Un nuovo taglio del tasso di interesse sui depositi delle banche commerciali presso la Banca centrale europea, che cala da -0,2 a -0,3% per disincentivare gli istituti a lasciare denaro “parcheggiato”a Francoforte. E un prolungamento “fino a marzo 2017 e oltre se necessario” del programma di acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona partito lo scorso marzo. Che sarà ampliato ai bond delle Regioni e degli altri enti locali. Sono gli interventi decisi (non all’unanimità ma con “una maggioranza molto ampia”) dal comitato direttivo della Banca centrale europea, guidato da Mario Draghi, per stimolare la ripresa dell’area euro rallentata dalla debolezza della Cina e degli altri emergenti. “Il quantitative easing da 60 miliardi al mese”, che avrebbe dovuto concludersi a settembre 2016, andrà invece avanti “fino a marzo 2017 oltre se necessario. E comunque fino a quando l’inflazione non tornerà vicina al 2%”, ha spiegato Draghi. Il tasso di interesse principale resta invariato al minimo storico, lo 0,05%.
Gli annunci non sono stati però all’altezza delle aspettative dei mercati europei, che speravano in un incremento degli acquisti fino a 75 miliardi al mese e per un periodo più lungo. Così i listini, che avevano aperto tutti in positivo, dopo la conferenza stampa hanno invertito la rotta andando in rosso. Piazza Affari ha chiuso la seduta a -2,47%, mentre Parigi e Francoforte hanno perso entrambe più del 3%. L’euro si è rafforzato, salendo da 1,06 a 1,092 dollari.
Draghi rivendica: “Non è stato un insuccesso”. Ma l’inflazione è molto sotto l’obiettivo – “Stiamo facendo di più per consolidare qualcosa che ha avuto successo e accelerare il raggiungimento di un obiettivo”, “non perché gli interventi sono un fallimento“, ha tenuto a puntualizzare il numero uno dell’istituzione di Francoforte. Anche se le stime sull’andamento del livello dei prezzi sono molto più basse rispetto a quanto prefigurato dall’Eurotower. Oggi la previsione per il 2016 è stata di nuovo rivista al ribasso, portandola all’1% dall’1,1% di tre mesi fa, e quella per il 2017 è stata ridotta da 1,7 a 1,6%. “La dinamica inflazionistica è più debole di quanto precedentemente previsto”, ha ammesso il governatore. “Le nostre nuove misure garantiranno condizioni finanziarie accomodanti e rafforzeranno ulteriormente l’impatto delle misure adottate dal giugno 2014, che hanno avuto significativi effetti positivi sulle condizioni di finanziamento, di credito e l’economia reale”. “La domanda interna dovrebbe essere ulteriormente sostenuta dalle nostre misure di politica monetaria e il loro impatto favorevole sui redditi, oltre che i progressi compiuti per il consolidamento fiscale e le riforme strutturali”. Inoltre, bassi prezzi del petrolio dovrebbero sostenere il reddito delle famiglie e delle imprese e, di conseguenza, i consumi privati e gli investimenti”.
Crescita Pil dell’Eurozona rivista al rialzo: +1,5% – In effetti le nuove previsioni per il Pil dell’eurozona nel 2015 sono però state ritoccate all’insù, a +1,5% dal +1,4% di settembre. “Per il 2016 la crescita è confermata a +1,7%, mentre nel 2017 la crescita sarà dell’1,9% rispetto al +1,8% di settembre”, ha detto Draghi. “Ci aspettiamo che la ripresa economica proceda” ma “continua ad essere smorzata dalle contenute prospettive di crescita nei mercati emergenti e dal moderato commercio mondiale, dai necessari aggiustamenti di bilancio in alcuni settori e dal ritmo lento di attuazione delle riforme strutturali”.
“Per sfruttare in pieno i vantaggi delle nostre misure di politica monetaria devono contribuire in modo decisivo anche altre politiche”, ha ribadito ancora una volta il presidente dell’Eurotower. “Visto il persistere di un’elevata disoccupazione strutturale e la bassa crescita potenziale della zona euro, la ripresa ciclica in atto dovrebbe essere sostenuta da politiche strutturali efficaci. In particolare, le azioni volte a migliorare il contesto imprenditoriale, tra cui infrastrutture pubbliche adeguate, sono di vitale importanza per aumentare gli investimenti produttivi, promuovere la creazione di posti di lavoro e aumentare la produttività”. “La rapida ed efficace attuazione delle riforme strutturali, in un contesto di politica monetaria accomodante, non solo porta a una crescita economica sostenibile più elevata nell’area euro, ma aumenta le aspettative di reddito e accelera i benefici delle riforme, rendendo così la zona euro più resistente nei confronti degli shock globali”.
“Cruciale il rispetto del patto di Stabilità” – Inoltre, ha auspicato Draghi, “le politiche di bilancio dovrebbero sostenere la ripresa economica, pur rimanendo nel rispetto delle regole dell’Ue” perché “l’attuazione piena e coerente del patto di Stabilità è cruciale per la fiducia nella nostre regole di bilancio. Allo stesso tempo, tutti i Paesi dovrebbero adoperarsi per una composizione delle politiche di bilancio più favorevole alla crescita”.