Abbiamo iniziato qualche giorno fa le riprese di un film che vuole raccontare la storia di un cosiddetto prete anticamorra, impegnato nel suo “mandato pastorale” in una zona a nord di Napoli. Dopo solo un paio di giorni abbiamo interrotto le riprese, perché stavamo sbagliando la prospettiva del racconto. O forse stavamo sbagliando racconto. Riprenderemo tra qualche mese. Con più forza e probabilmente con più lucidità di adesso. Intanto la vita reale va avanti. A Napoli la violenza delle camorre ha ammazzato negli ultimi sei mesi 49 persone. L’uscita di scena dei capi storici ha dato spazio, purtroppo, alle giovanissime leve ancor più feroci che continuano a spartirsi a suon di omicidi parte dell’economia informale legata soprattutto al traffico di droghe. Da tempo le strade dei quartieri di periferia e dei buchi neri del centro assistono inermi a una guerra che colpisce le persone innocenti.
La gente di Napoli, quella bella, che è la maggioranza più che assoluta, ha deciso che restare in silenzio non è più possibile, che restare fermi non è più accettabile. E’ per questo che sabato 5 dicembre alle 10.30 da Piazza Dante un corteo riempirà le strade di Napoli.
Mi rigiro tra le mani uno dei tanti volantini che annunciano la manifestazione.
“Un popolo in cammino griderà il suo NO alla violenza, alle camorre e ai loro intrecci con l’economia e la politica. Un popolo in cammino fatto di parrocchie, studenti, associazioni, movimenti, sindacati, di cittadine e cittadini che vogliono verità e giustizia. Partendo dalle vittime di questi ultimi anni, da Lino Romano a Genny Cesarano, i quartieri di Napoli e provincia si sono ribellati scendendo in piazza e mobilitandosi per un futuro migliore e contro la camorra. #Unpopoloincammino vuole provare ad unire tutti coloro i quali si sono opposti alle logiche criminali e di malapolitica per esigere verità e giustizia per tutte le vittime innocenti di queste guerre di camorra, verità e giustizia per i nostri quartieri, per i giovani della nostra città.
Non vogliamo più contare morti a Napoli: non è solo la violenza di chi spara, ma anche di chi ha l’arroganza di credere di poter governare interi quartieri, di stabilire un controllo serrato sulle nostre vite. Non possiamo più restare a guardare. Non abbiamo bisogno di retorica, non la vogliamo più sentire. Abbiamo visto troppe passerelle della politica in questi anni, troppi spot e soluzioni superficiali per Napoli e la Campania. Abbiamo visto tanti intrecci di potere e poche risposte da parte di chi ci ha governato.
Abbiamo bisogno di risposte vere, concrete, strutturali:
– Abbiamo bisogno di scuole. Nella nostra regione un ragazzo su quattro non va a scuola e non esistono finanziamenti per il diritto allo studio. I costi dell’istruzione sono troppo alti. Chi abbandona la scuola è facile vittima del sistema criminale. Abbiamo bisogno di risorse per il diritto allo studio e scuole aperte al territorio anche di pomeriggio.
– Abbiamo bisogno di lavoro e di diritti. Disoccupazione e assenza di politiche sociali lasciano molto spesso davanti ad un ricatto: o emigrare o piegarsi alle logiche della corruzione e delle mafie. Abbiamo bisogno di investimenti per la creazione di lavoro stabile e duraturo, politiche sociali per tutti per liberarci da ogni forma di ricatto per scegliere una vita onesta e dignitosa.
– Abbiamo bisogno di sicurezza. Non c’è bisogno di eserciti, ma di normalità. Il maggior motivo di insicurezza sono le diseguaglianze e la povertà. Bisogna presidiare i nostri territori e fermare la violenza.”
Forse un corteo non serve a niente. Forse il nostro film non serve a niente. Forse queste parole non servono a niente. Non lo so. Non l’ho mai capito fino in fondo se cortei, film e parole servano veramente a qualcosa. Ma so che la rassegnazione, l’indifferenza e il silenzio sicuramente servono a qualcuno.
Nel dubbio, meglio camminare, filmare, gridare.