Un caso, certo, ma un caso amaro, macabro ha voluto che le vittime di Parigi fossero massacrate dai fanatici integralisti dell’Is proprio nei pressi del Boulevard intitolato a Voltaire, al maestro della tolleranza, al filosofo simbolo di quella filosofia basata sui lumi della ragione, che è il più bel regalo che la Francia ha fatto all’Europa e al mondo.
Regalo che ora rischia di finire in cantina ad ammuffire tra polvere e ragnatele, scartato perché inutile.
Loro con le loro tute nere che li rendono indistinguibili e i loro kalashnikov che li rendono terrificanti, non ragionano: sono in missione per conto di Dio, devono purificare il mondo sterminando gli infedeli, il loro martirio sarà premiato in paradiso. L’unico infedele buono è l’infedele morto (vi ricorda niente?), quindi non c’è da fare distinzioni. Invocano Allah misericordioso, ma giustamente loro misericordiosi non sono. Non è la parte che tocca a loro, quella della misericordia. Fanatici, integralisti, spietati, barbari, alla loro volontà di sterminio e annientamento noi, a quanto pare, non possiamo rispondere che con una volontà di guerra uguale e contraria come intenzioni distruttive.
E noi? Noi stiamo ragionando? Non mi sembra razionale la retorica ipocrita che ci inonda, le candele, i fiori e le bandiere non mi bastano, confesso che le esortazioni dei nostri leader a mantenere la calma, a far loro vedere che siamo capaci di continuare a vivere secondo i nostri valori, mi sembrano poco più che dei bla-bla-bla. Non perché non esprimono un dolore e una preoccupazione autentici, ma perché nascondono e confondono due o tre dati di fatto, dai quali il fanatismo integralista prende le mosse, ma che non sono opera dei barbari dell’Is. Sono fatti compiuti da noi. Abbiamo massicciamente rimosso le vicende del colonialismo dalla nostra memoria e dalle nostre storie di europei, senza aver mai fatto fino in fondo i conti dei costi e dei benefici economici e culturali che esso ha portato e a chi; poi abbiamo fatto arrivare in massa gli ex-colonizzati per colmare i vuoti che la nostra stentata capacità riproduttiva ha creato nel nostro mercato del lavoro, ma non li abbiamo mai integrati veramente: si chiama pudicamente ‘problema delle periferie’ (consiglio la visione del film La haine – L’odio (Kassovitz 1995) per capire meglio come pensano i ragazzi della banlieu parigina). Poi siamo andati a casa loro a portargli la democrazia con la violenza, giustificandoci con bugie (vi ricordate le armi chimiche di Saddan?) talmente grossolane che non le direbbe un bambino di otto anni.
Non è mia intenzione coltivare né l’arte del mea culpa né l’arte della giustificazione pseudobuonista degli altri. Gli uomini che hanno compiuto il massacro di Parigi sono degli assassini.
Voglio solo proporre due temi su cui riflettere.
Si misura ormai in decenni, se non in secoli, l’arco temporale durante il quale in Medio Oriente si sono prodotti assassinî di massa, stragi, massacri, esodi, fughe e tutto quello che di feroce l’umana fantasia ha saputo inventare. E con tutti i nostri bei valori di cui siamo così fieri, noi abbiamo abbondantemente contribuito a tutto ciò.
Se ora volessimo davvero agire secondo i nostri valori – il più importante dei quali non è la tolleranza, né la misericordia, ma l’uso della ragione – dovremmo inventarci una politica mondiale di produzione e distribuzione delle energie, in primo luogo del petrolio e del gas, che favorisse la cooperazione e la mediazione e tenesse sotto controllo i motivi di conflitto. La medesima cosa bisognerebbe fare per la produzione e il commercio delle armi, magari con una politica premiale per le grandi imprese produttrici di morte che riconvertissero la loro produzione in qualcosa non letale e possibilmente più utile. Infine bisognerebbe avere sistemi educativi che bilanciassero la innata (?) propensione umana al fanatismo con la dimostrazione empirica che nessun essere umano possiede o ha mai posseduto o mai possederà la verità assoluta e che coloro che sostengono di possederla perché gliel’ha rivelata Dio, hanno trovato una mediocre e traballante giustificazione. Tanto traballante che per farla accettare da secoli viene imposta con le armi, con i roghi, con gli ostracismi, con le condanne e le esclusioni.
Sono consapevole che le mie sono proposte razionali, sì, ma dati i tempi, piuttosto utopiche. Ma se non possiamo parlare di politiche energetiche eque, di controllo del mercato delle armi e di critica delle religioni, sarebbe meglio che stessimo zitti. Non lo dico io; l’avrebbe detto Voltaire, lo ha detto Wittgenstein; e non erano due scemi.