Cambiano le tecnologie e di conseguenza mutano i canali attraverso i quali le organizzazioni terroristiche veicolano le proprie comunicazioni. Occorre “rafforzare la capacità di far viaggiare e scambiare le informazioni tra procure. Rafforzare gli strumenti che consentono di comprendere le altre lingue, dunque il sistema di traduzioni. Adeguare la capacità di sviluppare intercettazioni alla luce delle nuove tecnologie”. Sono questi gli strumenti principali da mettere in atto per rafforzare la nostra capacità di contrasto al terrorismo: lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nella conferenza seguita al vertice anti terrorismo che si è tenuto questo pomeriggio al ministero, in via Arenula, a Roma.
“Una volta lo scambio di notizie avveniva solo via telefono – ha spiegato il guardasigilli – oggi la rete offre infinite possibilità. Dobbiamo potenziare le nostre capacità di intercettazione sulle Playstation ad esempio, ma anche sulle chat legate ad altri programmi, come quelli per scaricare la musica“.
Perché anche le comunicazioni che avvengono attraverso la consolle prodotta dalla Sony dovrebbero essere intercettate? Il 15 novembre, due giorni dopo gli attentati di Parigi, il Mirror Online aveva scritto che i terroristi potrebbero aver usato la PlayStation 4s per comunicare con i vertici dell’Isis immediatamente prima degli attacchi, citando il ministro dell’Interno belga Jan Jambon, secondo il quale la consolle sarebbe quasi impossibile da monitorare, in ogni caso “molto più difficile rispetto a WhatsApp“. Il 17 novembre il sito di Le Monde scriveva che le dichiarazioni di Jambon erano “precedenti alla strage” e “non hanno niente a che vedere con l’inchiesta su Parigi”. Lo stesso giorno era intervenuta la stessa casa produttrice della consolle, che “ha il potenziale di poter essere abusata – ammetteva la multinazionale – tuttavia, prendiamo molto seriamente la responsabilità che abbiamo nella protezione dei nostri utenti e li invitiamo a segnalare le attività sospette, offensive o illegali. Quando vengono segnalate, prendiamo sempre misure appropriate in collaborazione con le autorità competenti e continueremo a farlo”.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dal vertice, ha proseguito il ministro, “raddoppieremo lo stanziamento per i sistemi informatici: spenderemo 150 milioni di euro. Sono fondamentali i tecnici e i mediatori culturali, anche all’interno delle carceri. Sui mediatori culturali abbiamo proposto un emendamento alla legge di stabilità perché le risorse al momento non sono sufficienti. Spero che il Parlamento risponda a questa necessità”.
Oltre ai capi degli uffici ministeriali, alla riunione hanno preso parte anche il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, il procuratore generale della Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e il membro nazionale designato dell’agenzia Ue Eurojust Filippo Spiezia.
Nel corso del vertice è stata ribadita l’esigenza di superare il reato di immigrazione clandestina: “Superarlo è utile per le indagini sui trafficanti di esseri umani – ha spiegato Roberti – che sono una delle fonti che alimenta l’attività terroristica. Sarebbe più facile interrogare gli immigrati come persone informate sui fatti piuttosto che come imputati”.
“Il quadro preoccupante consiglia un monitoraggio costante – ha detto ancora Orlando – appuntamenti come quelli di oggi sono destinati a riprendersi. È emersa la necessità del rafforzamento della cooperazione in Europa. C’è anche un lavoro da fare in casa nostra per potenziare lo Stato”.
Ma c’è ancora molto lavoro da fare, secondo il guardasigilli, a livello comunitario. “Stiamo chiedendo di dare vita a una procura europea, per mettere le informazioni a disposizione delle altre autorità – ha spiegato – è grave che a livello europeo non ci sia ancora stato questo passo. Diffidenze e gelosie nazionali sono ancora forti, ma è una battaglia da portare avanti”.