Nel mio ultimo contributo ho spiegato come le candidature alla prossima selezione dei Direttori Generali della sanità lombarda siano quantomeno poco controllate.
Come sapete mi sono candidato come membro dell’Agenzia di Controllo della nuova riforma sanitaria di Maroni. Sono stato informato di non essere stato assolutamente considerato in quanto le caselle di selezione (esperienza quinquennale di gestione sistemi sanitari e sociosanitari; esperienza quinquennale di gestione sistemi di qualità connessi ad attività sanitaria; competenze gestionali e sanitarie; x anni con ruolo manageriale, dirigenziale, amministrazione) erano da me non evidenziabili in quanto non sono mai stato un politico attivo né un amministrativo.
Faccio solo il medico da 35 anni e ho proposto in libri, articoli e in trasmissioni televisive un nuovo modo di controllo, sperimentato e pubblicato, sui pazienti, non sulle cartelle cliniche, in modo da portare la sanità verso la salute, incrociandosi con il risparmio.
Ma tra i candidati che a breve verranno definitivamente ridotti dalla maggioranza a 9-12 per poi essere selezionati, solo allora dalla minoranza, a 3, scopro che esistono molti incompatibili per varie motivazioni, molti che forse poco hanno controllato nella loro figura amministrativa apicale e credo assolutamente alcuno che, sul campo, abbia proposto qualcosa di veramente rivoluzionario.
Per parlare della realtà di un sistema comunque da cambiare perché fa acqua da tutte le parti vi racconto di come, ad esempio, l’intervento di cataratta (500.000 casi anno), venga sfruttato per poter, in modo semplice, essere usato per superare il budget accettando cittadini fuori regione in numero elevato, senza nessun controllo sul fatto che il pacchetto di prestazione venga interamente attuato con un solo esborso regionale, se non con esborsi multipli privati o pubblici.
Così, guardando il riassunto delle prestazioni regionali per la cataratta (drg 039), si può facilmente rilevare come esistano ospedali pubblici rinomati per l’oculistica che hanno una percentuale di incassi per i pazienti extraregione che va dal 5,35% al 6,67%, perfettamente equilibrata; che esistono strutture accreditate lodevoli che hanno numeri bassi pari a 1,22% mentre, purtroppo, esistono unità operative che si approfittano della mancanza assoluta di controlli, che hanno il 31,18% della loro attività fuori budget!
Sono certo che il mio sistema di controllo possa sconfiggere queste persone, amministrativi o medici, che usano il loro lavoro e i soldi dei cittadini in modo arbitrario. Siamo sicuri che i pacchetti pagati dalla regione siano completati nella stessa regione o i servizi non eseguiti siano scorporati? Siamo sicuri che questi metodi non facciano allungare la lista d’attesa della regione che subisce lo spostamento da altre regioni (ma che per la struttura sono soldi “in più”) e che questo permetta, secondariamente, lo spostamento verso la prestazione privata?
Nel 2009 venne pubblicato un articolo firmato da Tony Damascelli che spiegava come nel mio primo libro dettagliassi la mia lotta per far applicare questo metodo che spero la nuova agenzia di controllo voglia finalmente prendere in considerazione. Io non ho i requisiti. Ho solo idee reali per il bene comune.