Hai cucinato ieri sera una carbonara speciale come non se ne sono mai viste? Metti un ingrediente segreto nel tuo arrosto di vitello che lo rende succulento? Non aspettare, corri all’ufficio brevetti e registra la tua opera d’ingegno affinchè nessuno se ne possa appropriare e fare il grande chef alle tue spalle! E se qualcuno volesse proprio presentare un timballo di riso a forma di piramide egizia come è venuto in mente a te quella notte in cui eri ispirato, è giusto che ti paghi una quota di diritti d’autore.
Nel marasma di notizie avvilenti di questi giorni, vengo informato da un amico che a Milano si è svolto un incontro di esperti, avvocati, giuristi e grandi chef per discutere della “proprietà intellettuale del piatto”. All’inizio non volevo crederci e invece è così: si discute di come tutelare “ingredienti, procedimenti, ricette, forma, design del piatto, sapore, profumo […] i vari aspetti come marchio, brevetto, design, diritto d’autore, know how”. Il risultato è che sì, se il grande cuoco brevetta il riso ai funghi poi può portare in tribunale il rivale che ha osato copiarlo, e il giudice farà analizzare il piatto da “consulenti tecnici” per analizzare il tipo di riso e il tipo di fungo, manderà investigatori a cena in incognito, metterà telecamere nascoste o cimici tra le padelle, e in caso la disputa potrà andare in appello e poi in Cassazione. Preparatevi! Nei ristoranti del futuro non ci saranno più gli ingredienti sul menu, non sai mai che qualcuno li appunti sul taccuino, macchine fotografiche saranno bandite per evitare che qualcuno immortali la inedita disposizione di tre ravioli nell’esclusivo piatto a forma esagonale, al conto aspettatevi di vedere aggiunta la voce “royalty” sulle fettuccine allo zafferano ma non sulla tagliata di manzo che è “copyfree”. Aspettiamoci titoli nobiliari o accademici agli autori di piatti celebri, il Pricipe dell’Omelette ripiena farà lo “show cooking” in televisione con il Dottor in Due Uova alla Cocque. Sulle spiaggie affianco ai piumini e alle cinture false e alle Lacoste i vu cumprà venderanno preziosi libri di ricette contraffatte. Ma come si fa a rimanere seri? L’Expo sul cibo deve averci dato alla testa.
Se c’è una valenza positiva in questi tempi per altri versi devastanti, è proprio la condivisione e lo scambio libero delle idee che arricchiscono la vita di tutti, un concetto che è diventato un patrimonio delle nuove generazioni. Leggo che i progetti di ricerca delle università di alta tecnologia sono condivise nel “cloud” così che il ricercatore di Nuova Delhi o dell’università di Chicago può avvalersene e contribuire. Questo è il futuro, noi invece facciamo i grandi geni dei beni primari, prima i vestiti adesso la cucina… Ma forse sono io che mi sbaglio, forse dovremmo pensare a quel tonto di napoletano che inventò la pizza margherita che sfama ogni giorno miliardi di persone sul pianeta, se avesse registrato la ricetta adesso la nostra economia sarebbe florida, potremmo campare tutti grazie ai proventi della Pizza spa. Altro che Coca Cola!
In collaborazione con Alox Cross Media Player