È diventata di moda, in questi giorni, la metafora di Putin “grande giocatore di scacchi”. E sia pure. In effetti lo è. Ma bisogna guardare anche chi ha di fronte. Di fronte non ha nessuno. Obama è palesemente fuori gioco. Si avventura davanti agli schermi tv con l’aria rintronata di chi ha preso sberle sonore. Ma non penso che le più forti le abbia prese da Vladimir Putin. Piuttosto le ha prese dai suoi, quelli che siedono al Pentagono e a Langley, o magari da quelli che controllano la megalopoli elettronica della National Security Agency.

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Alcune cose emergono tuttavia dai fatti. a) Una fetta sempre più larga di opinione pubblica occidentale ha capito che l’unico che sta combattendo il cosiddetto “terrorismo Islamico” è Putin. b) Una fetta altrettanto larga, o quasi, ha capito che la cosiddetta “coalizione occidentale”, in questi quattro anni trascorsi, non ha affatto combattuto lo Stato Islamico, ma ha solo bombardato sistematicamente le truppe del governo di Damasco. c) Ho detto “cosiddetta” a proposito di quella coalizione poiché è ormai evidente a quasi tutti (quelli che non sono stati intontiti dalla propaganda occidentale) sanno ormai che in quella coalizione ci sono l’Arabia Saudita e il Qatar. Paesi molto civili e democratici, il primo dei quali è equivalente a un’aggregazione di mercanti medievali ottusi e fanatici, che predica il wahhabismo, decapita in piazza gli oppositori e i presunti criminali, taglia loro le mani e massacra i gay, quando li trova (ma non era Putin che faceva queste cose immonde?). d) In quella coalizione — come ha detto in pubblico Putin durante il G-20 — ci sono i finanziatori del terrorismo. E non sono solo l’Arabia Saudita e il Qatar. Indovina chi sono gli altri, visto che i servizi segreti dei sauditi & company sono delle filiali di Langley.

Poi c’è il vaudeville delle capitali europee di fronte all’evidenza dei fatti. La Turchia abbatte il Sukhoi russo e Obama dice che la Turchia ha diritto di difendere il proprio territorio. Erdogan, impazzito, chiede alla Nato di difendere la Turchia dall’attacco della Russia. Sembra quasi che i russi abbiano attaccato e abbattuto un aereo turco. Qualcuno addirittura cade dal pero dicendo che l’aereo russo si era “avvicinato troppo” al confine turco. Qualcun altro dice che l’aereo russo non bombardava l’esercito islamico ma gli “amici” della Turchia. Infatti Erdogan ha detto che lui difende anche gli amici. E gli amici chi sono? Gente pacifica che sembrava fosse sul posto non per caso. Gente che spara sui paracadutisti, violando tra l’altro la convenzione di Ginevra che lo vieta espressamente. Terroristi “moderati” che, nei filmati da loro stessi postati su youyube, prendono a calci il cadavere di un pilota che avrebbe dovuto essere trattato da prigioniero. Sono quelli che dovrebbero sedersi al tavolo dei negoziati di fronte ad Assad. Se ci arriveranno vivi.

Una arrampicata sugli specchi collettiva che Putin ha cancellato con una sola mossa nella conferenza stampa insieme a Hollande. “Avevamo detto tutto agli americani: quando, dove, a quale altezza, i nostri jet avrebbero agito. Ci aspettavamo che Washington avrebbe informato gli alleati. Ma allora perché abbiamo fornito queste informazioni?”.

Putin non ha detto altro in proposito. Ma quello che ha detto ha sollevato un sacco di interrogativi. Forse i turchi sono stati informati a dovere per poter “aspettare” al momento giusto il jet russo? Che però, per colmo di sfortuna, è caduto in territorio siriano. Poi vengono fuori i dati russi che dicono come il Sukhoi fosse nel cielo siriano e che, al contrario, erano due F-16 turchi ad essere del tutto illegalmente nello spazio aereo siriano. Illegalmente perché la Russia è dove si trova del tutto legalmente (in quanto chiamata dal legittimo governo siriano) e sono tutti gli altri a violare lo spazio aereo siriano.

Ma, naturalmente, tutti i giornali italiani, insieme a tutti i telegionali, accreditano solo la tesi turca. Secondo cui il Sukhoi avrebbe violato lo spazio aereo turco per ben 11 secondi. Ora, detto en passant, io non ho nessuna prova che la versione russa sia corretta. Infatti non affermo cose che non posso verificare. Cosa che, invece, tutti i giornalisti del mainstrem, fanno sistematicamente, negandola, senza verificare un bel niente. Tutti insieme, cordialmente, in difesa dei tagliatori di teste “moderati”.

Questo Occidente sta facendo figure barbine, una dietro l’altra. E il giocatore di scacchi gliele fa pagare tutte. Quando dice che gli aerei russi, a 5000 metri di altezza hanno visto, tutti i giorni, enormi colonne di autobotti che portano il petrolio verso la Turchia. Naturalmente le hanno bombardate, quelle colonne, “simili a un oleodotto vivente”. E hanno pure mostrato foto e filmati. “Non sapeva niente Erdogan?”. Putin ha fatto un sorriso molto simile a una smorfia di disprezzo. Si vede che pensava una cosa che non ha detto: andatelo a chiedere al figlio di Erdogan.

Hollande ha bofonchiato qualcosa di incomprensibile, dopo avere esordito con “Mon cher, Vladimir”. Se non fosse che il mainstream non dice niente di serio, tutti capirebbero che l’Occidente ha un pelo molto lungo sullo stomaco. Ma il pelo si vede lo stesso. Adesso, poiché la Russia non la può fermare nessuno, non ci resta che attendere qualche altra provocazione: che so? Nel Baltico, in Ucraina, in Moldova? Fate voi, vi lascio la scelta, ben sapendo che le opzioni sono già tutte in preparazione. E, probabilmente, sono molte di più. Resta solo da sperare che l’Occidente, avendo già perduto la partita, non sferri un calcio alla scacchiera, rovesciandola.

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