Rischiano di lavorare fino a 75 anni e prendere un assegno del 25% più basso rispetto ai pensionati di oggi. Ma quelli che oggi vivono di contratti precari potrebbero addirittura “non avere alcun reddito“. A lanciare il nuovo allarme, stavolta in particolare sul destino della “generazione 1980“, è stato il presidente dell’Inps Tito Boeri, intervenendo al convegno ‘Pensioni e povertà oggi e domani’. “Con le regole del contributivo le persone che non raggiungono un certo ammontare di prestazione prima dell’età pensionabile rischiano di non avere alcun reddito”, ha spiegato l’economista, riferendosi al fatto che chi ha contratti di lavoro discontinui non accumula contributi sufficienti per avere diritto a un assegno dignitoso. “Si apre perciò il tema di una assistenza di base che protegga queste persone contro il rischio povertà“. Boeri torna dunque a evocare la necessità di un reddito minimo garantito per gli over 55: uno dei pilastri della proposta di legge presentata dal presidente Inps al governo e resa pubblica all’inizio di novembre.
“E’ un problema molto serio che riguarda i giovani”, ha specificato Boeri. “Parliamo della generazione 1980, persone che avranno 70 anni nel 2050″. “Col sistema contributivo i buchi contributivi incidono pesantemente, soprattutto quelli che avvengono nelle fasi precoci della carriera”. Perciò, ha continuato, “se l’economia italiana non cresce almeno dell’1% all’anno e non c’è non un processo di maggiore stabilizzazione del lavoro iniziando con prospettive di carriera più lunghe, senza tutte le interruzioni che contraddistinguono spesso con i contratti temporanei o precari, ci potrebbero essere problemi molto seri in futuro”.
Secondo le simulazioni dell’Inps, chi è nato nel 1980 riscuoterà mediamente una pensione nel 2050 pari a 1.593 euro, contro l’importo medio di 1.703 euro percepito mediamente oggi da chi è nato nel 1945. Occorre tuttavia tenere conto, ha spiegato Boeri, del fatto che chi è in pensione attualmente sta ricevendo la pensione per un periodo molto più lungo rispetto a chi la riceverà in futuro. Perciò l’istituto ha calcolato un “importo medio comparabile”, che è pari a 2.106 euro. Tra i trentenni di oggi, nel 2050 “nell’ipotesi di un tasso di crescita del Pil dell’1%, molti dovranno lavorare anche fino a 75 anni, per andare in pensione, e avranno prestazioni mediamente del 25% più basse. Avremo problemi seri di adeguatezza, che non potrebbero che aumentare nel caso di una crescita economica minore. Questo aprirà anche un problema molto serio di povertà per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni”.