Come era prevedibile, la decisione del dirigente scolastico dell’istituto Garofani di Rozzano, nell’hinterland di Milano, di non celebrare il Natale in nome della laicità e del rispetto delle altre religioni ha suscitato un vespaio di polemiche.
Così dopo Matteo Salvini per cui l’iniziativa è “un favore ai terroristi” che “ci prendono per i coglioni”, è intervenuto anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Con toni meno coloriti, ma sulla stessa lunghezza d’onda. “La decisione che si fregia del vanto del rispetto dell’alterità – scrive l’esponente del Partito democratico in una nota su Facebook – è in realtà una decisione miope, presa da chi ancora confonde l’inclusione con il quieto vivere”.
Se per il preside Marco Parma, vietare canti come “Tu scendi dalle stelle” o “Adeste fideles” nel nome della laicità è “l’unica possibilità di integrazione che abbiamo”, al contrario secondo l’esponente siciliano della segreteria Pd rappresenta “una soluzione di comodo che, invece di creare coesione sociale, non fa altro che alzare barriere di risentimento e diffidenza”.
Non proprio un atto di “cretinismo”, come lo ha definito l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni, ma poco ci manca. “L’inclusione passa per la conoscenza – continua il post di Faraone sul social network – Ogni tradizione è il filo di una trama che permette di ricostruire identità che si sono formate nel tempo, risultato di stratificazioni e sincretismi. È la memoria di un percorso culturale che riaffiora nel presente attraverso simboli e riti”.
Insomma secondo il sottosegretario, colpire la più trasversale delle feste, “che unisce al di là di appartenenze e credi religiosi”, non garantisce il rispetto della multiculturalità: “A scuola si pratica l’inclusione per “addizione”, quella della conoscenza, quella che fa della diversità ricchezza. Dovrebbero tenerlo a mente anche il dirigente Parma e chi, erroneamente, la pensa come lui”.
C’è da dire che non sono tanti a condividere il pensiero del preside della scuola milanese. Sì, perché, prima che iniziasse a parlare la politica erano stati gli stessi genitori degli alunni, musulmani compresi, a scagliarsi contro la sua decisione.
Ma il diretto interessato non ci sta e a mezzo stampa dice che i docenti dell’istituto sono con lui e ricorda un episodio dell’anno scorso quando i bambini musulmani furono fatti scendere dal palco del concerto di Natale per non intonare i canti religiosi cattolici.