Un colpo finito male, un rapinatore morto e un altro caso di difesa personale (se più o meno legittima lo stabiliranno gli inquirenti) destinato a far discutere, dopo quello di Vaprio D’Adda. E’ successo in una villetta di via Matteotti a Lucino, frazione di Rodano (Milano). I ladri sono entrati nell’appartamento e hanno rubato le armi del padrone di casa, che poco dopo li ha scoperti. Loro, quindi, hanno aperto il fuoco con una Smith&Wesson calibro 357 e lui, Rodolfo Corazzo, ha reagito, uccidendo uno dei tre malviventi. I suoi due complici, invece, sono riusciti a scappare: tuttora ricercati, secondo gli inquirenti sarebbero armati. La vittima è il 37enne albanese Valentin Frrokaj. Il suo è un lungo curriculum criminale: pluripregiudicato, ricercato per omicidio commesso il 23 luglio 2007 a Brescia ai danni di un connazionale con arma da taglio e per il quale è stato condannato all’ergastolo. Frrokaj era stato arrestato il 14 agosto 2013 dai carabinieri di Cassano d’Adda dopo esser evaso il 2 febbraio 2013 dal carcere di Parma insieme ad un suo connazionale. Nella circostanza fu trovato con una pistola 7.65 Beretta con matricola abrasa e materiale idoneo ad immobilizzare eventuali vittime di rapina in villa. Nuovamente evaso il 7 maggio 2014 dalla casa circondariale ‘Pagliarelli’ di Palermo, è ricomparso ieri nella villetta dell’hinterland milanese. Secondo i carabinieri di Milano sul corpo del rapinatore morto sono state trovate tracce di cocaina ed è quindi verosimile che i tre abbiano agito dopo essersi drogati. “Il pm Alberto Nobili della procura della Repubblica di Milano sta operando nel classico caso di difesa legittima”, hanno comunicato i militari.
La ricostruzione della sparatoria nella villetta
Al momento della rapina, in casa c’erano Corazzo, commerciante che si occupa di televendite di gioielli, sua moglie e la loro figlia di 10 anni. Ancora da chiarire la dinamica. Sentiti dei rumori sospetti, secondo una prima versione, l’uomo ha sparato un colpo in aria. A quel punto, però, i malviventi hanno risposto all’avvertimento aprendo il fuoco, non è ancora chiaro se con armi proprie o sottratte al proprietario di casa. Corazzo allora ha sparato all’indirizzo dei ladri, colpendone a morte Frrokaj. A sentire il padrone di casa, invece, le cose sarebbero andate in maniera completamente diversa. Arrivato a casa col proprio motorino poco prima delle 21, mentre oltrepassava il cancello Corazzo è stato aggredito alle spalle da tre persone, che lo hanno colpito con pugni e schiaffi al volto e al collo. Dopo averlo strattonato, lo hanno costretto ad aprire la porta di casa e a spegnere le telecamere a circuito chiuso che sono all’interno della sua villetta a due piani. Con i rapinatori, incappucciati e con accento straniero, il commerciante ha cercato di essere collaborativo, secondo quando riferisce il suo avvocato, ma una volta dentro casa è scoppiato il conflitto a fuoco, la cui dinamica è ancora tutta da chiarire. L’unica (mezza) certezza è che le armi utilizzate nella sparatoria sono tutte di proprietà del padrone di casa, che le deteneva legalmente e che, occupandosi di televendite di gioielli, è solito girare armato. Fatto sta che dopo un primo colpo sparato in aria dal commerciante, Frrokaj ha reagito e risposto al fuoco. A quel punto il malvivente è stato colpito: morto sul colpo.
“Volevo solo difendere mia figlia e la mia famiglia”
“Ho fatto di tutto per difendere la mia famiglia, mia figlia e mia moglie”. Sono state queste le prime parole di Rodolfo Corazzo, che poi ha aggiunto che la sua intenzione “non era uccidere ma mandarli via” ha aggiunto l’uomo, incontrando la stampa nello studio del suo avvocato. Che ieri ha fornito le prime ricostruzioni di quanto accaduto. “Erano a volto coperto, parlavano italiano ma con accento straniero e hanno aggredito il mio cliente – ha detto l’avvocato di Corazzo, Piero Porciani – Lui ha cercato di collaborare, ha chiesto che non fosse fatto del male alla sua famiglia ed è stato malmenato. Ha sparato un colpo in aria, prima di sparare ad uno dei malviventi per difendersi”. Il legale, poi, ha fornito ulteriori dettagli su quanto è accaduto: “Stava cercando di mediare: ‘Io vi do quello che ho ma non fate male ai miei familiari’. Ma questo evidentemente non è bastato ai rapinatori” ha spiegato Porciani, secondo cui “i rapinatori avevano un’arma e poi ne hanno rubata un’altra. Il proprietario di casa ha esploso un colpo intimidatorio dopo aver subito anche delle percosse. Il ladro ha reagito e il mio assistito a sua volta ha sparato, colpendolo. Hanno minacciato di fare del male alla bambina – ha aggiunto il difensore – E’ una persona che tornava a casa dopo una dura giornata di lavoro e si è trovato in casa personaggi di questo tipo”.
Le indagini: l’imprenditore non è indagato. esplosi almeno 10 colpi
Nel frattempo proseguono le indagini degli inquirenti. La casa è stata sottoposta a sequestro ed è stato programmato un nuovo accesso questa mattina dei militari dell’Arma dei carabinieri per verificare i luoghi alla luce del sole e svolgere un ulteriore sopralluogo. In totale, da quanto emerso, sarebbero stati esplosi almeno 10 colpi nel conflitto a fuoco tra rapinatori e proprietario id casa. Nei pressi dell’abitazione è stata rinvenuta un Golf rubata a Dello, in provincia di Brescia, il 9 ottobre 2015. Secondo i carabinieri potrebbe essere l’auto utilizzata dalla banda per raggiungere il luogo del delitto. Importanti, inoltre, le parole pronunciate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili nel corso di un summit in Procura con i carabinieri di fronte alle prime risultanze investigative. Secondo il pm la sparatoria di ieri si sarebbe svolta “nell’ambito della legittima difesa“. Le prove finora acquisite, infatti, dimostrano che i tre ladri che volevano svaligiare la villa dell’imprenditore 60enne hanno agito armati, ipotesi confermata dal fatto che sulla scena del crimine i carabinieri hanno rinvenuto e posto sotto sequestro una pistola semiautomatica Beretta calibro 9 short con matricola abrasa. Il pm di Milano Grazia Colacicco ha invece aperto un fascicolo d’indagine a carico di ignoti. Rodolfo Corazzo è stato sentito fino a tarda notte dal pm come testimone e allo stato non risulta indagato, anche se non è esclusa né una sua iscrizione ‘tecnica’ anche come atto dovuto a garanzia, né la contestazione del reato di omicidio colposo con eccesso colposo in legittima difesa semplicemente per potere svolgere alcuni accertamenti, come l’autopsia e la perizia balistica, dando così anche la possibilità all’uomo di nominare suoi consulenti di parte.
Le reazioni – Salvini: “Ladro se l’è cercata”
Come sempre è accaduto in casi simili a quello di Rodano, non si è fatto attendere il commento del leader della Lega Nord Matteo Salvini. “Un commerciante, aggredito da tre rapinatori al suo rientro a casa, ha sparato e ucciso uno dei ladri, e messo in fuga gli altri due. Si è difeso, ha fatto bene! Spiace per il ladro morto, ma se l’è andata a cercare” ha scritto su Facebook il segretario della Carroccio. “Era una persona abbastanza conosciuta in paese. Non sapevo che detenesse delle armi e non mi sento di dire ai miei concittadini di tenere pistole in casa”, ha affermato il sindaco di Rodano, Danilo Bruschi in riferimento all’imprenditore. Il primo cittadino ha aggiunto che “se ci sono gli estremi per una legittima difesa sì, Corazzo ha fatto bene. Mi preoccupa che ci siano episodi di questo genere, contribuisce ad alimentare questo clima di violenza e mal vivere sociale che è sintomo di una società decisamente in difficoltà”.
Su quanto è accaduto è intervenuto oggi anche il governatore Roberto Maroni, a margine di un evento che celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne al Pirellone. “E’ andato a cercarsela. E mi sembra che questa posizione sia condivisa anche dalla procura, che ipotizza la legittima difesa e non l’eccesso colposo. Se per caso dovessero cambiare l’accusa in eccesso colposo di legittima difesa, ricordo che abbiamo approvato una norma per il patrocinio legale gratuito”.