Quando succedono fatti gravissimi come quelli di Parigi, i mezzi di comunicazione sono i primi ad essere investiti da una responsabilità ancora maggiore rispetto al solito. Ogni parola pesa tonnellate e l’approccio alle questioni in ballo deve essere ancora più misurato. Se poi parliamo della televisione, medium con il più alto tasso di invasività, la faccenda diventa ancora più complicata. E mentre da Parigi arrivavano notizie terribili, ricostruzioni faticose, testimonianze strazianti e immagini scioccanti, sui social network teneva banco un dibattito accesissimo sulla scelta di Canale5 di affidare la copertura dei fatti, nelle giornate di sabato e domenica, a Barbara D’Urso.
Sabato pomeriggio l’ammiraglia Mediaset ha trasmesso uno speciale Pomeriggio 5 (in un giorno della settimana in cui abitualmente non va in onda), con la D’Urso in evidente difficoltà nel raccontare vicende terribili avvenute solo poche ore prima. Mentre su tutti gli altri canali la copertura era affidata alle testate giornalistiche o comunque a giornalisti attrezzati professionalmente, su Canale5 veniva proposto un format di infotainment, provocando le ire di spettatori e commentatori sui social (Twitter su tutti). Il Tg5 è stato relegato in un angolino, con brevissime finestre informative della durata inferiore ai cinque minuti, a interrompere di tanto in tanto la discussione intavolata dalla D’Urso. Collegamenti che non funzionavano, frasi e faccette di circostanza, Vittorio Sgarbi che dava della “capra” a una ragazza musulmana che, in studio, cercava di spiegare come la vera religione islamica non avesse nulla a che fare con la barbarie terrorista. Una mossa azzardata e sbagliata, dunque, quella di Canale5. E si sperava che dopo la riprova dell’inadeguatezza di Barbara D’Urso nell’affrontare temi così delicati, il giorno dopo, cioè domenica, si sarebbe corsi ai ripari con una copertura giornalistica, degna dei momenti gravi e tesi che stiamo vivendo.
Speranze mal riposte, visto che dopo il Tg5 delle 13, la linea è andata a una puntata speciale di Domenica Live, con Barbara D’Urso ancora una volta nel ruolo scomodo di moderatrice di un dibattito serissimo. In studio c’era anche Claudio Brachino, direttore di Videonews (la testata giornalistica che fa da cappello ai programmi della D’Urso), e lo stesso Brachino a un certo punto della discussione si è fatto scappare quanto segue: “Sono in studio proprio per cercare di dare un senso al dibattito”. Un tutoraggio inutile, però, visto che il risultato è stato persino peggiore di quello del giorno prima. E se poi tra gli ospiti ci sono Matteo Salvini, Magdi Allam e Vittorio Sgarbi (rieccolo), il rischio di una discussione superficiale e all’insegna di argomenti populisti buoni solo a strappare applausi diventa triste realtà. È esattamente quello che è successo, con Claudia Fusani e Emiliano Liuzzi unici ospiti a tentare di intavolare una discussione seria, rispettosa dei fatti gravissimi che stavano accadendo nel mondo.
Il resto era la solita bagarre, con il pubblico in studio che tributava rumorosissime ovazioni alle argomentazioni solite di Salvini e, soprattutto, con una conduttrice che non riusciva a imprimere una direzione al dibattito. Basti pensare che l’intervento più significativo di Nostra Signora delle Faccette è stato un “Basta bombe! Basta bombe! Basta bombe! Basta bombe!”, ripetuto ad libitum. Nel frattempo, Sgarbi tuonava contro gli ospiti di fede islamica: “Noi cristiani siamo come gli Ebrei, l’Islam è come Hitler!”. E non poteva mancare il servizio sulle “profezie di Oriana Fallaci”, che somigliava a uno dei soliti servizi di Voyager sulle profezie di Nostradamus. Nessun approfondimento, nessuna riflessione ragionata sulle cause e sulle conseguenze dei fatti parigini. Il solito circo Barnum televisivo, che banalizza e appiattisce tutto. Sui social network, nel frattempo, era partito persino un hashtag per chiedere alla D’Urso di non sfruttare mediaticamente la notizia della morte di Valeria Solesin, arrivata proprio in quei minuti.
Ma l’attacco più duro nei confronti di Barbara D’Urso è arrivato qualche ora più tardi, sempre via Twitter, firmato nientemeno che da Paolo Romani, esponente di spicco di Forza Italia: “D’Urso sei inadeguata e insopportabile. Occupati di amori, canti, balli e pettegolezzi, non di problemi seri. Dov’è il direttore di Canale 5?”. Dal j’accuse di Romani in poi, su Twitter è partito il solito dibattito: D’Urso sì o D’Urso no, dimenticando il motivo per cui tutti eravamo incollati alla tv. I fatti di Parigi, le storie strazianti delle vittime, le conseguenze gravissime di un atto terroristico che rischia di cambiare il mondo così come era successo l’11 settembre 2001.
In mezzo alla bagarre, noi abbiamo tentato di interpellare, ancora una volta via Twitter, il direttore del Tg5 Clemente Mimun, per chiedere conto a lui delle scelte incomprensibili di Canale5 sulla copertura giornalistica dei fatti parigini. Il direttore Mimun ci ha risposto limitandosi a sgranare il rosario di quanto aveva fatto il Tg5: “Abbiamo fatto 4 ore tra Prima Pagina e Tg, Tg dalle 13 alle 14,45, finestre informative nel pomeriggio, speciale dalle 23,30 all’1”. Tutto vero, per carità, ma la domanda principale resta: perché affidare per due giorni di seguito la copertura di un fatto storico e gravissimo a una conduttrice che solitamente si occupa di tutt’altro, che non è più neppure giornalista: come spesso ricorda il presidente dell’ODG, Enzo Iacopino, la D’Urso si è infatti cancellata dall’Ordine per poter fare pubblicità.