiegherebbe anche l’alta capacità militare dimostrata durante l’attacco secondo quanto riferito dai testimoni. Nato nel 1985 a Courcouronnes (Essonne), sobborgo della capitale, Mostefai viveva nel quartiere della Madeleine, a Chartres ed era padre di una bimba. È noto che frequentava una moschea di Lucé, dipartimento dell’Eure et Loir, e sempre Le Monde riporta che faceva parte di un piccolo gruppo di salafiti sotto osservazione da parte dei servizi francesi. Tra il 2004 e il 2010 era stato condannato otto volte per reati minori, tra cui guida senza patente, e dal 2010 era noto anche agli 007: era stato segnalato per la sua adesione all’Islam radicale. È noto che frequentava una moschea di Lucé, dipartimento dell’Eure et Loir. Su di lui la Direction générale de la sécurité intérieure aveva una “fiche S“, sigla che indica coloro che sono ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza dello Stato. Tuttavia non veniva considerato come una minaccia imminente.
“Probabilmente falso” il passaporto siriano del “rifugiato” sbarcato a Leros – I tre gruppi di fuoco che hanno realizzato gli attacchi erano composti da giovani terroristi di nazionalità diverse, un modo per sfruttare i buchi nel coordinamento delle intelligence dei diversi Paesi Ue. Stando a quanto riferito dal ministro degli Interni belga Jan Jambon, per comunicare tra loro usavano anche le console per videogiochi, in particolare la PlayStation 4, “ancora più difficile da intercettare di Whatsapp”. Un attentatore, stando al passaporto trovato nei pressi dello Stade de France accanto a uno dei kamikaze che si sono fatti esplodere, era egiziano. Ma secondo l’ambasciatore d’Egitto in Francia, Ihab Badawi, citato da al Ahram, quel passaporto “appartiene a uno dei feriti, Waleed Abdel-Razzak”. Dubbi anche sul passaporto siriano ritrovato sabato: una fonte degli 007 Usa ha rivelato alla Cbs che il documento è “probabilmente falso” perché “non contiene i numeri corretti per un passaporto legittimo e la foto non coincide con il nome”. Che secondo quanto riporta Repubblica è quello di Ahmad Almohammad, classe 1990. Il 25enne era sbarcato sull’isola greca di Leros e il 3 ottobre aveva ottenuto dalle autorità elleniche il visto da rifugiato. Non ci sono per ora conferme del fatto che in uno dei commando ci fosse anche una donna, come hanno riferito alcuni testimoni.
Ritrovata la seconda auto usata per la fuga – Intanto a Montreuil, alla periferia della capitale, è stata ritrovata la seconda auto abbandonata dai terroristi, una Seat Leon nera. All’interno, tre fucili Kalashnikov, cinque caricatori pieni e 11 vuoti. L’auto è stata utilizzata dai terroristi che hanno attaccato i ristoranti, dove ci sono stati 39 morti. L’auto era stata notata intorno alle 21.25 di venerdì all’angolo davanti al caffè Le Carillon e al ristorante Le Petit Cambodge, successivamente davanti al caffè Bonne Bière e ancora nei pressi del ristorante La Belle Equipe, le tre zone teatro delle sparatorie. Gli inquirenti ipotizzano possa essere stata utilizzata per trasportare il gruppo di fuoco ma anche il kamikaze che si è fatto esplodere in un bistrot di boulevard Voltaire.
La pista belga e il precedente di gennaio – Due degli attentatori arrivano dal Belgio. Uno di loro risiedeva a Molenbeek-Saint-Jean, il Comune dove tra sabato e domenica sono state arrestate in tutto sette persone legate agli attacchi di Parigi. Uno si trovava nella capitale francese nelle ore della strage, a cui avrebbe partecipato in prima persona. Un altro è colui che ha noleggiato a proprio nome la Polo nera con targa belga che era parcheggiata davanti al Bataclan: è stato arrestato sabato alla guida di una terza auto alla frontiera franco-belga. Con lui, altri due cittadini belgi. La Procura federale belga ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di attentato terroristico e di partecipazione alle attività di un gruppo terrorista, affidandola a un giudice istruttore dell’anti-terrorismo.
E’ la quarta volta in 18 mesi che la pista di un attentato, riuscito o sventato, passa attraverso il comune di Molenbeek, a pochi chilometri dalla sede dell’Ue nella capitale belga. Vivevano lì il francese Mehdi Nemmouche, rientrato dalla Siria prima di attaccare il museo ebraico a Bruxelles dove nel maggio 2014 rimasero uccise quattro persone, e quello che è stato indicato come il cervello del complotto di Verviers, dove a gennaio, dopo gli attacchi a Parigi dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, due jihadisti sono rimasti uccisi in un’operazione antiterrorismo nel quadro di un’inchiesta su una cellula operativa che pianificava attentati contro i servizi di polizia. Legami con Molenbeek sono stati accertati anche per il giovane marocchino Ayoub el-Khazzani, disarmato appena in tempo sul TGV Amsterdam-Paris, in agosto.
Non risponde alla polizia il montenegrino arrestato il 5 novembre – Il montenegrino arrestato il 5 novembre in Germania con esplosivi e fucili kalashnikov nella sua auto rifiuta di rispondere alle domande sugli attacchi di Parigi e nega ogni accusa. “Vogliamo parlare degli attentati, ma lui non vuole parlare. Almeno non su questo tema”, ha dichiarato un portavoce della polizia bavarese senza poter confermare se l’uomo sia o meno legato agli attacchi. Ieri le autorità avevano annunciato che nella macchina e sul GPS dell’uomo era stato trovato un indirizzo in Francia. Sempre nell’auto erano stati trovati 8 fucili d’assalto, tre armi a mano e dell’esplosivo. L’uomo, 51 anni, ha affermato di volersi recare in Francia per visitare la Tour Eiffel e di non essere a conoscenza della presenza di armi ed esplosivi nella sua auto.
Il Bataclan, minacciato da anni perché proprietà di ebrei – Ci sono state anche polemiche sulla mancata prevenzione. I proprietari del Bataclan sono ebrei e il locale, che ospita conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche, è da tempo nel mirino di terroristi. “Avevamo un progetto di attentato contro il Bataclan perché i proprietari sono ebrei”, avevano spiegato alla polizia, nel febbraio 2011, alcuni membri di Jaish al-Islam, l’Esercito dell’Islam, sospettati dell’attentato costato la vita a una studentessa francese al Cairo nel febbraio 2009. Le Point, uno dei settimanali più letti in Francia, ha ricordato che quei terroristi progettavano un attentato in Francia e avevano preso come obiettivo la celebre sala da concerti parigina. Nel 2007 e nel 2008 il Bataclan ha ricevuto minacce da gruppi radicali islamici per aver ospitato conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche ed israeliane. Nel 2008 è comparso sul web un video che mostrava una decina di giovani con il volto coperto dalla kefiah che minacciavano i responsabili del locale per l’organizzazione del gala annuale del Magav, le guardie di frontiera della polizia di Israele.
Mondo
Attentati Parigi, “Al Baghdadi aveva dato l’ordine: l’Iraq avvisò Francia il giorno prima della strage”
Gli 007 di Baghdad avrebbero avvertito i Paesi della coalizione delle intenzioni del Califfo di attaccare con "bombe, omicidi e presa d’ostaggi". Ricercato Salah Abdeslam, 26 anni, fratello di uno dei kamikaze sfuggito a un controllo della polizia sabato mattina. Ismael Omar Mostefai, terrorista 29enne di origini algerine, noto ai servizi perché vicino all'Islam radicale. Altri due attentatori erano francesi residenti a Bruxelles. Ministro belga: "Per comunicare con vertici Isis prima degli attacchi i jihadisti hanno usato la PlayStation4"
L’avvertimento era arrivato da Al Baghdadi in persona. Era stato proprio lui, il Califfo dell’autoproclamato Stato islamico, a dare l’ordine di colpire i Paesi della coalizione impegnati nei bombardamenti in Iraq e Siria con “bombe, omicidi e presa d’ostaggi”. Un messaggio del quale i Paesi occidentali, e in particolare la Francia, erano stati avvertiti dagli 007 iracheni il giorno prima degli attentati che venerdì notte hanno terrorizzato Parigi uccidendo 129 persone. Intanto la ricostruzione di quanto accaduto è ancora in divenire, e la strada degli attacchi porta dritta a Bruxelles.
Gli inquirenti proseguono le indagini. Tre i terroristi di nazionalità francese identificati. Sette persone imparentate con uno degli attentatori fermate e sotto interrogatorio. Altri arresti nell’area di Bruxelles, che appare sempre più come un nodo cruciale nell’organizzazione degli attacchi, dallo Stade de France al Bataclan. Infine il ritrovamento a Montreuil della seconda auto abbandonata da uno dei commando: una Seat Leon nera, al cui interno c’erano tre kalashnikov. Mentre la Francia è al primo giorno di lutto nazionale, gli investigatori si stanno muovendo per raccogliere elementi sull’identità e sulla rete degli otto terroristi. Ed emergono nuovi particolari proprio sull’ottavo attentatore, fratello del kamikaze che si è fatto saltare nel ristorante di boulevard Voltaire – ovvero di Ibrahim Abdeslam, secondo il Washington Post – e di un altro uomo trattenuto dalle autorità belghe. Si tratta di Salah Abdeslam, 26 anni, nato a Bruxelles e cittadino francese come il fratello. Secondo quanto riporta l’Ansa, è sfuggito a un controllo alla frontiera franco-belga alle 8 del mattino di sabato. La polizia avrebbe lasciato andare l’auto a Cambrai poiché la segnalazione dell’uomo non era ancora attiva. Quando l’avviso è arrivato, gli agenti hanno raggiunto l’auto a Molenbeek, ma lui era scomparso.
Ora è ricercato in Belgio e le forze di sicurezza, secondo l’emittente Bmf tv, hanno emesso un mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti. Non si è fatto esplodere ma è fuggito a bordo della Seat trovata appunto alla periferia di Parigi. France Presse riporta che si tratta del fratello di altri due uomini coinvolti nella strage: quello, arrestato sabato in Belgio, che ha affittato la Volkswagen Polo nera usata durante gli attacchi, e uno degli jihadisti kamikaze. Potrebbe dunque trattarsi dei due terroristi francesi residenti in Belgio di cui la Procura belga ha annunciato di aver ricostruito l’identità, che non vuole però rivelare “nell’interesse dell’inchiesta”. Il Washington Post, che cita un alto ufficiale dell’intelligence europea, inoltre riportato – oltre a quello di Ibrahim – il nome di un altro assalitore, Bilal Hadfi, che ha combattuto in Siria con lo Stato islamico.
Le autorità francesi hanno invece identificato il ventinovenne di origini algerine e nazionalità francese Ismael Omar Mostefai come uno dei tre attentatori della sala concerti Bataclan di Parigi. Il passaporto siriano ritrovato accanto al corpo di uno degli attentatori si è al contrario rivelato falso. Ma la pista di Damasco non perde quota, visto che Mostefai, uno dei tre uomini usciti dalla Polo nera per fare irruzione nel locale dove era in corso il concerto degli Eagles of Death Metal, era stato in Siria per diversi mesi nell’inverno del 2014.
“Gli attentatori in contatto coi vertici Isis prima degli attacchi” – Secondo quanto riportato dall’Abc, che cita fonti Usa, l’Isis ha creato un’unità al proprio interno dedicata esclusivamente alla pianificazione e realizzazione di attentati all’estero, in particolare in Europa occidentale e Stati Uniti. E gli attentatori di Parigi, Per questo, riporta il New York Times, erano in contatto con alcuni membri dell’Isis in Siria con i quali hanno comunicato prima di sferrare gli attacchi. Secondo gli esperti sentiti dal Nyt si tratta di una prova evidente di come i vertici dell’Isis abbiano di fatto preparato e coordinato l’attacco, e non solo ispirato. Le comunicazioni sarebbero avvenute attraverso l’uso di tecnologie criptate, affermano le fonti sentite dal quotidiano, senza spiegare se si tratti di canali di comunicazione che erano tra quelli monitoriati dalle intelligence occidentali oppure se si tratti di canali più sofisticati che sfuggono all’attività di vigilanza. Uno di questi, scrive il Mirror online citando il ministro dell’Interno belga Jan Jambon, è la PlayStation 4, che gli attentatori avrebbero usato per comunicare con i vertici dell’Isis immediatamente prima degli attacchi. La consolle sarebbe quasi impossibile da monitorare e, in ogni caso, “molto più difficile rispetto a WhatsApp”.
Secondo le informazioni dei servizi segreti iracheni rivelate all’Associated Press, l’attacco a Parigi è stato preparato a Raqqa, in Siria, dove nei mesi scorsi un gruppo di terroristi erano stati preparati specificatamente per l’operazione nella capitale francese. 24 i jihadisti coinvolti, 19 per gli attacchi terroristici e cinque con compiti logistici. In Francia, per gli 007, è stata attivata “una cellula dormiente” dell’Isis, che doveva accogliere i terroristi addestrati a Raqqa in vista degli attentati. Gli 007 di Baghdad hanno precisato all’AP di aver informato Parigi, e anche altri paesi impegnati nella guerra contro il Califfato, con tutti i dettagli. Un alto funzionario dei servizi segreti francesi ha però replicato, dicendo all’Ap che “questo genere di comunicazioni avvengono ogni giorno e a tutte le ore” e aggiungendo che l’intelligence nel lanciare l’allarme attentato, “specificamente” in Francia, non avevano però specificato quando e dove sarebbe avvenuto”.
Mostefai, il francese che i Servizi sapevano vicino all’Islam radicale – La polizia di Parigi ha fermato il padre, il fratello, la compagna del fratello e altri quattro familiari di Mostefai, che è stato identificato grazie alle impronte digitali rilevate su un suo dito ritrovato nel Bataclan (al termine dell’attacco l’uomo si è fatto saltare in aria). Tutti sono stati interrogati per avere informazioni sugli ambienti che frequentava e sono in corso perquisizioni nelle loro case. Il fratello, riferisce iTélé, ha detto agli investigatori che non parlava da anni con Ismael Omar ma era al corrente di un suo viaggio in Algeria. Non solo: secondo fonti citate da Le Monde, ha passato diversi mesi in Siria, dove potrebbe essere stato addestrato alla jihad. Cosa che spiegherebbe anche l’alta capacità militare dimostrata durante l’attacco secondo quanto riferito dai testimoni. Nato nel 1985 a Courcouronnes (Essonne), sobborgo della capitale, Mostefai viveva nel quartiere della Madeleine, a Chartres ed era padre di una bimba. È noto che frequentava una moschea di Lucé, dipartimento dell’Eure et Loir, e sempre Le Monde riporta che faceva parte di un piccolo gruppo di salafiti sotto osservazione da parte dei servizi francesi. Tra il 2004 e il 2010 era stato condannato otto volte per reati minori, tra cui guida senza patente, e dal 2010 era noto anche agli 007: era stato segnalato per la sua adesione all’Islam radicale. È noto che frequentava una moschea di Lucé, dipartimento dell’Eure et Loir. Su di lui la Direction générale de la sécurité intérieure aveva una “fiche S“, sigla che indica coloro che sono ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza dello Stato. Tuttavia non veniva considerato come una minaccia imminente.
“Probabilmente falso” il passaporto siriano del “rifugiato” sbarcato a Leros – I tre gruppi di fuoco che hanno realizzato gli attacchi erano composti da giovani terroristi di nazionalità diverse, un modo per sfruttare i buchi nel coordinamento delle intelligence dei diversi Paesi Ue. Stando a quanto riferito dal ministro degli Interni belga Jan Jambon, per comunicare tra loro usavano anche le console per videogiochi, in particolare la PlayStation 4, “ancora più difficile da intercettare di Whatsapp”. Un attentatore, stando al passaporto trovato nei pressi dello Stade de France accanto a uno dei kamikaze che si sono fatti esplodere, era egiziano. Ma secondo l’ambasciatore d’Egitto in Francia, Ihab Badawi, citato da al Ahram, quel passaporto “appartiene a uno dei feriti, Waleed Abdel-Razzak”. Dubbi anche sul passaporto siriano ritrovato sabato: una fonte degli 007 Usa ha rivelato alla Cbs che il documento è “probabilmente falso” perché “non contiene i numeri corretti per un passaporto legittimo e la foto non coincide con il nome”. Che secondo quanto riporta Repubblica è quello di Ahmad Almohammad, classe 1990. Il 25enne era sbarcato sull’isola greca di Leros e il 3 ottobre aveva ottenuto dalle autorità elleniche il visto da rifugiato. Non ci sono per ora conferme del fatto che in uno dei commando ci fosse anche una donna, come hanno riferito alcuni testimoni.
Ritrovata la seconda auto usata per la fuga – Intanto a Montreuil, alla periferia della capitale, è stata ritrovata la seconda auto abbandonata dai terroristi, una Seat Leon nera. All’interno, tre fucili Kalashnikov, cinque caricatori pieni e 11 vuoti. L’auto è stata utilizzata dai terroristi che hanno attaccato i ristoranti, dove ci sono stati 39 morti. L’auto era stata notata intorno alle 21.25 di venerdì all’angolo davanti al caffè Le Carillon e al ristorante Le Petit Cambodge, successivamente davanti al caffè Bonne Bière e ancora nei pressi del ristorante La Belle Equipe, le tre zone teatro delle sparatorie. Gli inquirenti ipotizzano possa essere stata utilizzata per trasportare il gruppo di fuoco ma anche il kamikaze che si è fatto esplodere in un bistrot di boulevard Voltaire.
La pista belga e il precedente di gennaio – Due degli attentatori arrivano dal Belgio. Uno di loro risiedeva a Molenbeek-Saint-Jean, il Comune dove tra sabato e domenica sono state arrestate in tutto sette persone legate agli attacchi di Parigi. Uno si trovava nella capitale francese nelle ore della strage, a cui avrebbe partecipato in prima persona. Un altro è colui che ha noleggiato a proprio nome la Polo nera con targa belga che era parcheggiata davanti al Bataclan: è stato arrestato sabato alla guida di una terza auto alla frontiera franco-belga. Con lui, altri due cittadini belgi. La Procura federale belga ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di attentato terroristico e di partecipazione alle attività di un gruppo terrorista, affidandola a un giudice istruttore dell’anti-terrorismo.
E’ la quarta volta in 18 mesi che la pista di un attentato, riuscito o sventato, passa attraverso il comune di Molenbeek, a pochi chilometri dalla sede dell’Ue nella capitale belga. Vivevano lì il francese Mehdi Nemmouche, rientrato dalla Siria prima di attaccare il museo ebraico a Bruxelles dove nel maggio 2014 rimasero uccise quattro persone, e quello che è stato indicato come il cervello del complotto di Verviers, dove a gennaio, dopo gli attacchi a Parigi dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, due jihadisti sono rimasti uccisi in un’operazione antiterrorismo nel quadro di un’inchiesta su una cellula operativa che pianificava attentati contro i servizi di polizia. Legami con Molenbeek sono stati accertati anche per il giovane marocchino Ayoub el-Khazzani, disarmato appena in tempo sul TGV Amsterdam-Paris, in agosto.
Non risponde alla polizia il montenegrino arrestato il 5 novembre – Il montenegrino arrestato il 5 novembre in Germania con esplosivi e fucili kalashnikov nella sua auto rifiuta di rispondere alle domande sugli attacchi di Parigi e nega ogni accusa. “Vogliamo parlare degli attentati, ma lui non vuole parlare. Almeno non su questo tema”, ha dichiarato un portavoce della polizia bavarese senza poter confermare se l’uomo sia o meno legato agli attacchi. Ieri le autorità avevano annunciato che nella macchina e sul GPS dell’uomo era stato trovato un indirizzo in Francia. Sempre nell’auto erano stati trovati 8 fucili d’assalto, tre armi a mano e dell’esplosivo. L’uomo, 51 anni, ha affermato di volersi recare in Francia per visitare la Tour Eiffel e di non essere a conoscenza della presenza di armi ed esplosivi nella sua auto.
Il Bataclan, minacciato da anni perché proprietà di ebrei – Ci sono state anche polemiche sulla mancata prevenzione. I proprietari del Bataclan sono ebrei e il locale, che ospita conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche, è da tempo nel mirino di terroristi. “Avevamo un progetto di attentato contro il Bataclan perché i proprietari sono ebrei”, avevano spiegato alla polizia, nel febbraio 2011, alcuni membri di Jaish al-Islam, l’Esercito dell’Islam, sospettati dell’attentato costato la vita a una studentessa francese al Cairo nel febbraio 2009. Le Point, uno dei settimanali più letti in Francia, ha ricordato che quei terroristi progettavano un attentato in Francia e avevano preso come obiettivo la celebre sala da concerti parigina. Nel 2007 e nel 2008 il Bataclan ha ricevuto minacce da gruppi radicali islamici per aver ospitato conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche ed israeliane. Nel 2008 è comparso sul web un video che mostrava una decina di giovani con il volto coperto dalla kefiah che minacciavano i responsabili del locale per l’organizzazione del gala annuale del Magav, le guardie di frontiera della polizia di Israele.
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Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Luca Attanasio, "convinto che la sua missione istituzionale non potesse prescindere dall'impegno sociale, è sempre rimasto a fianco degli ultimi, esprimendo l'ideale del diplomatico dal volto umano, nella certezza che nessuno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse essere lasciato indietro". Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricordando in Aula l'ambasciatore Attanasio, ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio di quattro anni fa.
"Oggi rendiamo omaggio alla memoria di un uomo -ha aggiunto il presidente della Camera- che ha dedicato la propria esistenza al servizio del Paese e a sostegno della cooperazione internazionale. Ma non possiamo non ricordare il coraggio e l’alto senso del dovere dimostrati dal carabiniere scelto Iacovacci che, nel tentativo di proteggere l’ambasciatore, non ha esitato a fargli da scudo con il proprio corpo. Un gesto nobile e generoso che gli è valso il conferimento alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare e che riflette i valori più autentici che contraddistinguono le donne e gli uomini dell’Arma".
"Un ringraziamento va anche a tutto il personale civile e militare che, spesso esponendosi a pericoli estremi, svolge un ruolo cruciale nella promozione della pace e dell’assistenza alle popolazioni più vulnerabili in zone di crisi e contesti ad alto rischio. A loro esprimo la mia profonda gratitudine e riconoscenza. Ai familiari dell’ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, oggi qui presenti, desidero rinnovare la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati. Il loro -ha concluso Fontana- è il dolore dell’Italia intera, che non può e non deve dimenticare il sacrificio di chi l’ha servita con onore e disciplina". L'Aula ha quindi osservato un minuto di silenzio.
Kinshasa, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, è arrivato nella Repubblica Democratica del Congo. Lo ha comunicato il suo ufficio, mentre è in atto una recrudescenza dei combattimenti nella parte orientale del Paese. Nelle ultime settimane, l'M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato due importanti città nella Repubblica Democratica del Congo orientale, rafforzando così il suo potere nella regione da quando ha ripreso le armi alla fine del 2021.
"Siamo estremamente preoccupati per i recenti sviluppi in Congo, sappiamo che la situazione è grave, soprattutto nella parte orientale", ha detto Khan ai giornalisti al suo arrivo nella capitale Kinshasa. "Il messaggio deve essere trasmesso in modo molto chiaro: nessun gruppo armato, nessuna forza armata, nessun alleato di gruppi armati o forze armate ha un assegno in bianco. Devono rispettare il diritto umanitario internazionale".
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, l'M23 è supportato da circa 4.000 soldati ruandesi. Sin dalla sua rinascita, gli scontri tra il gruppo e le forze armate congolesi hanno provocato una crisi umanitaria in una regione flagellata da tre decenni di guerre. "Questo è il momento in cui vedremo se il diritto penale internazionale può soddisfare le richieste avanzate dal popolo della Repubblica Democratica del Congo, ovvero l'applicazione equa della legge", ha affermato Khan. "Il popolo della Rdc è prezioso quanto il popolo dell'Ucraina, il popolo di Israele o della Palestina, le ragazze o le donne dell'Afghanistan", ha aggiunto.
Khan incontrerà il presidente Felix Tshisekedi, alcuni ministri, il rappresentante nazionale del Segretario generale delle Nazioni Unite Bintou Keita, nonché le vittime del conflitto e membri della società civile. La prima indagine avviata dalla Cpi nella Repubblica Democratica del Congo risale al 2002. Da allora, il tribunale ha condannato tre persone per crimini commessi nel Paese. Nel 2023, la procura della Cpi ha inoltre avviato un'indagine sulle accuse di crimini commessi a partire da gennaio 2022 nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della nazione. L'ufficio di Khan, che ha visitato il Paese nel maggio 2023, ha dichiarato all'inizio di questo mese che l'attuale situazione nella Rdc orientale "fa oggetto di un'indagine che è in corso".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'impegno di Danone per far conoscere alle persone l'importanza di un microbiota in salute nasce 35 anni fa, quando lanciammo Activia, un prodotto che ha la vocazione di migliorare il benessere intestinale di tutti gli italiani. Oggi diamo un'accelerazione a questo impegno grazie alla nuova campagna con la quale lanciamo un nuovo strumento: un questionario online molto semplice, creato su basi scientifiche e in grado di dare un risultato, una specie di assessment, sullo stato di salute del microbiota intestinale dei rispondenti". Così Yoann Steri, digital & data director di Danone Italia, in occasione dell'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro', organizzato dall'azienda, illustra l'iniziativa del questionario online validato scientificamente da Giovanni Barbara, tra i massimi esperti di microbiota, che analizza lo stato del microbiota intestinale e consente, in modo semplice, di indicare come le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita influenzano lo stato del microbiota.
"Attraverso il questionario, il rispondente può avere indicazioni e risultati che gli permettono di migliorare il suo stato di salute attraverso l'analisi di diversi fattori, come lo stress, l'attività fisica, la qualità del sonno e la nutrizione, in cui Activia ha un ruolo molto importante", conclude.
Roma, 25 feb (Adnkronos) - "A due anni dalla tragedia di Cutro, parteciperò questa notte alla veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro e alle varie iniziative promosse dalle associazioni della società civile che ringrazio per l’impegno quotidiano". Lo dice il deputato Paolo Ciani, segretario di Democrazia solidale e vicecapogruppo del Pd-Idp, sull’anniversario della tragedia di Cutro.
"Ricordare le oltre cento persone che andavano protette e invece sono morte sulle nostre coste è un dovere, anche perché ancora devono avere giustizia; così come è un dovere denunciare le politiche sulle migrazioni messe in campo da questo governo, che osteggiano il soccorso in mare e di fatto considerano la vita dei migranti, vite di scarto", prosegue Ciani.
"Gli inutili e costosi centri in Albania sono il monumento eretto con le tasse degli italiani per mostrare questa logica. Noi vogliamo contrastare in ogni ambito la “cultura dello scarto” e non ci rassegniamo alla logica e alla narrazione del “migrante invasore”. Proponiamo l’implementazione di ingressi legali, accoglienza diffusa, investimenti sull’integrazione, corridoi umanitari per situazioni di vulnerabilità, tutela dei diritti umani. Le persone migranti non sono nemici; il dieci per cento della nostra popolazione non ha cittadinanza italiana: basta dipingerli come “il nemico'", conclude.
Londra, 25 feb. (Adnkronos) - Famiglia reale al completo per le celebrazioni del Giorno della Vittoria in Europa. Re Carlo, la regina Camilla, il principe William e la principessa Kate Middleton si riuniranno per guidare a maggio la nazione nell'80mo anniversario del VE Day. Le celebrazioni, che commemorano la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, sono destinate a essere un momento clou del calendario reale, con i Windsor impegnati in una serie di eventi in onore degli eroi di guerra della nazione.
L'occasione più significativa? Un omaggio ai caduti durante un servizio del Ringraziamento presso l'Abbazia di Westminster l'8 maggio. Oltre ai sovrani e al principe e alla principessa del Galles, ci saranno anche il principe Edoardo e Sophie e si prevede che la duchessa di Edimburgo renderà omaggio, insieme al primo ministro Keir Starmer, ai veterani e alle loro famiglie. Secondo The Express, re Carlo è "determinato a rendere omaggio ai nostri eroi di guerra", mentre continua la sua lotta contro il cancro. Alcune fonti hanno ipotizzato che Sua Altezza Reale potrebbe inviare un messaggio personale di ringraziamento alle forze armate della nazione.
Starmer ha definito le celebrazioni un'opportunità per "rendere orgogliosa quella generazione". Una parata di veterani si farà strada dall'Abbazia di Westminster, passando per il famoso balcone dove Winston Churchill annunciò la fine della guerra in Europa, fino alla Horse Guards Parade, dove saranno accolti da un sorvolo della Raf e delle Red Arrows. È previsto anche un concerto presso Horse Guards e re Carlo guiderà i reali anziani per le commemorazioni al Cenotafio.
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "Abbiamo imparato a conoscere il microbiota solo negli ultimi vent'anni grazie alla metodologia nuova che possiamo applicare per identificarlo. Il microbiota è un vero e proprio organo che vive dentro di noi, soprattutto nell'intestino, ed è in grado di controllare tantissime funzioni, non solo quelle intestinali, ma anche quelle di tanti altri organi come il cervello, il cuore, il rene e il fegato". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Giovanni Barbara, professore di Gastroenterologia dell'università degli studi di Bologna e direttore dell'Uoc di Gastroenterologia ed epatologia all'Irccs policlinico Sant'Orsola di Bologna, all'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro' organizzato oggi a Milano da Danone, durante il quale sono stati presentati i risultati inediti della survey che ha indagato il rapporto tra italiani e benessere intestinale.
"Per mantenere in salute il microbiota dobbiamo prima di tutto essere attenti ad avere un'alimentazione corretta - spiega Barbara - essendo l'alimentazione uno dei principali fattori che modula il microbiota intestinale. E' importante mangiare molta frutta e verdura, alimenti di cui il nostro microbiota si nutre e grazie ai quali cresce".
Nell'illustrare i segni clinici e i campanelli d'allarme dei disturbi a cui prestare attenzione e che potrebbero derivare da una disbiosi, l'esperto ricorda che "circa il 40% della popolazione globale nel mondo soffre di almeno un disturbo gastrointestinale, che sia dello stomaco o dell'intestino. I sintomi più comuni che si correlano a un'alterazione del microbiota intestinale sono il gonfiore addominale e le alterazioni delle modalità di evacuazione. E' necessario però prestare attenzione perché - avverte Barbara - il microbiota è un organo che coinvolge tutti gli organi e tutti i tessuti, quindi a volte anche un mal di testa oppure la pressione alta possono essere i campanelli d'allarme di un'alterazione del microbiota".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'efficacia del vaccino contro l'Herpes zoster è molto alta, raggiunge l'87,7% dopo 11 anni, un dato molto importante e almeno non comune relativamente alla prevenzione vaccinale".
Lo ha detto Sara De Grazia, direttore medico area vaccini Gsk, intervendo all'incontro organizzato oggi a Roma da Gsk in occasione della Settimana della prevenzione dal Fuoco di Sant'Antonio, in programma dal 24 febbraio al 2 marzo.
E sulla formulazione del vaccino anti Herpes zoster, De Grazia ha sottolineato che si tratta di "un vaccino costituito da due componenti fondamentali: da una parte l'antigene, quindi la porzione che deriva dal virus della varicella che è in grado di stimolare il sistema immunitario e quindi dare la protezione, dall'altra il sistema adiuvante. Quest'ultimo - spiega - rappresenta la parte anche più innovativa del vaccino. Un sistema adiuvante significa un insieme di componenti che vanno a modulare, a supportare la risposta del sistema immunitario, rendendo quindi il vaccino protettivo anche nei confronti di quelle popolazioni che hanno per diversi motivi, per età, per condizioni, per patologie o per trattamenti, un sistema immunitario meno forte, meno efficace, meno in grado di rispondere appunto alla presenza di un antigene. In questo sta appunto la particolare innovatività del vaccino e l'impegno di Gsk - conclude - di sviluppare vaccini che siano sempre i più innovativi e specificamente disegnati nello sviluppo per la popolazione che più ne può beneficiare".